Gabriele Rosana per "il Messaggero"
Ultime ore per la Commissione europea per mettere a punto l'atto delegato sulla tassonomia: la classifica delle fonti verdi ai fini dell'informazione degli investitori si è trasformata in un terreno di battaglia tra i governi dell'Unione. Ma non ci saranno stravolgimenti rispetto al testo circolato nelle ultime settimane e che include, a certe condizioni, anche il gas e il nucleare nella lista delle energie green.
ENERGIA NUCLEARE
Al termine del collegio dei commissari di domani, come anticipato dalla titolare dei Servizi finanziari Mairead McGuinness, l'esecutivo dovrebbe ufficializzare il documento. Nessuna riscrittura in vista, però, ha assicurato la commissaria irlandese, al massimo qualche modifica puntuale: «Stiamo esaminando i dettagli delle richieste che ci sono state presentate per vedere se e come possiamo accoglierle», ha detto McGuinness in un'intervista pubblicata ieri dal portale online Politico Europe.
La bozza che la Commissione aveva fatto circolare fra gli Stati membri esattamente un mese fa - quando mancavano pochi minuti alla mezzanotte, il 31 dicembre - è stata accolta da una rumorosa opposizione da un gruppetto di Paesi e da una doccia fredda da parte degli esperti della piattaforma per la finanza sostenibile che avevano il compito di consigliare l'esecutivo sul provvedimento.
Mairead McGuinness
LA ROTTA NECESSARIA
Secondo McGuinness, però, la nuova tassonomia delle fonti green è «necessaria» per accompagnare la transizione energetica dell'Europa: «Non si tratta di dire che bisogna investire in una energia o in un'altra, ma di classificare in base a quali condizioni riteniamo che sia il nucleare sia il gas possano contribuire alla transizione» verso fonti più pulite. «Sta poi alla comunità degli investitori decidere se vorrà usare gli standard che abbiamo fissato oppure no».
emissioni
McGuinness non è sembrata tirarsi indietro davanti alle critiche che, nell'ultimo periodo, hanno portato i servizi della Commissione a riconsiderare e ricalibrare alcuni profili del testo: «È vero, il gas è una fonte fossile, lo sappiamo bene. Ma è molto meglio passare al gas che continuare a usare il carbone. E non dimentichiamo che il nucleare non produce emissioni di CO2 nell'atmosfera. In ultima analisi, stiamo parlando della nostra sicurezza energetica». Parole pesanti, considerando la preoccupazione sugli scenari energetici per il continente mentre la Russia riduce le forniture di gas, che potrebbero ricevere un nuovo colpo da un eventuale conflitto al confine con l'Ucraina.
PRO E CONTRO
EMISSIONI DI CARBONIO
Il documento sulla tassonomia è un atto delegato che dettaglia quanto previsto da un omonimo regolamento, stilando una classifica degli investimenti verdi ai fini dell'informazione finanziaria per mobilitare i capitali privati nella transizione green: tocca ai due co-legislatori dell'Ue (il Consiglio dove siedono i governi e l'Europarlamento) dare il via libera al documento o, eventualmente, sollevare obiezioni e bloccare tutto.
La contrarietà degli esperti (riecheggiata dalla Banca europea per gli investimenti) punta il dito contro la patente verde ai nuovi impianti a gas costruiti entro il 2030 purché abbiano emissioni inferiori ai 270 grammi di Co2 per chilowattora (il tetto individuato dagli Accordi di Parigi sul clima parla invece di 100 grammi) e contro l'atomo perché, pur essendo fonte a emissioni pressoché zero, rappresenterebbe comunque un rischio per l'ambiente a causa delle insidie nello smaltimento delle scorie.
emissioni
Stoppare il testo nei tempi previsti (quattro mesi, che possono diventare sei), però, sarà tutt' altro che semplice: al Consiglio serve un'improbabile super-maggioranza di 20 Stati membri per il no, rappresentanti almeno il 65% della popolazione Ue. Il patto franco-tedesco sostenuto anche dall'Est Europa che vuole lasciare il carbone sembra reggere, con Parigi attivissima fautrice dell'inclusione del nucleare e Berlino schierata per il gas come fonte di transizione.
A opporsi con decisione, per ora solo Austria e Lussemburgo (che hanno minacciato il ricorso alla Corte di Giustizia dell'Ue contro l'atto), spalleggiati da Spagna e Danimarca. Pure il Parlamento europeo dovrà dire la sua, e lo farà a maggioranza assoluta: i popolari di centrodestra hanno già annunciato il voto a favore, e lo stesso faranno i liberali.