Riceviamo e pubblichiamo:
Caro Dago,
BRUNETTA
la Sacra Rota è stata presa per le orecchie dal Papa. In particolare è stato messo in riga il presidente di questo assai popolare Tribunale, poiché da lì passano le cause di nullità matrimoniale che poi sono “delibate”, cioè accettate in Italia, dove le Corti d'appello – per il vincolo del Concordato – le bevono come oro colato, rendendole effettive. Spesso con l'insoddisfazione della parte debole, che si trova senza tutele economiche.
Io che c'entro? Un attimo di pazienza e lo spiego. Tutto questo è venuto alla luce ed è stato anzi possibile grazie al fatto che il qui presente abbia sollevato una questione di giustizia concordataria oggi alla Camera dei deputati.
Ovviamente, non sono né un un vaticanologo né un vaticanista, ma sono in grado di dare una notizia allegra, anzi due, che appartengono alla cronaca parlamentare, e si riferiscono ad una mia interpellanza urgente discussa questa mattina presto a Montecitorio.
BRUNETTA
La prima è di sostanza. Il decano del Tribunale, cioè il Presidente, l'arcivescovo Pio Pinto, aveva emesso un editto – questa è la parola tecnica – sul finire del 2015. Con esso comunicava di arrogarsi il diritto di scegliere l'avvocato delle parti, insomma, sostituiva l'avvocato di fiducia della difesa con un avvocato di fiducia del Decano stesso. Uno non ci crederebbe.
Ma ecco il testo appeso in bacheca ma mai pubblicato da nessun vaticanista, tutti piuttosto attenti a non turbare la Curia: «La nomina degli avvocati è riservata al Decano; che può confermare, eventualmente, come patrono d’ufficio, l’avvocato che la parte ebbe nei gradi inferiori». In quell'”eventualmente” c'è lo spazio dell'arbitrio e della negazione del diritto di difesa. Per un anno e rotti la prassi è stata questa. I 240 avvocati accreditati presso la Sacra Rota (ora Rota Romana) si sono trovati nella condizione, per lavorare, di qualificarsi più che per la bravura, per la qualità di “leccacalze”, termine con cui papa Francesco definisce gli adulatori, di monsignor Pinto.
E' capitato che il 30 dicembre del 2016 questa anomalia, chiamiamola benevolmente così, sia stata resa pubblica in un articolo di Renato Farina, che ha sollevato una questione che esce dal Vaticano e riguarda l'Italia. Com'è possibile che il nostro governo accetti e non dica nulla di un editto e di una pratica che violano il Concordato stipulato nel 1984, dove si precisa che le sentenze della Sacra Rota devono conseguire ad un processo che non violi i principi di diritto. Ovvio che tra essi ci sia quello di potersi scegliere il proprio avvocato. Semplifico e non cito quanto pattuito tra Italia e Santa Sede, ma fidatevi, è così.
PIO VINTO PINTO, SACRA ROTA
Non sono sposato in Chiesa, non ho conflitto di interessi, ho fiducia in Farina, mio antico collaboratore, e preparo un atto di sindacato ispettivo. Ci sono casi più urgenti, mi rendo conto, e alla fine deposito l'interpellanza a fine febbraio, dopo mille rimbalzi con gli uffici della Camera, a cui non bastano mai le pezze d'appoggio, non trovando riscontro in documenti pubblicati dall'Osservatore Romano. Alla fine viene accettata.
Che succede? Alla vigilia della annunciata risposta all'interpellanza, pubblicata il primo marzo, ad un avvocato patrocinante arriva un decreto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, che comunica l'annullamento per volontà del Papa dell'editto di Pinto (la comunicazione è firmata il 7 marzo dal cardinal Mamberti, che era in ritiro spirituale ad Ariccia, indisturbabile secondo consuetudini vaticane).
Come mai questo precipitare degli eventi? Deduzione logica. Tutto doveva restare segreto, ma grazie all'interpellanza la questione - per il decoro della Santa Sede ed evitare una figuraccia di “non so, non risulta” al governo italiano - è stato necessario uscisse dalle Mura. E si è prestato all'incombenza l'autorevole vaticanista della Stampa, Andrea Tornielli, che ha citato la volontà del Papa affidata al segretario di Stato Parolin.
GRAFFITO DI PAPA FRANCESCO IN VERSIONE SUPERMAN RITWITTATO DAL PROFILO UFFICIALE DEL VATICANO
Giustizia è fatta. D'ora in poi i coniugi che si presentano al giudizio della Rota e di monsignor Pinto potranno farlo con un loro avvocato di fiducia, scelto tra i 240 iscritti all'albo vaticano. E il Concordato non sarà più violato.
La seconda buona notizia qual è? Parlo da parlamentare: qualche volta le interpellanze servono. Il governo, per bocca del sottosegretario alla Giustizia, Gennaro Migliore, mi ha dato ragione. Lo ha fatto con un sospiro di sollievo, perché nel frattempo il Papa, meno servile del nostro governo alla Curia, aveva rimediato al pasticcio.
Resta una domanda: che ci sta a fare un ambasciatore italiano presso la Santa Sede se non solleva questioni come queste, che sono di principio, ma che restano per me laico sostanziali? Come scrisse Benedetto Croce, capovolgendo il detto di Enrico IV, Parigi non vale una messa, perché è questione di coscienza.
Domanda ulteriore, e riguarda l'informazione vaticana. Come mai vaticanisti impegnati 24 ore su 24 a benedire con l'aspersorio ogni atto di Santa Marta e dintorni hanno taciuto di una simile stortura?
Renato Brunetta