Alessandra Rizzo per “la Stampa”
boris johnson alla camera dei comuni
Tutto da rifare. La Gran Bretagna non riesce a tirarsi fuori dal pantano della Brexit: Boris Johnson subisce un' ennesima sconfitta parlamentare che di fatto fa svanire la possibilità di divorzio alla data prevista del 31 ottobre e «mette in pausa» la legislazione relativa alla Brexit. Un colpo durissimo per il primo ministro, che su quella data ha puntato dall' inizio del suo mandato, e che apre scenari disparati: dalla probabile proroga, se l' Unione Europea la concederà, al no-deal, alle elezioni anticipate. Boris Johnson si è detto «deluso» dall' ennesima frenata nel percorso della Brexit, e ha sottolineato: «Il Regno Unito deve affrontare un' ulteriore incertezza».
john bercow
La batosta di Johnson è arrivata pochi minuti dopo la sua prima vittoria ai Comuni, quasi a simboleggiare l' impasse che paralizza Westminster. I deputati hanno dato parere favorevole al pacchetto legislativo presentato dal governo per l' attuazione della Brexit, con una maggioranza di 30 voti (329 contro 299, con il sostegno di una dozzina di laburisti) superiore alle attese. Il voto, pur non definitivo, è importante: mai prima d' ora la Camera bassa britannica aveva votato a favore di un accordo di uscita.
BORIS JOHNSON E IL RAPPORTO DIFFICILE CON I TORY
Ma la gioia di Johnson è stata di breve durata, perché pochi minuti dopo è arrivato il risultato del secondo voto della giornata, quello su cui erano puntati gli occhi degli osservatori: i deputati hanno rifiutato la tabella di marcia proposta dal governo per completare l' iter parlamentare della legislazione in tempi record: 308 contro 322.
jacob rees mogg
«Sono deluso dal voto per un altro rinvio», ha detto Johnson. «In un modo o nell' altro lasceremo l' Unione europea con il mio accordo», ha puntualizzato battagliero. Ma ha omesso, per una volta, di aggiungere un riferimento al 31 ottobre, un' ammissione implicita di come la data sia ormai diventata impraticabile.
boris johnson gelato
legge sulle linee guida per la brexit
Adesso è Bruxelles a dover decidere se concedere o meno una proroga, proprio nel giorno in cui il presidente uscente della Commissione Europea Juncker aveva lamentato «lo spreco di tempo ed energia» dovuto alla Brexit. Dopo il voto ai Comuni, il presidente del Consiglio Europeo Tusk ha cominciato le consultazioni con i 27. Un rinvio «tecnico», di breve durata, potrebbe consentire a Londra di terminare l' esame della legge e uscire in maniera ordinata in tempi relativamente rapidi. Un rinvio di tre o quattro mesi potrebbe aprire le porte all' ipotesi di elezioni anticipate per uscire dalla paralisi.
jeremy corbyn
In un' ennesima giornata campale, Johnson aveva pregato i deputati di appoggiare la tabella di marcia prevista dal governo, un tour de force di tre giorni con tanto di sedute notturne. In caso di sconfitta, il premier aveva minacciato le elezioni anticipate («Non consentirò di andare avanti così per altri mesi»), minaccia che non ha però ribadito dopo la sconfitta. Le opposizioni erano insorte, lamentando di non avere abbastanza tempo per esaminare un pacchetto legislativo corposo - 110 pagine più altrettante di note aggiuntive - e carico di conseguenze per il futuro del Paese.
donald tusk
«È la più importante decisione per il nostro Paese dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, e Boris Johnson vuole darci un giorno e mezzo», aveva detto il deputato il deputato laburista Peter Kyle.
marcia anti brexit 12
A votare contro alla fine sono stati non solo i laburisti, ma alcuni dei Tory moderati espulsi dai Tory; e i protestanti unionista nord-irlandesi, il cui voto è fondamentale per un premier che non ha una maggioranza. Ancora una volta, hanno detto di no. Ancora una volta, la Brexit è nel caos.
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