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    CATTIVA FEDE SU BONAFEDE – IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA È SOTTO TIRO PER LE SCARCERAZIONI FACILI DEI MAFIOSI. DOPO IL CASO DI PASQUALE ZAGARIA È DIFFICILE FAR FINTA DI NIENTE. I GIUDICI DI SORVEGLIANZA SOSTENGONO CHE IL DAP NON ABBIA MAI RISPOSTO ALLE LORO RICHIESTE – PURE DON CIOTTI ATTACCA: “CHE SIA LO STATO A OFFRIRE AI MAFIOSI OPPORTUNITÀ DI RICCHEZZA E POTERE È DAVVERO INACCETTABILE”


     
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    1 - IL CASO DEL BOSS AI DOMICILIARI. BUFERA SUL CAPO DELLE CARCERI

    Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

     

    alfonso bonafede francesco basentini 1 alfonso bonafede francesco basentini 1

    La poltrona del capo del Dipartimento dell' amministrazione penitenziaria, Francesco Basentini, è a forte rischio. Nulla è stato ancora deciso, ma si fanno sempre più insistenti le voci di un' imminente sostituzione, sollecitata al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede anche dall' interno del Movimento 5 Stelle.

     

    la solitudine di alfonso bonafede la solitudine di alfonso bonafede

    Il magistrato scelto due anni fa dal Guardasigilli per governare le carceri italiane è da tempo al centro di critiche e malumori, e già dopo i tumulti di inizio marzo (13 detenuti morti, 40 agenti penitenziari feriti e danni alle strutture per milioni di euro) i renziani di Italia viva ne hanno chiesto la rimozione, mentre il Pd esigeva chiarimenti sul suo operato.

     

    pasquale zagaria pasquale zagaria

    Bonafede ha resistito, ma dopo il «caso Zagaria» è difficile continuare a fingere che tutto vada bene. E la presentazione di un decreto-legge per stabilire un' interlocuzione obbligatoria con la Procura nazionale antimafia e le Direzioni distrettuali prima di decidere sulla scarcerazione dei capi delle organizzazioni criminali potrebbe non essere l' unica mossa del ministro.

     

    La concessione degli arresti domiciliari al boss della camorra casalese Pasquale Zagaria (fratello del capoclan Michele, soprannominato Bin Laden per la sua capacità di sfuggire alle ricerche quando era latitante), trasferito per motivi di salute dai rigori e l' isolamento del «41 bis» alla casa della moglie a Brescia, ha suscitato scalpore e polemiche.

     

    francesco basentini alfonso bonafede francesco basentini alfonso bonafede

    Soprattutto per una frase contenuta nell' ordinanza dei giudici di sorveglianza di Sassari che l' hanno fatto uscire dalla prigione sarda dove non poteva più essere curato dal tumore scoperto ad ottobre: «Il tribunale ha chiesto al Dap se fosse possibile individuare altra struttura penitenziaria sul territorio nazionale ove effettuare il follow-up diagnostico e terapeutico, ma non è pervenuta alcuna risposta, neppure interlocutoria».

     

    pasquale zagaria 1 pasquale zagaria 1

    Basentini, intervenuto telefonicamente domenica sera nella trasmissione Non è l' arena su La7, ha tentato di smentire. I suoi uffici hanno riferito di almeno tre comunicazioni inviate via e-mail alla Sorveglianza, tuttavia agli atti del fascicolo su Zagaria (ora all' esame delle Procure generali di Sassari e della Corte di cassazione, per le necessarie verifiche) c' è solo una lettera firmata dal direttore dell' Ufficio sanità del Dipartimento, indirizzata al direttore del carcere, in cui si chiedeva di «voler contattare, con la massima urgenza, i Reparti di Medicina protetta di Viterbo e di Roma, al fine di verificare se vi sia la disponibilità della presa in carico sanitaria del detenuto».

    raffaele cutolo 2 raffaele cutolo 2

     

    Il problema è che questa lettera è datata 23 aprile 2020, è arrivata nel tardo pomeriggio dello stesso giorno ed è stata protocollata la mattina dopo. Nel frattempo, la mattina del 23, il tribunale di sorveglianza aveva deciso di scarcerare Zagaria dopo quattro udienze e un mese di approfondimenti istruttori; tra i quali la ricerca di un' altra prigione attrezzata per le cure (non più possibili a Sassari a causa dell' emergenza coronavirus) tramite il Dap, notificata il 9 aprile. Ma fino al 23, a causa già definita, da Roma non sono giunti segnali. Due settimane di ritardo, decisive per la scarcerazione del boss.

     

    Trattato come un detenuto qualunque nonostante il cognome (e il soprannome), con un atteggiamento forse un po' troppo burocratico da parte dell' amministrazione penitenziaria. Che ora potrebbe travolgere il suo capo.

    luigi di maio e alfonso bonafede in piazza contro i vitalizi luigi di maio e alfonso bonafede in piazza contro i vitalizi

     

    2 - ACCORDO PD-CINQUE STELLE SULLA GIUSTIZIA UN DECRETO CONTRO LE SCARCERAZIONI DEI BOSS

    Francesco Grignetti per “la Stampa”

     

    Un decreto è praticamente pronto e il governo, salvo colpi di scena, lo varerà giovedì per frenare le scarcerazioni di boss mafiosi che sono diventate uno scandalo. L' ultimo a protestare, ieri, don Luigi Ciotti. «Che sia lo Stato a offrire ai mafiosi opportunità di ricchezza e potere è davvero inaccettabile. Sì, perché va in questa direzione anche il permesso concesso ad alcuni boss mafiosi di commutare il regime carcerario del 41 bis in arresto domiciliare».

    francesco bonura 1 francesco bonura 1

     

    Si corre ai ripari, dunque. Il decreto prevederà che la magistratura di sorveglianza, quando c' è da decidere su un detenuto che è sottoposto alle misure straordinarie del 41 bis, debba chiedere prima un parere alle procure antimafia. L' ultimo approfondimento tecnico, previsto per oggi, è se sia meglio la Superprocura nazionale o le diverse procure distrettuali. Ma l' accordo politico c' è, rivendicato sia dal M5S che dal Pd.

     

    Coinvolta l' Antimafia

    Le procure antimafia saranno coinvolte quindi nella fase di decisione di una scarcerazione, ma anche a posteriori, dando loro la possibilità di un ricorso contro un' eventuale decisione di sospensione della pena a un mafioso per motivi di salute.

     

    DON CIOTTI DON CIOTTI

    In questo modo il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ritiene di avere trovato una risposta «di sistema» a una falla. Da qualche giorno, infatti, è sotto attacco personale. Gli si è scagliato contro Matteo Salvini. Ma anche Matteo Renzi non ci è andato leggero. «La scarcerazione dei superboss di camorra e 'ndrangheta - ha detto l' ex premier - è inaccettabile. Il ministro Bonafede cacci subito il responsabile di questa vergogna. Oppure venga lui in Parlamento ad assumersi le sue responsabilità». Anche il Cocer dei carabinieri è pesante: «Evitiamo di far diventare il Coronavirus il miglior alleato dei delinquenti».

     

    raffaele cutolo 1 raffaele cutolo 1

    Il punto è che a decidere le scarcerazioni sono i magistrati di sorveglianza, non un membro dell' esecutivo. Ieri, quello di Reggio Emilia ha deciso di rigettare l' istanza di scarcerazione del boss Raffaele Cutolo. Ma anche le eventuali colpe nella scarcerazione del camorrista Pasquale Zagaria da parte di Francesco Basentini, il magistrato che è a capo dell' amministrazione penitenziaria, sono tutte da verificare. Sono all' opera gli ispettori ministeriali. Quindi, anche se la sua poltrona traballa, è presto per tirare conclusioni.

    MATTEO RENZI DA VESPA MATTEO RENZI DA VESPA

     

    Pd e M5S, con lunghi comunicati, reagiscono. Come Andrea Giorgis, Pd, sottosegretario alla Giustizia: «È falso e irresponsabile attribuire al decreto Cura Italia (capitolo sull' alleggerimento delle carceri per il pericolo del contagio, ndr.) la responsabilità di avere prodotto la decisione dei domiciliari per detenuti al 41 bis. Al contrario, i boss erano espressamente esclusi dal beneficio».

     

    Il processo telematico

    RAFFAELE CUTOLO RAFFAELE CUTOLO

    Il decreto conterrà anche altre due norme molto attese dal mondo dell' avvocatura, che è in perenne conflitto con il governo. Si sbloccano gli esami di Stato per gli avvocati: fermo restando che sarà obbligatoria la presenza fisica del candidato, del presidente della commissione e del verbalizzante, per concludere gli scritti e per l' orale il resto della commissione seguirà da remoto.

     

    Si definisce anche il perimetro del processo penale telematico. Non saranno possibili le udienze di discussione e la formazione della prova (escussione testimoni e periti) in videochat perché ne andrebbe dell' oralità del processo. Il decreto ricalca un impegno parlamentare.

     

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