Estratto dell’articolo di Antonella Baccaro per il “Corriere della Sera”
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Bruno Vespa è un fiume in piena. Quando gli si chiede della partecipazione del presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky al Festival di Sanremo, stargli dietro è difficile. Frena solo quando si entra in «politica»: le parole diradano quando si adombra la sua funzione di consigliori di Giorgia Meloni. E si fanno «no comment» quando si chiede della striscia informativa che dovrebbe essergli affidata dopo il TgUno.
Direttore, com’è nata l’idea della partecipazione di Zelensky a Sanremo?
«Nella preparazione del mio viaggio in Ucraina, Zelensky ci ha fatto sapere che avrebbe gradito partecipare al Festival. Il che non è per lui una grande novità: è stato a Venezia, a Cannes, ai Golden Globe».
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Lei a chi ne ha parlato?
«Ai vertici aziendali, poi con Amadeus e, tutti d’accordo, hanno deciso la collocazione nella serata conclusiva».
Senza passare da Palazzo Chigi?
«Immaginare che avremmo dovuto chiedere il permesso alla presidenza del Consiglio è surreale».
Veramente un messaggio divulgato a milioni di spettatori in Eurovisione ha una valenza politica, se trasmesso sulla tv pubblica.
«Ricordiamo sempre la libertà dell’informazione. Nel ‘90 intervistai Saddam Hussein contro il parere del governo italiano. Ma stavolta l’Italia è molto schierata con l’Ucraina, fino a prova contraria. Piuttosto ho la sensazione che una parte dell’opinione pubblica italiana abbia un po’ sottovalutato quello che sta succedendo in Ucraina». […]
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Intanto a frenare è la politica: Salvini si è detto contrario alla partecipazione di Zelensky.
«Evidentemente alcuni leader politici assumono le ragioni di quella parte dell’opinione pubblica che esprime perplessità. Opinione che non condivido ma che rispetto».
ZELENSKY E BRUNO VESPA BRUNO VESPA E GIORGIA MELONI BRUNO VESPA E GIORGIA MELONI ZELENSKY E BRUNO VESPA