Estratto dell’articolo di Alberto Simoni per "la Stampa"
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Se Joe Biden potesse lasciare per un giorno la guida del Paese a una personalità estranea alla bolla di Washington, chiamerebbe Bruce Springsteen. Nel 2016 quando era il vice di Obama, ammise che il Boss era il musicista più attrezzato per fare il presidente: «La classe media avrebbe le opzioni migliori con il Boss poiché capisce i problemi dei lavoratori americani».
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Bruce mai ha pensato di occupare un posto all'ombra del Campidoglio, figurarsi traslocare alla Casa Bianca. L'unica volta che qualcuno tirò in ballo il suo nome, nel 2002, rispose con una battuta che era più di una dichiarazione di disinteresse: «Se nominato, non correrò. Se eletto, non farò il senatore».
BRUCE SPRINGSTEEN BARACK OBAMA
La suggestione finì lì, ma la vicinanza alla politica di Bruce Springsteen, rocker 73enne in giro per gli Usa con il suo tour che approderà anche in Italia, ebbe proprio in quegli anni un'impennata.
Ieri sera il cantore dell'America dei diseredati, degli ultimi, dei criminali in cerca di redenzione, della classe media bianca impaurita, della crisi della Rust Belt e dei lavoratori con in tasca la tessera dal sindacato, ha ricevuto nella East Room della Casa Bianca la National Medal of Arts, il più alto riconoscimento per un artista.
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[…] Eppure, il Boss non è mai stato incasellabile, sfugge all'etichetta liberal e ai tentativi di mescolare «cultura pop e pensiero politico». «Gli ammiratori - scrisse Jack Hamilton su Politico nel 2021 - ne esaltano le radici operaie, le loro storie enfatizzate nei testi, l'autenticità del personaggio che trascende i cliché». In fondo Street of Philadelphia, canzone con la quale nel 1994 ha vinto l'Oscar, narra la discriminazione e l'emarginazione umana, senza piantare le basi per una lotta di rivendicazioni per i gay.
BRUCE SPRINGSTEEN BARACK OBAMA
Con Obama c'è stata la chimica che talvolta le icone riescono a creare anche se escono da mondi distanti. Il Boss fu il primo a vedere nel marzo del 2008 il «vento nuovo» di Barack. Nel 2021 insieme hanno registrato otto podcast: Renegades, Born in the Usa. Un dialogo a ruota libera sull'America, le famiglie, i valori presentato da Obama con un tutt'altro che invitante ma reale: «Non abbiamo molto in comune». Troppo sofisticato Barack per il ragazzo cresciuto a Freehold, New Jersey.
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Biden è altro, è il presidente che da senatore seduto sulle panche di legno delle fiere nei luoghi sperduti dell'America rurale, crea connessioni con i lavoratori; è il senatore pendolare fra Washington e Wilmington; è il figlio di Scranton, Pennsylvania, città dell'industria sopraffatta dall'hi-tech, che chiede ai sindacati di stare uniti.
Sono linguaggi che il Boss conosce, che ha anticipato nelle sue canzoni, pochi accordi, e tante storie di gente comune e luoghi. Il suo New Jersey è oltre un ponte, entrambi hanno instillato il seme del cattolicesimo e i riti di quella comunità in America.
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Quando Biden obbliga le aziende ad abbassare i prezzi dell'insulina, è l'America di Springsteen a vincere; quando Biden chiede di estendere i sussidi per i figli ricorre al linguaggio del Boss che da giovane frequentava le food bank. La distanza da Reagan, la chimica di Obama e l'agenda di Biden, il presidente del Boss.
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