Gianluca Paolucci per “la Stampa”
Pier Luigi Boschi dice di aver sempre operato per il bene di Banca Etruria e smentisce fermamente di aver mai agito, nel periodo nel quale è stato prima consigliere e poi vicepresidente dell' istituto, in conflitto d' interesse.
PIER LUIGI BOSCHI
La versione di Boschi delle vicende che hanno portato al crac dell' istituto aretino è contenuta in 30 pagine di una memoria depositata nel procedimento civile in corso a Roma per l' azione di responsabilità contro gli ex amministratori e manager di Etruria. È un documento che va al di là del processo in corso perché in quelle 30 pagine è contenuta la versione di colui che di tutta la vicenda nata con la risoluzione della banca, nel novembre del 2015, è il protagonista principale.
Da quel novembre 2015, il padre dell' allora ministro Maria Elena Boschi non ha mai parlato per dare la sua versione dei fatti. Esistono altre memorie depositate nei vari procedimenti scaturiti dal crac dell' istituto, che riguardano specifiche contestazioni. Ma questa è la più completa, che replica alle accuse mosse dai commissari della banca, le quali a loro volta coprono i principali punti critici dell' intera storia di Etruria.
E la memoria di Boschi, redatta dall' avvocato Paolo Cesare Pecorella, ricostruisce anche le ragioni che portarono Boschi nel board di Etruria. Chiamato, spiega nel documento, dopo 40 anni nell' organizzazione della Coldiretti provinciale per le sue esperienze nel mondo dell' agricoltura toscana e per la particolare conoscenza delle imprese agricole del territorio di Arezzo.
lorenzo rosi pier luigi boschi
Per questa ragione, spiega il documento, non possono imputarsi a lui scelte squisitamente tecniche inerenti a specifici profili, altrettanto tecnici, estranei all' ambito delle sue competenze professionali o che hanno riguardato rapporti con imprese di settori diversi. Tradotto: Boschi risponde di eventuali responsabilità solo per i prestiti al settore agricolo. Malgrado la posizione ricoperta nel cda (consigliere dal 2011 al maggio 2014 e poi vicepresidente fino al commissariamento del febbraio 2015).
Secondo la ricostruzione, inoltre, non possono essere imputati a Boschi interessi «confliggenti» dai quali Boschi stesso non avrebbe avuto nessun tornaconto, di nessun genere, nel favorire interessi che non fossero quelli della banca. Le operazioni contestate, secondo il memoriale dell' ex vicepresidente, risultavano dunque non solo perfettamente legittime ma disposte nell' esclusivo interesse della banca.
IL PATRIMONIO DI PIER LUIGI BOSCHI BY FRANCO BECHIS E LIBERO
Boschi respinge anche l' accusa di non aver saputo, come consiglio, gestire la crescente mole di sofferenza dell' istituto, elencando tutte le sedute del cda nelle quali il tema è stato affrontato tra il febbraio del 2012 e il gennaio del 2015. Ma, ancora, sottolineando che non possono essere imputate a lui operazioni di competenza delle strutture della banca.
Ancora, Boschi contesta la ricostruzione della mancata fusione con la Popolare di Vicenza fatta dai commissari con l' azione di responsabilità.
BANCA ETRURIA
Operazione disgraziata non solo «col senno di poi» ma anche con il «senno di allora». E che, secondo Boschi, non era basata su un' offerta vincolante non perfezionata per volontà del cda di Etruria, come sostenuto dai commissari nell' azione di responsabilità.
Ma di un' offerta che non era affatto e che, comunque, mai avrebbe potuto andare in porto e non certo a causa del cda di Etruria.
Il riferimento è alle difficoltà della Popolare di Vicenza, emerse drammaticamente dopo la fine della trattativa con Etruria nel giugno del 2014. A sostegno della infattibilità dell' operazione, Boschi cita anche la testimonianza resa dell' ex capo della Vigilanza, Carmelo Barbagallo alla Commissione d' inchiesta sulle banche. Secondo il quale in ottobre 2014, dopo la pubblicazione dei risultati del comprehensive assessment della Bce che fece emergere le carenze di Vicenza, l' operazione non si sarebbe potuta realizzare.
LA LETTERA DI IGNAZIO VISCO A BANCA ETRURIA