DOMENICO DE MASI - LAVORARE GRATIS LAVORARE TUTTI
Francesco Borgonovo per “la Verità”
In una società comunista, spiegò una volta Karl Marx, la produzione sarà organizzata in modo tale da permettere all' uomo «di fare oggi questa cosa, domani quell' altra». In una società del genere, io potrei, «la mattina andare a caccia, il pomeriggio pescare, la sera allevare il bestiame, dopo pranzo criticare, così come mi vien voglia, senza diventare né cacciatore, né pescatore, né pastore né critico».
Mi ridurrei a vivere una vita senza scopo, cercando di tenermi impegnato in qualche modo. La stravagante utopia marxiana si ripresenta oggi in una veste riveduta e aggiornata come richiede la civiltà tecnologica. Siamo di fronte a un'evidenza: ci stiamo trasformando in una jobless society, una «società senza lavoro». L'innovazione tecnologica e la robotizzazione ci stanno conducendo verso quello che lo studioso americano Martin Ford ha definito un regime di «piena disoccupazione».
Domenico De Masi
Le macchine non si limiteranno a cancellare la fatica, ma cancelleranno pure il lavoro: benvenuti nella quarta rivoluzione industriale. Che fare, dunque? Il dibattito è in corso, ma è in forte crescita la corrente di pensiero che auspica la «fine del lavoro». Il primo a occuparsi a fondo della questione fu, nel 1995, Jeremy Rifkin. Egli teorizzò l'avvento di una era di «post mercato», in cui i lavoratori inutili sarebbero stati drenati verso il terzo settore, cioè il volontariato, e retribuiti tramite «salari fantasma».
PIENA OCCUPAZIONE
MASSIMO CACCIARI
Di fatto, tutto ciò sta già avvenendo. Oggi, anche in Italia - come ha scritto Marco Bascetta - «la piena occupazione è già stata raggiunta e si dà appunto nelle forme di attività senza reddito o quasi che permeano l'intera società e ne consentono il funzionamento». Stagisti, assistenti universitari, apprendisti: pensate a quanti giovani lavorano senza percepire un regolare compenso.
E il lavoratore che non viene pagato è, nei fatti, un disoccupato che lavora. Senza contare i dannati della «gig economy», l'economia del lavoretto, animata dai polpacci di quanti consegnano pasti a domicilio in bicicletta o si improvvisano tassisti tramite app. Tutti costoro sono vittime dell'innovazione tecnologica e della globalizzazione sregolata che costringe gli umani a competere con i robot, una sfida persa in partenza.
silicon valley
Ed ecco la soluzione offerta dai guru della Silicon Valley e da una bella fetta dell'intellighenzia progressista. Constatato che la tecnologia cancella il lavoro, essi suggeriscono che la risposta non dev'essere fermare la tecnologia. Bensì spingere ancora di più sull'innovazione, in modo che il lavoro sia cancellato una volta per tutte. Come si manterranno allora le persone?
mark zuckerberg dustin moskovitz
Semplice: con un sussidio statale, un reddito di cittadinanza, magari finanziato proprio tassando i robot, come ha proposto la divinità digitale chiamata Bill Gates. Il sociologo Domenico De Masi ha appena pubblicato un saggio sull'argomento intitolato Lavorare gratis, lavorare tutti. Perché il futuro è dei disoccupati (Rizzoli). «Marx diceva che il proletariato, liberando se stesso, avrebbe liberato l'intera umanità dai ceppi della divisione in classi», scrive il professore. «Oggi possiamo immaginare che i disoccupati, ottenendo ciò che spetta loro, finiranno per modificare profondamente il mercato del lavoro rendendo più giusta e più pacifica l' intera umanità». Come? Grazie alla tecnologia.
HANDLE IL ROBOT DI GOOGLE
FINALMENTE LIBERI
Secondo De Masi, occorre «battersi affinché il progresso tecnologico riceva il massimo incoraggiamento attraverso un lungimirante finanziamento pubblico e privato della ricerca scientifica».
Le nuove tecnologie, in buona sostanza, libereranno la società dal fardello del lavoro. I disoccupati potranno allora organizzarsi, attraverso il Web, al fine di trovare l'occupazione a loro più gradita, senza il cruccio di dover portare a casa uno stipendio, poiché saranno mantenuti da sussidi pubblici. Come i filosofi dell'antica Grecia, gli uomini senza lavoro avranno tempo per dedicarsi all'«ozio creativo». Saranno tutti riposati, colti, e felici.
robot tennis table
Una visione simile l'ha esposta recentemente, nel talk show La Gabbia, Massimo Cacciari. A suo parere, l' innovazione «libererà quei tipi di lavoro che le macchine e i robot renderanno superflui e gli uomini potranno dedicarsi a cose ben più nobili». Gli uomini «liberati», come nell' utopia di Marx, potranno riempirsi la vita «leggendo dalla mattina alla sera, girando per i musei, andando al cinema, andando a pescare».
Dunque, a parere di Cacciari, «se le macchine renderanno superflue masse di lavoro, questo è bene. [...] Occorre liberarci da questa etica del lavoro che è propria ormai di civiltà primitive rispetto alle nostre». Come si manterranno gli individui «liberati»? Grazie alla redistribuzione della ricchezza prodotta dalle macchine. «Ci deve essere un reddito sicuro per tutti», è la sentenza del guru veneziano.
ROBOT E MEDICINA
Per l'ennesima volta, il pensiero degli intellettuali progressisti coincide con quello degli ipercapitalisti della Silicon Valley. Il mondo che costoro hanno in mente, tuttavia, è terrificante. È, a tutti gli effetti, una forma di comunismo digitale capace di produrre disastri inenarrabili.
COME ANDRÀ A FINIRE
marta, robot pizza
Tanto per cominciare, resta da vedere se le intelligenze artificiali e i robot umanoidi (a cui l'Ue pensa di concedere diritti) si riveleranno docili schiavi al servizio degli umani. Ma, soprattutto, gli uomini non sarebbero affatto liberi. Perderebbero per prima cosa la gioia artigiana che dona il realizzarsi nel lavoro e persino nella fatica fisica. Inoltre, il loro «ozio creativo» sarebbe totalmente condizionato.
L' Homo Cacciarianus o Demasianus passa il tempo al cinema e al museo. Ma chi paga gli svaghi? Lo Stato o, più probabilmente, le grandi aziende della tecnologia (ricordiamoci che sono i privati come Google e simili a gestire l'innovazione e i servizi digitali). Dunque sarebbero lo Stato o le aziende a decidere di quali film, libri e musei potrà godere il cittadino. Quali auto potrà permettersi, e quali case.
il robot cameriere del Mit
Quale cibo potrà comprare, e dove. Già avviene: i lavoratori americani della catena Wal-Mart, per esempio, hanno stipendi così bassi che senza i sussidi statali non vivrebbero.
E sapete dove spendono i loro pochi soldi? Dove i prezzi sono più bassi, cioè da Wal-Mart. Dove comprerà i libri l'Homo Cacciarianus? Forse su Amazon, con i soldi che gli daranno i robot impiegati da Amazon stessa. Non è libertà: è l'Urss 4.0.
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