VIRZI'
Stefano Cappellini per la Repubblica
«Non mi piace quello che sta succedendo a sinistra, troppo astio, quanta aggressività. Questo delegittimarsi a vicenda non è un bello spettacolo». Paolo Virzì – elettore di sinistra e regista di punta del cinema italiano, in questo caso nell’ordine – aveva espresso i primi segni di malumore qualche giorno fa, inviando a Pier Luigi Bersani, ospite di Repubblica tv, una domanda appassionata per contestare l’adesione dell’ex segretario Pd al fronte del No al referendum.
Il quesito di Virzì a Bersani ha scatenato un fitto dibattito online e, il giorno stesso, gli è valso un invito alla Leopolda che il regista ha però declinato. «Di questo scontro a sinistra - spiega a Repubblica - sono solo spettatore sconfortato. Mi sono pentito di aver inviato quella domanda a Bersani, perché adesso mi tocca rispondere a richieste d’intervista come la vostra e sento di non avere la competenza e soprattutto la voglia di entrare in questa tenzone animosa».
BERSANI D'ALEMA
Il fatto, dice Virzì, è che nemmeno l’impegno sul nuovo film o il terrore (vero) di essere schierato tra i fanatici dell’una o dell’altra fazione, è riuscito a fermare l’istinto di intervenire sulla nuova faida a sinistra. «Fino a una decina d’anni fa seguivo con un sentimento che potrebbe assomigliare alla passione, sempre venata da un certa dose di pessimismo, le vicende della sinistra. Poi ha prevalso un senso di fastidio, prima di tutto per lo spettacolo di leader con l’inclinazione al fratricidio.
Ora vedo da una parte i seguaci del premier invocare espulsioni e, dall’altra, persino un signore pacato come Bersani, uno che da ministro le riforme le ha fatte davvero e che ha sempre incarnato la figura dello zio bonario e spiritoso, impegnarsi in una battagliuccia stizzita che non è da lui. Intanto imperversano le tragedie del nostro tempo: immigrazione, povertà, guerre, barbarie. La mucca è nel corridoio, altroché: sta muggendo per disperazione, perché nessuno si occupa di lei».
BERSANI E D'ALEMA CHE FA' L'ORIGAMI
Al regista di Ferie d’Agosto – il film che meglio di tutti ha restituito l’Italia spaccata tra berlusconiani e anti, ma pure la sottotrama delle due sinistre l’una contro l’altra armate - preme spiegare che, se deplora l’assalto alla leadership democratica, non è per adesione al renzismo bensì per amore di logica:
«Sulla riforma costituzionale – dice – non ho la competenza per produrmi in una valutazione tecnica. Ma dov’è il rischio che il Sì apra le porte alla dittatura? Semmai bisognava abolirlo completamente ‘sto Senato... Proprio non capisco le ragioni dei leader riformisti schierati per il No. Capisco Salvini, Grillo, De Mita e Cirino Pomicino - ed è una foto di gruppo che non può non suscitare qualche sorriso, ma D’Alema e Bersani proprio no. Le loro argomentazioni mi son parse cariche di un allarme non spiegato e, anche stilisticamente, fuori dalla loro cifra».
Ai referendum, però, i fronti trasversali non sono una novità. L’argomento «voi votate come... » non è solidissimo. Sostiene Virzì: «L’alternativa, per chi è di sinistra, non può essere organizzare i girotondi del No con un teppista come Salvini, con un totale irresponsabile come Grillo e dulcis in fundo con quella lenza di Berlusconi.
GRILLO SALVINI RENZI BERLUSCONI
Attenzione, il vecchio Caimano è pronto a riemergere e a spalancare le sue fauci». L’obiezione di molti, alla parola Berlusconi, è che il patto del Nazareno non lo ha sottoscritto la vecchia Ditta. E Virzì: «Ma se davvero qualcuno pensa che Renzi stia alterando il Dna del Pd allora perché Bersani dice che il premier può restare al suo posto anche se perde il referendum? Dichiari apertamente che il No serve a cacciarlo e si dedichi a un progetto alternativo. Non so se sottoscriverei, ma lo capirei. Altrimenti è difficile sfuggire alla sensazione che le ragioni di questa contrapposizione siano più psicanalitiche che politiche».
Bersani parla di un partito dove vigono «sudditanza e arroganza » e, in effetti, sono merci che al quartier generale democrat sembrano non scarseggiare. Virzì non si sottrae: «Renzi non lo conosco e ho la sensazione che non debba avere un buon carattere, ma questo mi sembra più un problema per sua moglie che per l’Italia.
Lo trovate insolente e un po’ bullo? Anch’io, però se uno dà un’occhiata al panorama fuori dalla sinistra trova una gaglioffaggine e una violenza che fanno sembrare Renzi un boy-scout. Ma, è vero, le punzecchiature spiritose sui vecchi che dovrebbero andare ai giardinetti non mi fanno ridere: i miei migliori amici erano vecchissimi e adesso che son morti quasi tutti mi mancano da morire».
SALVINI RENZI DI MAIO
Le contraddizioni che Virzì vede nelle campagne di Renzi gli appaiono però inferiori a quelle dei suoi avversari. E racconta: «Nel 1997 accompagnai Scola e Scarpelli al Palaeur a sentire Massimo D’Alema segretario dei Ds. Fece un discorso audace sfidando la potente Cgil di Cofferati a declinare nel mondo contemporaneo il tema della tutela dei diritti. Aveva ragione. Perché è intollerabile in bocca a Renzi quello che i leader della sinistra dicevano vent’anni fa?».
DI MAIO RENZI GRILLO SALVINI
Forse la differenza è nell’appartenenza o meno all’album di famiglia («Ma – ribatte Virzì – anche Prodi non era nell’album, forse era più accettabile perché senza un partito, quindi politicamente più debole?»), o forse si potrebbe citare proprio Scola, visto quanti giurano che il renzismo stia alla vera sinistra come il Gassman rampante e trasformista di C’eravamo tanto amati stava al Manfredi coerente e proletario.
«Mah, quella era un’altra Italia, Gianni Perego prefigurava la degenerazione del socialismo nell’affarismo. Ma, a proposito di socialisti, non vorrei che accadesse con Renzi qualcosa di simile a quello che Francesco Piccolo ha raccontato nel suo bellissimo romanzo Il desiderio di essere come tutti, proprio sul tema dello scontro epocale tra Craxi e Berlinguer.
VIRZI' BERSANI D'ALEMA
E cioè che qualcuno si trovasse a riconoscere, con anni di ritardo, di aver sbagliato battaglia e di aver fatto pagare il prezzo ai più indifesi che invece aspirava a tutelare. Ma adesso, davvero, mi faccia tornare a baloccarmi con le mie storielle, mi aspettano al montaggio e non mi spiego cosa mi abbia preso di darle spago».
SALVINI RENZI