DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
1. BANCHE IN AIUTO DI ALITALIA, ORA VIA A ETIHAD
Lucio Cillis per âLa Repubblica'
Dopo l'avvio della due diligence e l'accordo coi sindacati ormai a un passo, ieri l'amministratore delegato di Alitalia Gabriele Del Torchio ha incassato anche buona parte del sospirato via libera all'iniezione di liquidità che allontana ogni ombra dalla continuità aziendale e mette gli advisor di Etihad e Alitalia in condizione di far partire senza scosse l'attesa analisi sui conti.
Ieri il numero uno di Alitalia, ha rinviato l'incontro con le sigle sindacali per volare a Milano e incassare dalle banche un finanziamento di 165 milioni sui 200 attesi: 140 sono stati versati equamente da Intesa Sanpaolo e Unicredit, 15 dalla Popolare di Sondrio e 10 dal Monte dei Paschi. Restano in sospeso i rimanenti 35 milioni che verranno raccolti nei
prossimi giorni.
Per stappare qualche bottiglia di prosecco però, vanno superati due ostacoli: il primo, l'accordo con i sindacati per la cassa integrazione e la solidarietà , dovrebbe chiudersi nei prossimi due giorni e comunque entro il fine settimana quando Gabriele Del Torchio avrebbe già fissato un incontro con James Hogan, numero uno di Etihad, per mettere a punto i passaggi successivi dell'acquisizione.
Il secondo resta quello più duro da superare e riguarda il debito pesante che Alitalia ha accumulato nel corso dei cinque drammatici anni di gestione privata. Sul primo punto però i sindacati sembrano rimuovere le pregiudiziali delle prime ore di trattativa. La cigs a rotazione interesserà circa 1.300 addetti di terra e in generale di impiegati sulle 1.900
unità totali che sono al centro della trattativa. I restanti 600 lavoratori sono tutti piloti e assistenti di volo che subiranno la solidarietà .
«E' stato risolto il problema del esuberi quindi guardiamo con ottimismo alla creazione di una nuova società con gli arabi», sottolinea il numero uno della Cisl Raffaele Bonanni. «Noi siamo fiduciosi - aggiunge Marco Veneziani segretario aggiunto della Uiltrasporti - e non possiamo che essere soddisfatti di un accordo con Etihad, una grande e solida compagnia che sa come fare il proprio lavoro e che ha tutto l'interesse a rilanciare un vettore di rango come Alitalia».
E per Del Torchio è giunto il momento della svolta: «Siamo nella fase più importante della trattativa, che parte questa settimana con lo scambio di informazioni per redigere insieme il nuovo piano industriale di Alitalia all'interno della logica Etihad, in modo da mettere in sicurezza l'azienda e guardare con serenità al futuro. Io sono realista. Negli ultimi mesi abbiamo fatto cose importanti: l'aumento di capitale, la nuova base di azionisti oltre agli azionisti storici. Ora ci stiamo concentrando sulle prossime mosse, per guardare al futuro, e con Etihad si va esattamente in questa direzione».
Ma le acque attorno all'accordo restano agitate e ieri ci ha pensato Lufhansa a lanciare un j'accuse contro l'acquisizione giudicata, in maniera un po' ardita, «aiuto di Stato». Per il ministro Maurizio Lupi «è Lufthansa a temere la concorrenza », e anche secondo il vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani «non si intravedono violazioni delle norme Ue».
2. BIGLIETTI MENO CARI E HUB A FIUMICINO: ECCO LA RIVOLUZIONE TARGATA ABU DHABI
Ettore Livini per âLa Repubblica'
Biglietti più economici, nuovi collegamenti e (forse) aeroporti più moderni e meglio collegati con le nostre città . Le nozze tra Alitalia ed Etihad - se andranno in porto - potrebbero diventare un'opportunità per le tasche e la mobilità degli italiani. Nel 2008 il salvataggio dell'ex- compagnia di bandiera targato Silvio Berlusconi è costato ai contribuenti qualcosa come 5 miliardi tra ammortizzatori, perdite e debiti rimasti a carico dello Stato.
Questa volta rischia di succedere il contrario: i soldi e le ambizioni degli emiri dovrebbero consentirci, almeno nel breve termine, di volare spendendo di meno e con più rotte dirette a disposizione. Non solo: i tanti piccoli "aiutini" garantiti dal governo per spianare la strada all'intesa potrebbero completare quel riassetto dei cieli e degli scali italiani da tempo in stand-by. Senza pesare più di tanto sul portafoglio dei cittadini.
PREZZI IN CALO
«L'ingresso di Etihad in Alitalia porterà a un calo dei prezzi dei biglietti » dice Andrea Giuricin dell'Istituto Bruno Leoni, associato all'Università Bicocca di Milano. Il motivo? Semplice. In primo luogo perché l'esecutivo, come chiedevano gli emiri, ha appena tagliato tra il 20 e il 27% le tariffe Enav (vale per tutte le compagnie). In secondo luogo perché la strategia dell'aerolinea del Golfo è da sempre quella di trasferire sui passeggeri i suoi vantaggi competitivi e fiscali.
Copione che potrebbe andare in scena ora anche su Alitalia. Provare per credere: un biglietto andata e ritorno tra Roma e Giakarta a metà aprile costava ieri pomeriggio 580 euro con Etihad, 695 con Qatar Airways, 787 con Emirates, 829 con Alitalia mentre Air France e Lufthansa erano sopra i mille euro. «Prezzi da saldo possibili solo per i sussidi statali del Golfo» protestano Parigi e Francoforte.
Etihad in effetti paga la metà delle tasse aeroportuali dei big europei, ha un costo del lavoro inferiore del 33% grazie all'irrisoria imposizione locale e risparmia il 16% sul carburante perché i suoi nuovissimi aerei consumano meno di quelli dei concorrenti. Non solo: la sua è una delle flotte più giovani del mondo, arricchita ora da ordini per 58 miliardi di nuovi aerei di cui qualcuno potrebbe finire ad Alitalia. E jet nuovi significano confort e servizi migliori.
L'AUMENTO DELLE ROTTE
Altro fattore positivo è il probabile aumento dei collegamenti da Roma. Air France era interessata ad Alitalia più che altro per dirottare passeggeri su Parigi e Amsterdam da instradare sui suoi voli intercontinentali. Etihad ha esigenze diverse. Fiumicino, è l'idea degli emiri, potrebbe diventare l'hub per trasfeaviation) il traffico in arrivo da Oriente via Golfo su una ragnatela di voli - molti nuovi - verso nord e sud America. L'offerta aumenterebbe anche perché sulla capitale convergerebbero i voli delle aerolinee regionali rilevate da Etihad (Air Berlin, Darwin, Serbia Airlines).
Obiettivo: riempire i superaerei del Golfo in rotta verso est. Il Governo tra l'altro avrebbe garantito agli emiri il collegamento dello scalo con l'alta velocità . Qualche perplessità c'è invece a Milano, già messa in ginocchio nel 2008 dall'addio di Alitalia. Nei giorni scorsi Enac e Alitalia avrebbero chiesto la liberalizzazione dei voli da Linate, scelta che rischia di essere il ko definitivo per Malpensa. «Etihad è il partner ideale per Alitalia e una grande opportunità per l'ex-hub milanese» dice diplomatico Pietro Modiano, presidente della Sea. E con Fiumicino in questo caso «non c'è concorrenza». Il rafforzamento del city airport? I milanesi sarebbero magari contenti. Modiano meno, visto che il rischio »è demoltiplicare l'aeroporto bustocco, infrastruttura fondamentale per il Nord».
NEL MIRINO LE LOW COST
L'unico neo per i consumatori tricolori è il possibile affondo del governo contro le compagnie low cost. Easyjet e Ryanair hanno rivoluzionato negli scorsi anni i cieli italiani,
tagliando i costi dei biglietti e conquistando il 45% del mercato. Etihad avrebbe chiesto a Roma un intervento per arginarle e il governo ha inserito nel "Destinazione Italia" un provvedimento che obbligherebbe gli aeroporti a fare bandi d'asta pubblici per ogni nuova rotta sovvenzionata.
Una "burocratizzazione" delle procedure che finirebbe per scoraggiare il lancio di nuove rotte da parte di Michael O'Leary & C.. Non a caso gli scali low-cost come Bergamo Orio al Serio, Trapani e quelli pugliesi sono già sul piede di guerra contro la norma salva-Alitalia.
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