Francesco Bonazzi per Dagospia
matteo renzi bill e hillary clinton
Nel giorno in cui il Corriere della Sera scrive in prima pagina che Matteo Renzi “non convince”, che la sua squadra di governo è di una “debolezza disarmante” e che il Patto del Nazareno “odora di massoneria”, il premier interviene dagli Usa solo per parlare della riforma del lavoro, mentre la Boschi esclude elezioni a breve.
Ferruccio De Bortoli
E però la tensione è alle stelle perché troppe partite si stanno incrociando. La “dialettica”, chiamiamola così, tra Draghi e Renzi sulle riforme; l’elezione del prossimo presidente della Repubblica; l’approvazione dell’Italicum; il sospetto che Renzie voglia alzare il livello dello scontro per chiedere elezioni anticipate.
Pittibimbo dice dagli Usa: “Ascoltiamo tutti, ma la riforma del lavoro non è rinviabile. Non è pensabile che ci si fermi o che mi tiri indietro”. Intanto in Aula al Senato inizia l’esame del Jobs Act, con oltre 700 emendamenti e le minoranze del Pd che preparano le barricate. Il problema principale, per Renzie, sono i 7 emendamenti firmati da 40 senatori del suo partito.
RENZI E BOSCHI
Il problema verrà affrontato nella direzione del Pd fissata per lunedì, dove lo scontro si preannuncia duro. Il premier lo sa e mette le mani avanti: “Si discute e alla fine si decide, si vota e si va avanti tutti insieme”. Come dire: se passa la mia posizione a maggioranza poi non saranno ammesse defezioni e distinguo.
Del resto per Renzie la partita del lavoro è vitale, perché è su questa che verrà giudicato nei fatti dalla Bce di Draghi e dalla Commissione di Jean-Claude Juncker.
Intanto il Movimento Cinque Stelle prova a infilarsi negli spazi aperti dalla frattura piddina e invita le minoranze interne “a mandare a casa il premier”.
jean claude juncker
In un intervento dello storico Aldo Giannuli, pubblicato sul blog di Beppe Grillo, si incita i dissidenti del partito democratico a una vera rivolta, facendo sponda con il sindacato e occupando le sedi di partito come le piazze. Un invito rispedito prontamente al mittente, con Gianni Cuperlo che dice: “Far cadere Renzi sarebbe da irresponsabili”, mentre Roberto Speranza risponde che “il populismo di Grillo è il vero nemico della sinistra”.
BEPPE GRILLO
I grillini non saranno contenti neppure della risposta data dal ministro Boschi a una loro interrogazione sull’Italicum. Volevano la conferma che Renzi farà valutare alla Consulta la costituzionalità della nuova legge elettorale, un’eventualità della quale si era parlato in un incontro con il premier, ma la ministra delle Riforme ha detto che l’Italicum è già “pienamente costituzionale”. Dopo di che ha annunciato tempi rapidi per la sua approvazione, precisando solo che tanta velocità “non è perché vogliamo andare a votare”. La più classica delle scuse non richieste.
Gianni Cuperlo
Poteva infine arrivare in una settimana migliore, per Renzi, l’approvazione di una mozione del Pd che impegna il governo a dimezzare l’impegno finanziario per gli F-35 della Lockeed. Non che Renzie non sia d’accordo, ma un voto del genere proprio mentre si trova negli Stati Uniti se lo sarebbe ampiamente risparmiato.
GIULIANO POLETTI E ROBERTA PINOTTI