Marco Bresolin per “la Stampa”
il palazzo della commissione europea a bruxelles
A una settimana dal giudizio sulla manovra, è in arrivo da Bruxelles una doccia gelata sui conti italiani. Alle 11 di questa mattina la Commissione renderà note le sue previsioni economiche e i dati che saranno presentati dal commissario Pierre Moscovici non promettono nulla di buono per il nostro governo. Secondo quanto risulta a La Stampa, le stime di crescita sono più contenute rispetto a quelle del Tesoro e fin qui non ci sono grosse sorprese. I due dati che colpiscono, invece, sono quelli relativi al deficit e al debito, fuori rotta, almeno così come sono.
Il deficit nominale nel 2017 resterà uguale a quello del 2016 (2,4% del Pil), mentre l' Italia per il prossimo anno prevedeva una contrazione al 2,3%. Ma il vero problema è che secondo la Commissione quel valore è destinato ad aumentare nel 2018. Le stime di Bruxelles segnano un preoccupante 2,5%, quando invece Roma prevedeva di abbassarlo all' 1,2%. Con questo trend, l' obiettivo del pareggio di bilancio nel 2019 è totalmente fuori portata.
RENZI JUNCKER
Anche per quanto riguarda il debito, secondo Bruxelles nel 2017 non inizierà la "discesa" auspicata da Roma. Anzi, il prossimo anno ci sarà un aumento, seppur minimo, e nel 2018 resterà stabile. La Commissione ha rivisto al rialzo anche il valore del 2016 (133% contro il 132,8% scritto nel Dbp italiano), che poi dovrebbe raggiungere il 133,1% il prossimo anno e nel 2018.
Ieri pomeriggio, al termine della riunione dell' Ecofin, il ministro dell' Economia Pier Carlo Padoan aveva ammesso di aspettarsi «lievi differenze» dalle previsioni dell' Ue, assicurando però di non prevedere «scostamenti significativi». Effettivamente il divario nei valori per il prossimo anno non è ampio, si tratta di minimi "zero virgola", ma quello che più preoccupa Bruxelles è il trend. Sia per il deficit, destinato a crescere nel prossimo biennio. Sia per il debito, che non scende.
Tutto questo non aiuta la trattativa che il governo sta portando avanti con la Commissione, che il 16 novembre darà il suo giudizio sulla manovra. Le parti restano distanti sulla quantità e sulla qualità delle spese "eccezionali" che possono essere scontate dai vincoli del Patto di Stabilità. Per l' Italia i costi derivanti dalla gestione dei migranti e quelli per la messa in sicurezza e la prevenzione anti-sismica valgono lo 0,4% del Pil. Per Bruxelles molto meno.
norcia dopo il terremoto
Jean-Claude Juncker lunedì aveva quantificato quelle spese in uno 0,1%. Una cifra che il presidente della Commissione aveva ripetuto due volte nel suo discorso, ma che poi lunedì sera è stata fatta sparire dal testo in cui è riportata la trascrizione del suo intervento. Una decisione piuttosto singolare che i portavoce della Commissione ieri non sono riusciti a giustificare. Si sono limitati a dire che «a volte certe cose vengono dette in modo improvvisato e che alcune cifre esatte non sempre vengono ricordate a memoria». In realtà Juncker, parlando dello 0,1%, avrebbe rivelato quella che è la posizione della Commissione.
Ma, essendo che la trattativa è in corso ed essendoci ancora margini per un riavvicinamento, le parole del presidente sono state "censurate".
pier carlo padoan, pierre moscovici e michel sapin 4193e149
Ora rimane dunque una settimana di tempo per trovare un punto di incontro. Mentre Pier Carlo Padoan continua il confronto "tecnico" con i commissari Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis, al livello superiore le parti si confrontano con un botta e risposta politico. Dopo le uscite di lunedì («L' Italia deve smetterla di attaccarci a torto»), ieri Juncker ha usato toni più soft, ma è rimasto sulla sua linea: «Non siamo una banda di tecnocrati». Renzi ha replicato a modo suo: «Il tempo dei diktat è finito». Resta la distanza tra le parti, chissà se reale o solo apparente. Quella sulle previsioni economiche è certamente reale.