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    “BOSS” IS BACK – "TRUMP PERDERÀ E FINIRA’ QUESTO INCUBO. L’AMERICA E’ STATA DEVSTATA DA QUESTA AMMINISTRAZIONE. ABBIAMO FATTO AMICIZIA CON I DITTATORI E NEGATO LA SCIENZA” - BRUCE SPRINGSTEEN PARLA DEL SUO NUOVO DISCO CON LA 'E STREET BAND': "TUTTO E’ NATO GRAZIE A UNA CHITARRA MERAVIGLIOSA CHE MI HA REGALATO UN ITALIANO. E’ BELLA E SUONA DA DIO…” - INSIEME ALL’ALBUM IL 23 OTTOBRE USCIRA’ ANCHE IL DOC ONLINE SU APPLE TV – VIDEO


     
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    MASSIMO COTTO per il Messaggero

     

    bruce springsteen bruce springsteen

    Che bello sapere che c'è anche un po' d'Italia dietro a Letter To You, il nuovo disco di Bruce Springsteen, che esce il 23 novembre insieme a un docufilm che ne racconta genesi e sviluppo (sarà online lo stesso giorno su Apple Tv).

     

    È lo stesso Bruce a confermarlo, in una conferenza stampa dove si è partiti da una chitarra e si è finiti a Donald Trump, simbolo di un'America che nasce nel segno del rock and roll e che si trova davanti a un futuro incerto.

     

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    Bruce racconta dal suo New Jersey, in collegamento video, l'incontro con un ragazzo italiano che a New York ha dato il via a tutto, al termine di una replica di Springsteen On Broadway. «Mi avvicino alla macchina e vedo questo ragazzo con una chitarra in mano. Penso voglia farmela firmare, così gli dico: Amico, non voglio autografare chitarre. E lui: No, questa è per te. Guardo la chitarra, è molto bella. La accetto con piacere. Torno a casa, la guardo meglio. Il legno è bellissimo. Provo qualche accordo. Suona da dio. Tutte le canzoni sono nate da lì. Tutte le canzoni sono in quella chitarra».

     

    Da quella chitarra parte l'idea di una lettera, anzi di molte lettere, perché le canzoni in fondo sono questo: «Volevo fare un disco con la E Street Band, ma erano sette anni che non scrivevo un brano con loro in testa. E anche se l'avevo fatto mille volte in passato, ti viene sempre il dubbio: sarò in grado farlo di nuovo? Perché non sai mai quando e se la Musa tornerà a trovarti.

     

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    La scorsa estate sono andato a trovare un mio vecchio amico. Suonavamo insieme nella mia primissima band. Era molto malato, sarebbe morto da lì a poco, seguendo tutti gli altri che avevano iniziato con noi. Sono partito da lì a scrivere». La prima canzone che scrive si intitola Last Man Standing, un uomo solo non al comando, come recitava la vecchia epica del ciclismo.

     

    Un uomo solo davanti al suo destino, alle spalle gli amici scomparsi. «Il mio nuovo disco parla del senso di perdita, ma anche della gioia di suonare insieme, della bellezza di dividere da ragazzo un'emozione così forte come quella di fare parte di una rock and roll band e di quanto sia meraviglioso suonare ancora, 45 anni dopo, con persone con le quali andavi al liceo. Tu conosci perfettamente la parte migliore e peggiore di ognuno di loro, ma anche loro possono dire la stessa cosa di te».

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    Bruce racconta e pare quasi di vedere, di esserci stati. «Due canzoni al giorno, tre ore a canzone. In cinque giorni abbiamo finito il disco. Prima di suonare, ci abbandonavamo ai ricordi. Ehi, vi ricordate di quella volta che eravamo sul tour bus e il cesso ha cominciato a perdere e stava arrivando tutto al tuo letto?. Si rideva e poi si suonava».

     

    Nell'album ci sono brani attesissimi dai fan. Due in particolare. If I Was A Priest ha un grande valore storico. «È il primo brano che ho suonato davanti a John Hammond, il leggendario discografico che ha scoperto Bob Dylan, Billie Holiday e Aretha Franklin. Il primo provino è importante per me ed è stato bello ritrovarlo». Bruce svela anche una curiosità su Jeanie Needs A Shooter.

     

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    «Tutti pensano che sia una canzone nata con Warren Zevon, ma non è così. Era venuto a casa mia nel 1978, era appena uscito il suo primo album. Gli feci ascoltare un mio inedito, appunto Jeanie Needs A Shooter. Lui si disinteressò alla canzone, ma si entusiasmò per il titolo, così gli dissi: prendi il titolo e fanne ciò che vuoi. E lui scrisse un brano totalmente diverso dal mio». Interessante anche la storia di Rainmakers, «scritta pensando a Bush, ma che si adatta bene anche a Trump». A proposito di Trump, Springsteen è sicuro del risultato delle prossime elezioni.

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    «Trump, perderà. Nessun dubbio. Ve lo metto su carta. Joe Biden vincerà e finirà questo incubo. Spero che il mio Paese ritrovi l'unità che ha perduto. Apprezzo il movimento Black Lives Matters perché è fondamentalmente pacifico. Dobbiamo renderci conto che le persone di colore oggi rischiano. Possono trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, senza aver fatto nulla di male. È arrivato il momento di dire basta a questa situazione, a questa destra creata da Trump. Continuo a credere nell'America e negli americani. Abbiate fede, fratelli e sorelle».

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