1- ALITALIA DAY! DOVE È FINITO IL COLANINNO DAL TOCCO MAGICO? E ANCHE SE HA AMMESSO LE DIFFICOLTÀ DI AIRFRANCE-KLM, IL PROGETTO DI UNA SVENDITA “NON SPECULATIVA” DELL’ALITALIA APPARE NELLA MIGLIORE DELLE IPOTESI UNA FANTASIA D’ESTATE 2- INVECE DI MINACCIARE IL LICENZIAMENTO DI ZAMPINI, AD DI ANSALDO ENERGIA, ORSI FAREBBE BENE A CAPIRE CHE COSA SI SONO DETTI A NAPOLI IL PROCURATORE DI LUGANO E I MAGISTRATI ITALIANI. E NON SAREBBE MALE SE TENESSE IN CONTO LA PRESA DI DISTANZA DEL GOVERNO MONTI MANIFESTATA IERI SERA DA CORRADINO PASSERA 3- TORNA AI FORNELLI E ALL’UNCINETTO ELSA! E LASCIA PARLARE TUO MARITO, MARIO DEAGLIO 4- RIUSCIRÀ AIRONE PASSERA A METTERE LA PAROLA FINE AL BLUFF DI TERMINI IMERESE DOVE L’IMPRENDITORE MOLISANO MASSIMO DI RISIO NON RIUSCIRÀ MAI A TROVARE I SOLDI PER RIMETTERE ALLA CATENA DI MONTAGGIO I 2.200 OPERAI ABBANDONATI DA MARPIONNE

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1- ALITALIA DAY DOVE È FINITO IL COLANINNO DAL TOCCO MAGICO? CHE FINE HA FATTO IL PADRE DI TUTTE LE SCALATE?
I 2.000 ospiti della convention organizzata ieri mattina dall'Alitalia in un hangar di Fiumicino si sono lasciati andare a commenti salaci.

A parte il fatto che dentro il capannone la temperatura sfiorava i 40 gradi, la delusione si è indirizzata soprattutto nei confronti dei messaggi lanciati dal presidente Roberto Colaninno e dal nuovo amministratore delegato Andrea Ragnetti che anche alle hostess è apparso invecchiato e carico di preoccupazioni.

È stato lui ad annunciare che il 2012 sarà per l'Alitalia un annus horribilis con risultati negativi peggiori del 2011. La ferale notizia era scontata, e il tono con cui l'ex-manager della Philips al suo primo esordio pubblico ha parlato di un futuro "rivoluzionario" non è riuscito a raffreddare la platea.

Ragnetti è un uomo di marketing che prima di approdare alla Philips olandese (dove ha lanciato prodotti "vibranti" e innovativi) è passato attraverso società come Procter & Gamble e TelecomItalia, quindi era legittimo immaginare che la sua esperienza facesse tirare un sospiro di sollievo ai soci di Cai che nel dicembre 2008 si sono messi in cordata per salvare l'Alitalia dietro la spinta di Corradino Passera.

Invece, dopo l'annuncio delle perdite che nel primo trimestre di quest'anno sono aumentate da 88 a 133 milioni, il manager ha lanciato qualche timida proposta sulle tariffe sulla tratta d'oro Roma-Milano per contrastare la concorrenza ai treni di Moretti e di Montezemolo lasciando poi a Roberto Colaninno il compito di tracciare lo scenario futuro.

E qui si è toccato forse il punto più basso dell'Alitalia Day che era stato annunciato come un evento importante e si è trasformato in una insopportabile sauna. La delusione è stata grande perché Colaninno sembra aver perso il tocco magico e lo smalto dei tempi migliori. È una delusione che nasce soprattutto dalla confusione con cui il capitano coraggioso, che ha firmato nel '99 la scalata a TelecomItalia e poi ha eseguito in modo diligente il copione scritto ai piani alti di IntesaSanPaolo per l'Alitalia, ha parlato delle prospettive della Compagnia di bandiera. Davanti ai 2.000 ospiti soffocati dal caldo e dal sudore, l'imprenditore di Mantova ha detto che l'Alitalia deve triplicare i clienti e battere la concorrenza delle compagnie low cost.

Di fronte a questa affermazione i giornalisti (anche quelli più sprovveduti nei conti e nei bilanci) si sono guardati allibiti perché se è vero che l'anno scorso i viaggiatori paganti sono stati 24,6 milioni non si capisce come con le formulette di marketing enunciate dal brizzolato Ragnetti si possano raggiungere quasi 74 milioni di clienti paganti.

Ci vorrebbe un miracolo che nessun Colaninno, tantomeno quello di ieri, può realizzare senza tagliare in misura grandiosa gran parte dei 14mila dipendenti della Compagnia. Quando poi il capitano coraggioso di Mantova ha affrontato il tema dei rapporti tra Alitalia-Cai e Air France, nell'hangar la temperatura è salita di altri dieci gradi. Secondo Colaninno i soci, che dicembre 2008 hanno sottoscritto 450 milioni di capitale con l'impegno di arrivare a 850, potranno cedere le quote in cambio di "azioni di una società quotata", l'attuale AirFrance-Klm. "Ci sederemo intorno al tavolo - ha detto - non da acquistati ma da cogestori, non sarà una vendita speculativa, un abbandono della partita, ma un passo avanti naturale".

Nessuno dei partecipanti alla Convention ha capito fino in fondo il significato di questo progetto dai contorni nebulosi, ma tutti hanno pensato immediatamente alle difficoltà in cui si sta dibattendo l'azionista AirFrance-Klm.

Secondo notizie riprese anche da qualche giornale italiano, domani a Parigi dovrebbe scattare un piano di esodi che coinvolgerebbe circa 2.700 persone e questo sarebbe soltanto l'antipasto della cura dimagrante che nei prossimi tre anni ridurrà di oltre 5mila dipendenti (quasi il 10% dell'attuale forza lavoro) l'azionista più importante dell'Alitalia. È quindi difficile sostenere, come ha fatto ieri Colaninno, che si possa marciare verso una "naturale convergenza" tra Roma e Parigi.

E anche se il patron di Piaggio ha ammesso le difficoltà di AirFrance, il progetto di una svendita "non speculativa" dell'Alitalia appare nella migliore delle ipotesi una fantasia d'estate.

Dove è finito il Colaninno dal tocco magico? Che fine ha fatto il padre di tutte le scalate? Con questi interrogativi i 2mila "prigionieri" hanno lasciato l'hangar infuocato di Fiumicino.


2- INVECE DI MINACCIARE IL LICENZIAMENTO DI ZAMPINI, L'AMMINISTRATORE DELEGATO DI ANSALDO ENERGIA, ORSI FAREBBE BENE A CAPIRE CHE COSA SI SONO DETTI A NAPOLI IL GIOVANE PROCURATORE DI LUGANO E I MAGISTRATI ITALIANI. E NON SAREBBE MALE SE TENESSE IN CONTO LA PRESA DI DISTANZA MANIFESTATA IERI SERA DA CORRADINO PASSERA
I più grandi giornali fanno a gara per tenersi alla larga dalle vicende di Finmeccanica che ormai sembrano interessare soltanto quel sito disgraziato di Dagospia.

Sembra quasi che intorno alla società guidata dal comandante supremo Giuseppe Orsi si sia schierata con larghezza di mezzi una pattuglia di centurioni della comunicazione che ha il compito di spostare il tiro dai problemi del Gruppo e dalle vicende del suo Capo. Un esempio eloquente è il silenzio quasi assoluto che ha accolto la notizia, lanciata dall'Ansa alle 17,46 di lunedì, dove si leggeva che il procuratore federale di Lugano, Pierluigi Pasi, ha incontrato i magistrati della Procura di Napoli che svolgono le indagini sulle presunte tangenti per la vendita di elicotteri in India e per i finanziamenti erogati dal Banco Santander grazie all'amico Gotti Tedeschi.

Ad eccezione del "Corriere della Sera", dove Fiorenza Sarzanini parla del lungo incontro tra il procuratore generale di Lugano e i pm napoletani, i grandi giornali si sono preoccupati di seguire l'andamento del titolo Finmeccanica che è schizzato dopo le voci speculative su un fantasioso intervento azionario di Warren Buffett.

Eppure l'incontro al Centro direzionale di Napoli dove ha sede la Procura avrebbe dovuto essere seguito con un certo interesse perché fa seguito alla rogatoria e alle perquisizioni che i giudici italiani hanno fatto in aprile quando si sono recati in trasferta a Lugano.

La parola d'ordine in Finmeccanica è il silenzio che secondo Orsi e i suoi centurioni deve essere assoluto sia all'esterno che all'interno del Gruppo. Due giorni fa il "Secolo XIX" ha rivelato il testo di una lettera scritta da Orsi il 23 maggio dove con toni inusitati si intima perentoriamente a Giuseppe Zampini, l'amministratore delegato di Ansaldo Energia "di astenersi nel modo più categorico dal rilasciare dichiarazioni e interviste che riguardino sia la tua azienda sia la capogruppo".

L'editto di Orsi non finisce qui perché all'obbligo del silenzio si aggiunge la minaccia nei confronti del manager bellunese di Ansaldo Energia di attivare "disposizioni di legge e di contratto che disciplinano il tuo rapporto di lavoro". Dietro questo bavaglio, che arriva al punto di zittire uno dei manager più prestigiosi del Gruppo, c'è l'irritazione di Orsi e dei suoi centurioni per l'opposizione palese di Zampini alla dismissione in mani tedesche (Siemens) di Ansaldo Energia di cui Dagospia ha dato succulenti dettagli non più tardi di giovedì scorso.

È inutile dire che ultimatum di questo tipo sono soltanto il segno di una debolezza che sfiora la disperazione. A questo punto c'è da chiedersi quale vantaggio possa ricavare Orsi da un attacco così frontale e violento nei confronti dei manager che occupano la prima linea e godono di un grande prestigio anche se - diversamente da lui - sono privi di supporto politico.

Un'intera letteratura spiega che queste forme di "cesarismo" aziendale a spese dei collaboratori meritevoli sono manifestazioni che minano la credibilità aziendale e ignorano la natura vera dei problemi.

Invece di minacciare il licenziamento Orsi farebbe bene a capire che cosa si sono detti a Napoli il giovane procuratore di Lugano dalla barba incolta e i magistrati italiani. E non sarebbe male se tenesse in conto la presa di distanza manifestata ieri sera da Corradino Passera durante la riunione che si è svolta al ministero tra le 21 e le 22 con il sindaco di Genova e il presidente della Regione Burlando.

In questa occasione il querulo ministro ha dimostrato grande attenzione ai problemi delle aziende Finmeccanica operanti nel capoluogo ligure e non ha dimenticato gli affanni del cardinale Bagnasco, ma ha detto con parole chiare di non essere l'azionista di maggioranza in quanto la società è quotata in Borsa.

Uno stratagemma piuttosto incomprensibile che la dice lunga sulla volontà di lasciare l'Orsi dalla faccia feroce al suo destino.


3- TORNA A CASA ELSA! E LASCIA PARLARE TUO MARITO, MARIO DEAGLIO
C'è qualcuno che ha contato i motti dei bersaglieri.

Secondo un calcolo sono 21 come il numero dei reggimenti, tutti scolpiti in lingua latina e improntati alla forza, al coraggio e all'impeto. Il terzo di questi motti suona così: "majora viribus impetus" e si può tradurre in "osare imprese superiori alle proprie forze".

Ecco: questo è il motto più appropriato per Elsa Fornero, la ministra delle lacrime che sta in testa alle classifiche dell'impopolarità e non perde occasione per collezionare gaffe clamorose.

Ieri quel simpaticone di Giorgio Squinzi, che parla lentamente ma ha tutta l'aria di saperla lunga, ha definito una ‘'boiata'' la riforma del lavoro, e sempre ieri si è consumato in Parlamento l'ultimo braccio di ferro tra la 64enne professoressa benestante di San Carlo Canavese e i vertici dell'Inps. Lo spettacolo è stato ancora una volta penoso e allucinante perché se è vero ciò che ha detto la ministra sui dati "fuorvianti" forniti dall'ossuto Mastrapasqua e dal suo direttore generale, la conseguenza immediata dovrebbe essere la cacciata dei due top manager della previdenza.

Per varie ragioni questa non potrà avvenire, ma ciò che invece potrebbe realizzarsi e attraversa il sonno degli italiani è il ritorno della ministra a Torino. Qui ad accoglierla a braccia aperte non ci sarebbe soltanto la figlia Silvia sulla quale si è chiacchierato molto per il precoce incarico di professore associato alla facoltà di Medicina. Anche il marito, l'economista Mario Deaglio, nativo di Pinerolo (dove invece ai bersaglieri preferiscono la Scuola di cavalleria frequentata da Gianni Agnelli), è pronto ad aprire le braccia alla consorte che "osa imprese superiori alle proprie forze".

Torna a casa Elsa! È questo il messaggio che forse già corre nelle telefonate tra la coppia dei professori che nel corso degli anni è riuscita a ritagliarsi una rendita di potere nel milieu bancario e accademico torinese. Torna a casa!, e lascia parlare tuo marito, Mario Deaglio, che anche oggi sul quotidiano "La Stampa" dimostra di avere una mente lucida e pensieri meno opachi rispetto alle boiate sulla riforma del lavoro.

Basta leggere l'editoriale pubblicato sulla prima pagina del quotidiano della Fiat per capire che l'economista a differenza della moglie sa quello che dice. Oggi parla con chiarezza di ciò che è avvenuto al G20 messicano dove Obama ha schiaffeggiato i leader europei cancellando un incontro che quel poveraccio di Barroso aveva sollecitato.

E poi nell'articolo infila un'analisi molto interessante da cui si capisce che i leader dell'Eurozona sono stati "spintonati" senza troppi complimenti e messi in seconda fila dall'azione dei Paesi emergenti più dinamici e importanti come Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.

Il futuro dei rapporti internazionali, secondo il marito della confusa Fornero, passa attraverso i Brics, la sigla che indica i nuovi protagonisti dell'economia mondiale. Tutto il resto, l'euro, la glacialità della Merkel "quasi altrettanto glaciale quanto il francese Hollande", sono soltanto manifestazioni di debolezza da parte di un'Europa che "esce dal G20 senza alibi".

Bravo Deaglio! adesso non ti resta che telefonare alla povera Elsa per riportarla ai fornelli e all'uncinetto.


4- RIUSCIRÀ PASSERA A METTERE LA PAROLA FINE DEL BLUFF CHE SI È CONSUMATO PER TROPPI MESI A TERMINI IMERESE DOVE L'IMPRENDITORE MOLISANO MASSIMO DI RISIO NON RIUSCIRÀ MAI A TROVARE I SOLDI PER RIMETTERE ALLA CATENA DI MONTAGGIO I 2.200 OPERAI ABBANDONATI DA MARPIONNE".
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che ieri Corradino Passera ha avuto il coraggio di rimandare all'infinito il Ponte sullo Stretto.

Al ministero dello Sviluppo si aspettano da un momento all'altro che il querulo ex-banchiere annunci anche la fine del bluff che si è consumato per troppi mesi a Termini Imerese dove l'imprenditore molisano Massimo di Risio non riuscirà mai a trovare i soldi per rimettere alla catena di montaggio i 2.200 operai abbandonati da Marpionne".

 

 

ANDREA RAGNETTI jpegCOLANINNO E RAGNETTI airfrance klmSPINETTAAEROPORTO FIUMICINO Giuseppe Orsigotti-tedeschiVINCENZO PISCICELLI - JOHN WOODCOCK - FRANCESCO CURCIOCORRADO PASSERA GIORGIO SQUINZI Zampini GiuseppeMARIO DEAGLIO ELSA FORNERO Fiat TERMINI IMERESE Massimo Di Risio