REQUIEM PER SMS - LE NUOVE APPLICAZIONI PER MANDARSI MESSAGGINI BYPASSANDO L’OPERATORE TELEFONICO FANNO TREMARE I GESTORI: DA WHATSAPP A VIBER, DAI SERVIZI BLACKBERRY A IMESSAGE, IL MERCATO È IN FERMENTO, MA NEL 2010 IL NUMERO DI SMS INVIATI È ANCORA IN AUMENTO (6%) - IL ROVESCIO DELLA VESTAGLIA: SI SPENDE DI MENO MA LA PRIVACY VA A FARSI FOTTERE: I CLIENTI VENGONO “VENDUTI” AI PUBBLICITARI…

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Giuseppe Bottero per "la Stampa"

Né Sms né chat. La terza vita dei messaggini inizia con l'icona verde di una cornetta che lampeggia sullo schermo del cellulare: il segnale di posta in arrivo. Un pugno di bit che corrono via Internet ma hanno l'aspetto rassicurante del caro, vecchio Sms grazie ad applicazioni come «Whatsapp» e «iMessage», software che aggirano i costi dell'operatore telefonico e si appoggiano unicamente alla rete Web. Nessuna rivoluzione, ma un balzo veloce verso la telefonia del futuro, secondo il New York Times, che intona il requiem per i messaggini di testo a vent'anni esatti dalla comparsa.

Un salto nel vuoto, invece, per chi si occupa di privacy e concorrenza. Di sicuro c'è che per portare le app sotto i riflettori c'è voluto lo zampino di Apple. Perché l'ultimo tesoretto lasciato da Steve Jobs è il servizio «iMessage»: un sistema di messaggistica senza limiti di spazio che permette di comunicare con gli altri telefonini della mela. Niente di particolarmente innovativo: esisteva da almeno un anno. Ma la svolta è che sull'iPhone 4s «iMessage» è di serie e, di conseguenza, gli oltre 4 milioni di utenti che hanno acquistato il cellulare nella sua prima settimana di vita hanno iniziato ad usarlo senza neppure fare la fatica di installarlo.

Il fratello gemello, che gira su tutti gli smartphone ma va scaricato dalla rete, si chiama «Whatsapp»: costo zero per il primo anno, meno di 2 dollari per il secondo. L'hanno già scelto in 20 milioni, scrive l'informatissimo sito Paidconten. Ma la lista delle applicazioni è infinita: da «Viber» ai servizi di BlackBerry fino all'italianissimo «Skebby». Programmi che sfruttano tecnologie diverse per lo stesso fine: connettere gli utenti dribblando i costi degli Sms tradizionali.

Il costo, però, non è proprio zero. Il telefonino dev'essere in grado di collegarsi a Internet e, in mancanza di un abbonamento, serve un hotspot wireless nelle vicinanze. Mica uno scenario da fantascienza: solo in Italia nel 2011 verranno venduti 19 milioni di smartphone e nel primo semestre le Sim che hanno effettuato traffico broadband dati hanno superato i 17,3 milioni (+12% sul 2010). «I programmini in stile Whatsapp - spiega Giuliano Messina, fondatore del sito "Sos tariffe"- sono sempre più diffusi.

Eppure molti utenti non sono ancora pronti ad abbandonare un servizio affidabile come i messaggini, che negli ultimi dieci anni ha avuto una crescita esorbitante, spinti dai pacchetti degli operatori». Almeno 44 miliardi di Sms spediti da inizio anno a oggi, secondo l'Agcom, il 6% in più del 2010. E infatti, ammette Andrea Rangone, responsabile osservatori Ict & Management del Politecnico di Milano, la «partita è estremamente complessa dal momento che l'arena è iper-competitiva e il mercato delle app ancora piccolo».

E poi c'è il nodo privacy. «In cambio del servizio le compagnie americane hanno accesso ai nostri dati, dall'e-mail al numero di telefono - dice Stefano Quintarelli, esperto di networking e fondatore nel 1994 del primo Internet provider italiano per il mercato business -. Sul mercato pubblicitario, ogni utente è un valore. La privacy? Le regole in Europa ci sono, ma dagli Stati Uniti è facile aggirarle. La conseguenza è un'industria che usa gli utenti come prodotto. Ci sono problemi anche per la concorrenza: le compagnie italiane, che rispettano la nostra normativa e non hanno grossi investimenti alle spalle, sono svantaggiate. E gli operatori telco, costretti dall'Antitrust a garantire la mobilità del cliente, si trovano a competere contro sistemi chiusi».

 

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