Cristina Marconi per “il Messaggero”
IL CAMPEGGIO ABUSIVO DI BORIS JOHNSON
È un po' che Boris Johnson non si vede in giro, ma questa volta non c'è da preoccuparsi per la sua salute: è stato in villeggiatura in Scozia, ha piantato una grande tenda bianca a forma di yurta per godersi il rumore delle onde davanti a un falò, ha passeggiato con la fidanzata, il figlioletto di quattro mesi e il cane Dilyn, nelle foto è apparso rubizzo e forse un po' appesantito. Una scelta estiva che si voleva di basso profilo, patriottica e ecologica, adatta alla sensibilità dei tempi e sicuramente in grado di dare il buon esempio a tutti coloro che, inseguendo il sole di Spagna e Croazia, stanno vivendo un rientro da incubo tra quarantene e contagi. Peccato però che di questa vacanza così sobria si stia parlando solo per due motivi.
LA CRISI
IL CAMPEGGIO ABUSIVO DI BORIS JOHNSON
Il primo è che non si è interrotta neppure durante la monumentale crisi dei voti degli esami di maturità e questo sta costando al premier un mare di punti nei sondaggi. Il secondo è che il proprietario del terreno su cui è stata piantata la grande tenda si è infuriato perché non aveva dato l'autorizzazione a utilizzare lo spazio panoramico a picco sul mare, dove di solito pascolano le sue pecore. «Di solito quando la gente vuole andare dentro un'area recintata, chiede prima il permesso, ma nessuno mi ha chiesto niente», ha spiegato Kenny Cameron, allevatore dalle simpatie indipendentiste e dalla chiara idea di bon ton: «è una questione di educazione» domandare prima. E Johnson, a suo avviso, non «sta dando un grande esempio» per essere uno che dovrebbe guidare il paese.
Insieme alla compagna Carrie Symonds e al figlioletto Wilfred, il premier ha affittato un piccolo, grazioso cottage da più di 1500 euro a settimana sulla penisola di Applecross, davanti alla meravigliosa isola di Skye, ma il luogo dove ha messo la sontuosa tenda, necessaria per trascorrere una serata all'aperto nella ventosa Scozia, non faceva parte del terreno. Non solo.
IL CAMPEGGIO ABUSIVO DI BORIS JOHNSON
Secondo Kenny Cameron avrebbe acceso un fuoco su un terreno asciutto, noncurante del rischio di incendio, e invece di usare il cancello Boris e Carrie avrebbero scavalcato la recinzione, aiutandosi con due sedie prese dal cottage a costo di rovinare sia quelle che la staccionata. Infine, andando via venerdì, il premier avrebbe lasciato un certo disordine e sarebbero stati gli agenti della security a mettere a posto e a scusarsi con Cameron, dicendo che nessuno sapeva che il suo fosse un terreno diverso da quello della Old School House, la casetta presa in affitto.
IL TOCCO MAGICO
Il premier britannico sembrerebbe davvero aver perso il suo tocco magico presso l'opinione pubblica, che non gli perdona di non essere tornato a Downing Street durante la recente crisi dei voti degli esami di maturità, che è andata a sconvolgere i piani universitari di tutti i ragazzi del paese a colpi di voti dati dall'algoritmo e diversi rispetto a quelli dei professori, in una serie di inversioni di marcia.
IL CAMPEGGIO ABUSIVO DI BORIS JOHNSON
Il governo ha lasciato il ministro Gavin Williamson, da tutti giudicato non all'altezza della situazione ma potenzialmente molto nocivo per il governo in quanto spietato manovratore di palazzo, a gestire da solo una situazione che ha irritato i britannici molto più della gestione del coronavirus. E quindi secondo YouGov solo il 40% degli elettori ha detto che sceglierebbe i Tories qualora ci fossero elezioni, mentre il 38% voterebbe Labour, segnando il margine più risicato dai tempo in cui al governo c'era Theresa May.
E anche il rating personale di Boris ne ha risentito, soprattutto tra i giovani, dove non ha mai fatto davvero breccia, tanto che sabato ha preferito andare contro il brillante cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, e la sua proposta di modificare l'indicizzazione delle pensioni per evitare aumenti sproporzionati e ridurre i 2mila miliardi di sterline di debito. Boris non vuole inimicarsi la sua base di fedelissimi, gli unici a volergli bene sempre e comunque: gli ultrasessantacinquenni.