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    SULL’OPERA DI ROMA, CHICAGO - LA LETTERA CON CUI MUTI, DALL’AMERICA, HA COMUNICATO L’ADDIO AL TEATRO: “NON CI SONO PIÙ LE CONDIZIONI, LA MIA DECISIONE È IRREVOCABILE”


     
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    Simona Antonucci per “Il Messaggero

     

    LA LETTERA

    riccardo muti corna riccardo muti corna

    «Egregio Sovrintendente», comincia così la lettera ufficiale che Riccardo Muti ha scritto da Chicago al responsabile del teatro dell’Opera per annunciare la sua indisponibilità a dirigere le due opere in programma Aida e Le Nozze di Figaro, in cartellone nella prossima stagione. È partita dall’Office of The Music Director della Chicago Symphony Orchestra Association, il 15 settembre 2014.

     

    E solo domenica è arrivato l’annuncio ufficiale in Italia, dopo i tentativi di trovare una riconciliazione da parte di tutte le alte cariche dello Stato, del Governo, delle amministrazioni locali, che proprio con Muti hanno condiviso battaglie importanti per la Cultura del nostro Paese. Ma, scrive il Maestro in modo chiaro e inequivocabile, nel documento pubblicato in esclusiva dal Messaggero: «Questa mia sofferta decisione è, tuttavia, irrevocabile».

     

    Cordiali saluti, e la sua firma che il mondo ci invidia.

     

    LO SFOGO

    Nelle righe indirizzate a Fuortes e per conoscenza al direttore artistico Alessio Vlad, il Maestro entra nel merito e spiega le sue motivazioni, la sua stanchezza, la sua amarezza: «In ragione del perdurare delle problematiche emerse durante gli ultimi tempi e da me più volte segnalate, ritengo che, purtroppo, nonostante tutti i miei sforzi per contribuire alla vostra causa, non ci siano le condizioni in Teatro, per poter garantire quella serenità per me necessaria al buon esito delle rappresentazioni».

    riccardo muti opera di roma riccardo muti opera di roma

     

    LA LETTERA PRIVATA

    Questo il testo ufficiale, accompagnato da una lettera privata indirizzata unicamente al Sovrintendente: di quest’ultima, che rimane nelle mani di Fuortes, sono stati utilizzati soltanto alcuni passaggi nel comunicato del Costanzi che annunciava l’intenzione di Muti di rinunciare alla direzione delle due opere: dopo «i tanti e reciproci sfoghi sull’argomento» e «i lunghi e tormentati pensieri».

     

    LO SMACCO

    Affermazioni che riassumono la cronaca degli ultimi mesi: fatti impensabili e inimmaginabili in qualsiasi altro teatro al mondo. Minacce di sciopero sulle sue prime di Ernani e Manon Lescaut. L’aggressione verbale nei camerini quando alcuni sindacalisti si intrufolarono durante le prove urlandogli: «Dicci da che parte stai».

     

    Carlo Fuortes Carlo Fuortes

    E lo smacco subìto da ben trenta orchestrali, tra cui il primo violino, che si rifiutarono di seguirlo a maggio scorso nella tournèe in Giappone: musicisti della stessa orchestra che ora lo ringrazia di avere elevato la formazione a livelli di eccellenza. Che raccoglie firme in segno di solidarietà, e che, incredibile ma succede anche questo, mette in dubbio la veridicità della lettera da Chicago. «Stanno dando la colpa a noi... Vogliamo vederla questa lettera, vogliamo vedere che cosa scrive, pretendiamo la lettura pubblica...».

     

    Eccola la lettera. Addolorata, in cui rinuncia a lavorare al teatro dell’Opera «per dedicarmi, in Italia, soprattutto ai giovani musicisti dell’Orchestra Cherubini da me fondata». Parole senza appello, con scarsissimi margini su cui creare congetture. E che ribadiscono: così non va.

     

    IL MINISTRO

    riccardo muti opera di roma riccardo muti opera di roma

    Come potrebbe andare? È l’interrogativo all’ordine del giorno della riunione prevista per le prossime ore cui parteciperanno il sindaco Marino, il sovrintendente Fuortes, il presidente della Regione Zingaretti, il ministro Franceschini che ieri durante il vertice dei ministri europei della Cultura ha dato un assaggio del suo stato d’animo: «La sua è stata una reazione a un clima di conflittualità, molto spesso autolesionista, che in questi anni c’è al teatro dell’Opera».

     

    Ripetendo: «Spero serva a capire che la sacrosanta tutela dei diritti sindacali non può diventare ostacolo alla modernizzazione». Ed entrando nel merito dell’addio di Muti al Costanzi: «La competizione globale c’è anche in questi campi. E bisogna gestire in modo moderno la tutela dei diritti sindacali: seppur sacrosanta non può diventare un ostacolo alla modernizzazione per la crescita, per la competizione globale, perché la competizione c’è».

    la lettera di riccardo muti che abbandona l opera di roma la lettera di riccardo muti che abbandona l opera di roma

     

    LO SCENARIO

    E su un mercato europeo, lo ribadisce il vertice di Torino, bisogna presentarsi con certezze e non con titoli prestigiosi che saltano per i continui scioperi di un’orchestra dilaniata da proteste sindacali. Ma con il passare delle ore, l’accordo sembra improbabile. «Da noi sarebbe impensabile - dice il sovrintendente della Staatsoper di Vienna, il francese Dominique Meyer - i sindacati mediano». Qui no. Ma neanche ministero, Comune, Regione e Sovrintendenza sembrano più intenzionati a mediare.

     

     

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