
DAGOREPORT - L’ANSIA ATTANAGLIA LA ‘’MILANO DEL BALLO DEL MATTONE’’. ‘’QUI SALTA TUTTO!’’,…
DAGOREPORT - SIETE PRONTI? VIA! È PARTITA LA GRANDE CAMPAGNA ACQUISTI (A SINISTRA!) DI URBANO CAIRO - IL COLPACCIO SU CUI LAVORA URBANETTO: PORTARE A LA7 SIGFRIDO RANUCCI E L’INTERA SQUADRA DI “REPORT”, A CUI TELE-MELONI STA RENDENDO LA VITA IMPOSSIBILE - IL PROGETTO È GIÀ PRONTO: PRIMA SERATA DI LUNEDI', SECONDE SERATE CON "REPORT-LAB", COINVOLGENDO SITO, SOCIAL E L'EDITRICE SOLFERINO - MA NON FINISCE QUI: CAIRO VUOLE RIPOSIZIONARE IL “CORRIERE DELLA SERA”: ESSERE LA GAZZETTA DI FAZZOLARI NON PORTA ALL'EDICOLA NUOVI LETTORI, CHE PREFERISCONO L'ORIGINALE: "IL GIORNALE", "LIBERO", "LA VERITA'": MEGLIO RITORNARE AL CENTRO-SINISTRA. IN ARRIVO GIOVANI GIORNALISTI BEN DISTANTI DAL MELONISMO...
DAGOREPORT
urbano cairo - presentazione palinsesti la7 - foto lapresse
È partita la campagna acquisti (a sinistra) di Urbano Cairo. Le mosse dell’editore riguarderanno sia La7 che il “Corriere della Sera”.
Se l’emittente televisiva verrà rinforzata nella sua linea progressista e anti-governativa, già portata avanti dai vari Gruber, Floris, Formigli, Zoro, nel quotidiano di via Solferino ci sarà un riposizionamento di rotta.
Lo storico giornale milanese che, come Dago-dixit, dal 1 gennaio 2026 potrebbe cambiare direttore (esce Luciano Fontana, entra Fiorenza Sarzanini?), avrà posizioni meno filogovernative e più di centro-sinistra, ma senza sconti per nessuno.
I nomi più gettonati che circolano nel mercato delle penne sono tre giornalisti che negli ultimi tempi hanno fatto strada a colpi di scoop: Valeria Pacelli del “Fatto quotidiano” per la cronaca giudiziaria, Giacomo Salvini, sempre del quotidiano di Travaglio, e Simone Canettieri del “Foglio”, per la politica.
Cairo si è reso conto che la linea all'acqua di rose verso il governo di Giorgia Meloni non ha portato alcun vantaggio in termini di vendite al “Corriere della Sera” (e i numeri, si sa, sono l'unico dato che conta per Urbanetto).
D’altronde, in Lombardia e a Milano, ci sono già tre quotidiani di destra (“il Giornale”, “Libero” e “La Verità”) schiacciatissimi sul melonismo senza limitismo.
I lettori, all'edicola, tra l’originale brutale e la copia adulterata, sanno già dove buttarsi.
Il vero colpaccio, però, Urbano Cairo vuole portarlo a casa per la sua La7: ci sono già trattative avanzate per portare a casa Sigfrido Ranucci e l’intera squadra di giornalisti ora a “Report”.
La trasmissione d’inchiesta, che ove mai passasse a La7, dovrebbe cambiare nome, visto che il brand è di proprietà della Rai.
L’approdo di Ranucci alla corte di Urbanetto sarebbe solo il primo tassello di un progetto più ampio. Sistemata la trasmissione nella prima serata del lunedì, e dato che “100 minuti” è in bilico per le ruggini tra Corrado Formigli e Alberto Nerazzini, troverebbe spazio in seconda serata una sorta di “Lab Report”, lo spazio dedicato alle inchieste di giovani giornalisti, che avrebbe uno sguardo più ”regionale”.
Senza contare la possibilità, per la casa editrice Solferino, di pubblicare degli istant book sulle inchieste confezionate dalla squadra di Ranucci.
Un’iniziativa che troverebbe vasta eco nella potente macchina social che negli anni ha costruito la trasmissione Rai: sei milioni di follower.
Il possibile passaggio di Ranucci a La7, già evocato a ottobre del 2024, è confortato dalle frasi di stima pronunciate da Urbano Cairo nei confronti dell’ex cocco della Gabanelli. Presentando i palinsesti di La7, lo scorso 3 luglio, l’editore, alla precisa domanda sul passaggio di “Report” alla sua tv, ha risposto in modo sibillino: “È un programma di qualità, che fa buoni ascolti, ma è un programma di Rai3”.
La simpatia di Cairo è evidentemente ricambiata, visto che Ranucci, nel corso degli ultimi anni, è stato più volte ospite nelle trasmissioni di La7, cioè la concorrenza della Rai, arrivando persino a dare anticipazioni sulle inchieste di “Report” a “Otto e mezzo”, di Lilli Gruber.
La corrispondenza d’amorosi sensi tra l’editore e il giornalista non sboccia a caso: Ranucci dall’instaurazione di Tele-Meloni è diventato un paria, in Rai.
Nessuno lo sopporta, nessuno lo vuole: i dirigenti di Viale Mazzini, tra un taglio alle puntate (deciso da Paolo Corsini, il primo ad aver sforbiciato le puntate del programma invece di aumentarle), uno spostamento in palinsesto di “Report”, un commissariamento di fatto con la nomina di un capostruttura esterno con il compito di controllare il lavoro della trasmissione, e persino un provvedimento disciplinare, recapitato al conduttore, non vedono l’ora di togliersi dalle palle l’ingombrante programma.
Ultima beffa, lo slittamento al 2 novembre, giorno dei morti, dell’inizio della tele-stagione di “Report”, per decisione di Stefano Coletta e Maurizio Imbriale (rispettivamente Direttore Coordinamento Generi e Direttore Distribuzione).
Se l’affare Ranucci-La7 dovesse andare in porto, potrebbe realizzarsi anche da subito, visto a che punto è arrivato il livello di insopportabilità (eufemismo) che gode Ranucci dalle parti di Palazzo Chigi.
sigfrido ranucci a dimartedi 2
giorgia meloni con antonio e giampaolo angelucci festa 80 anni il tempo
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