
IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA…
DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...
DAGOREPORT
Il professor Galli della Loggia deve studiare un po’ invece di cambiare partito a ogni cambio di governo.
L’ex maoista, poi terzista, quindi berlusconiano, infine meloniano, solo in sogno se la immagina la cancellazione della cultura di destra nel dopoguerra in Germania.
Gli ex nazisti rientrarono nel contesto sociale e ottennero posti di potere nelle industrie più avanzate.
Uscivano rivoltanti libri che criticavano il processo di denazificazione, a partire da Norimberga. L’amnistia di Adenauer permise a molti ex nazisti di tornare liberi e impuniti.
L’estrema destra non fu esclusa affatto. Kurt Georg Kiesinger, ex membro del NSDAP, che aveva lavorato al ministero della Propaganda con Goebbels e in passato fu coinvolto in agitazioni antisemite, fu cancelliere dal 1966 al 1969.
PRIMA PAGINA DEL CORRIERE DELLA SERA - 17 MAGGIO 2025 - ARTICOLO DI ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA
Fu quella nomina a far comprendere a molti giovani tedeschi i coinvolgimenti della generazione dei loro genitori durante l'era nazista.
Dopo l'insediamento di Kiesinger, anche il filosofo Karl Jaspers si lamentò del fatto che ora la Repubblica Federale fosse rappresentata da un "vecchio nazionalsocialista"; Jaspers credeva che Kiesinger avrebbe abolito nuovamente la democrazia.
Nel 1968, una studentessa, Beate Klarsfeld, schiaffeggiò pubblicamente il cancelliere ex nazista, durante la conferenza della CDU a Berlino (gridando "nazista, nazista dimettiti!").
, Beate Klarsfeld dopo lo schiaffo al cancelliere Kurt Georg Kiesinger
La ragazza, subito dopo l'«inflizione di dolore fisico e mentale», come venne definita, fu condannata a un anno di prigione con procedura accelerata, pena che non dovette mai scontare a causa della sua nazionalità francese.
Da allora si intensificò la critica da parte dei giovani contestatori degli ex nazisti rimpannucciati al potere: lo schiaffo di Beate aveva reso visibile al mondo la rabbia crescente per il fatto che ex nazisti, sospettati di non essersi mai "pentiti", fossero ancora o di nuovo ai posti di comando: fu in quel momento che iniziò a intensificarsi la critica da parte dei giovani contestatori agli ex nazisti ricicciati, che si credevano "purificati", e nacque il grande conflitto sociale prima e dopo il 1968.
Lo schiaffo coraggioso e sfacciato di Klarsfeld divenne il simbolo di questo conflitto.
La destra tedesca, insomma, era libera e manteneva vivo e operante il ricordo del nazismo fino alla contestazione studentesca. Esatto contrario di quello affermato dal professore.
giorgia meloni in versione ducetta
Dimenticando che in Italia la destra alla Fiamma di Gianfranco Fini fu sdoganata da Silvio Berlusconi, cosa che Galli omette essendo stato berlusconiano, poi 5Stelle ed ora collaboratore di Meloni per il settore scuola.
Quanto alla Meloni, lei stessa si descrive come l’erede della ‘’Voce della Fogna’’, come il periodico di Marco Tarchi descriveva i politici e giovani di destra emarginati dall’Italia antifascista e democratica. E dunque espressione di una politica tenuta ai latere e confinata negli scantinati fino alla nascita di Fratelli d’Italia.
silvio berlusconi gianfranco fini giorgia meloni
NOI E I TEDESCHI: I CONTI DIVERSI CON IL PASSATO (E LE RICADUTE)
Estratto dell’articolo di Ernesto Galli della Loggia per il “Corriere della Sera”
Mi domando: ma se la Germania, a differenza dell’Italia, ha davvero fatto i conti , lei sì, con il suo passato nazista — secondo quanto da anni ci vuole far credere una diffusa cultura di sinistra (anche storica ahimè) — come mai oggi in quel Paese c’è un florido partito nazistoide, antidemocratico, estremista, razzista, filoputiniano- trumpiano, che minaccia di diventare il primo partito, e invece qui da noi nulla di tutto questo?
Come mai qui da noi, invece, un partito che pure ha le sue lontane origini nel fascismo governa da tre anni in un modo che solo i comici (dunque per far ridere…) giudicano una minaccia per la democrazia?
Avanzo una possibile risposta: la differenza attuale tra noi e la Germania dipende dalla saggezza con cui nell’immediato dopoguerra i partiti della nascente democrazia italiana — tutti quanti, comunisti compresi, anzi in testa — decisero di gestire l’eredità del fascismo.
Ricordo in due parole che cosa accadde. Contro il fascismo di Salò un’iniziale brutale severità, inevitabile nell’immediatezza della fine della guerra civile, fu seguita da dure sanzioni giudiziarie (un centinaio di condanne a morte eseguite), tuttavia rapidamente cancellate o fortemente ridimensionate dall’amnistia firmata da Togliatti nel giugno 1946.
Quanto all’epurazione — che viceversa era specificamente rivolta contro il fascismo del Ventennio — alla fine risultarono colpite in modo generalmente lieve solo poche figure apicali e non molti altri. Insomma: non si può certo dire che con i suoi nemici la democrazia antifascista italiana ci sia andata con la mano pesante.
Tutt’altro: e infatti proprio questa indulgenza le viene ancora oggi rimproverata dagli eroi della venticinquesima ora, dai duri e puri di ieri e di sempre.
Ma l’antifascismo vincitore fece ancora di più.
Al momento di scrivere la Costituzione esso vietò sì «la ricostituzione sotto qualsiasi forma del partito fascista» (XII disp. trans. e fin.) e tuttavia, fedele a un principio liberale, non pose alcun divieto di natura ideologica agli attori politici […]
santa rita da fascia - meme giorgia meloni
Come si spiega questa singolare apertura? Si spiega, io credo, con il fatto che gli uomini e le donne dell’antifascismo […] sapevano […] che il fascismo veniva da lontano, che in esso erano confluiti in una miscela contraddittoria speranze, delusioni, irrequietudini e anche odi e violenze che venivano da lontano, che avevano radici profonde nella vicenda italiana; che esso non era stato una pura associazione a delinquere nata per caso.
Così com’erano consapevoli che se Mussolini aveva vinto ciò era accaduto innanzi tutto per i drammatici errori di cui loro stessi portavano una non piccola responsabilità, e che precisamente a motivo di tali errori il fascismo, ad esempio, aveva ottenuto l’iniziale appoggio dei nomi più illustri della cultura del Paese.
lo schiaffo di Beate Klarsfeld al cancelliere Kurt Georg Kiesinger
A proprie spese quegli uomini e quelle donne avevano dovuto imparare, infine, che il regime, sebbene liberticida e per più versi ferocemente classista, aveva tuttavia goduto di un consenso effettivo tra i più larghi strati della popolazione.
Per tutto ciò essi decisero che il fascismo non poteva essere espulso con un tratto di penna dalla storia nazionale.
Dunque ne vietarono per il futuro ogni eventuale tentativo di rinascita ma, fatto questo, ne costituzionalizzarono politicamente, per così dire, una sopravvivenza memoriale, consentendo che questa avesse una presenza legittima nella vita pubblica del Paese.
Oggi che quella decisione assiste al suo esito estremo — e cioè il governo di Giorgia Meloni — possiamo dire che si trattò di una decisione di straordinaria saggezza.
Senza quella costituzionalizzazione, infatti, non ci sarebbe oggi l’ordinato arrivo al potere di una forza che […] nel tempo si è tuttavia per l’appunto costituzionalizzata finendo così per acquisire una piena legittimità democratica.
Nulla di tutto ciò è accaduto, invece, nei Paesi d’Europa dove tra le due guerre varie forme di fascismo ebbero una presenza significativa. […] Soprattutto nulla di tutto ciò è accaduto in Germania.
Qui infatti una Costituzione varata nel pieno della «guerra fredda», a differenza di quella italiana, ha posto sotto controllo le ideologie delle associazioni politiche mettendo espressamente al bando le associazioni «dirette contro l’ordinamento costituzionale» e quelle contro «la comprensione tra i popoli»: in parole povere i partiti d’impronta comunista o nazista.
Di certo nei confronti del nazismo un simile divieto era storicamente inevitabile. E magari viene da chiedersi perché nel caso del fascismo, invece, un’analoga necessità non sia stata sentita: forse a motivo dell’indiscutibile diversità esistente tra i due?
È altrettanto certo però che in questo modo […] è stato lasciato a destra un grande vuoto. Per effetto della postura antinazista, «obbligatoriamente democratica», della Costituzione di quel Paese, tutto il vasto e importante pensiero conservatore fiorito in Germania tra 8 e ‘900 è stato di fatto cancellato.
Tutto il suo vigoroso antiegualitarismo intriso di orgoglio per la Kultur e la Bildung iscritte nella propria tradizione nazionale, tutto un grande pezzo di storia e di memoria tedesca altra cosa dal nazismo, non ha potuto avere alcuna rappresentanza politica.
ALICE WEIDEL DI AFD SE LA RIDE DOPO IL NO DEL BUNDESTAG A FRIEDRICH MERZ
Un intero universo di idee, di tradizioni, se si vuole anche di pregiudizi e di accecamenti, non hanno avuto modo di misurarsi liberamente con la lotta politica democratica e con le sue regole.
A destra, insomma, non ha avuto modo di crescere politicamente nulla. E il risultato è sotto i nostri occhi: quando è cominciato a crescere qualcosa, inevitabilmente ciò sta accadendo nel modo più pericoloso per la democrazia tedesca e la libertà europea.
ALICE WEIDEL - AFD
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