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1-ALITALIA-ETIHAD, ECCO L’ACCORDO – MA GLI SCEICCHI TEMONO UE E SINDACATI
Maurizio Molinari per ‘La Stampa’
Un comunicato di sei righe fa sapere che c’è l’accordo per l’acquisto del 49 per cento di Alitalia da parte di Etihad Airways, il cui ceo James Hogan getta però acqua sul fuoco. A chi si affretta a fargli complimenti e auguri risponde, per sms e email, «non è ancora finita». Lo sfoggio di cautela si deve al fatto che il testo congiunto si limita a parlare di intesa «su principi e condizioni della transazione» sottolineando che i documenti relativi devono essere ancora «finalizzati» e l’investimento è «soggetto all’approvazione finale da parte dei regolatori».
E’ un linguaggio teso a sottolineare che l’ «accordo di principio è sul quadro giuridico dell’operazione», come spiegano fonti degli Emirati, mentre mancano tre elementi-chiave dei contenuti che coincidono con altrettanti caveat da parte di Etihad: il numero dei dipendenti Alitalia da tagliare, il ruolo delle banche e soprattutto l’avallo della Commissione Europea.
Sulla riduzione del personale, Etihad non è intenzionata ad accettare compromessi rispetto ai 2251 esuberi che prevede e Hogan si attende che dalla nuova tornata di colloqui fra governo e sindacati esca una fumata bianca in tal senso. In concreto ciò significa affidarsi alla mediazione del ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, contando sulla possibilità che il governo ricorra alla legislazione vigente in maniera flessibile per consentire ai sindacati di accettare la richiesta di Etihad.
Ma si tratta di una trattativa delicata, Abu Dhabi segue con attenzione le posizioni dei “falchi del sindacato” con il timore di un naufragio dell’ultimora proprio su questo scoglio. D’altra parte la spaccatura dei sindacati è netta: per Mauro Rossi, della Filt-Cgil, «siamo ancora a zero» mentre Raffaele Bonanni, segretario Cisl, parla di «buon accordo». Sul fronte delle banche il caveat di Etihad è legato alla formalizzazione dell’accordo sui 565 milioni di indebitamento che dovrebbero essere ridotti di un terzo trasformando il resto in capitale forse attraverso uno strumento convertibile a 2-3 anni. Il piano trova il consenso degli sceicchi ma richiede ulteriori passaggi formali e dunque resta in bilico.
Ma è Bruxelles a causare le maggiori preoccupazioni. E’ qui infatti che le delegazioni delle due compagnie aree sono attese per rispondere all’offensiva di Air France, Klm e Lufthansa, i giganti del traffico aereo civile europeo accomunati dalla volontà di sbarrare la strada agli sceicchi del Golfo. Le denunce per violazione delle norme sull’Antitrust che sarebbero arrivate alla Commissione Europea, affermano fonti vicine a Etihad, sono di entità tale da far considerare le questioni «regolatorie» il nodo più difficile da sciogliere. Senza l’avallo di Bruxelles l’intesa con Alitalia non può concretizzarsi e questo spiega perché il ministro Lupi ammonisce Lufthansa a «non usare l’Unione Europea contro il libero mercato e lo sviluppo del trasporto aereo».
L’intento di Alitalia e Etihad è di innescare un’accelerazione parallela sui binari più difficili - sindacati e Commissione Europea - per poter arrivare entro il 30 luglio a disporre di elementi tali da rendere noti anche gli elementi ancora top secret dell’intesa. L’operazione finanziaria di Etihad, con l’investimento di 560 milioni di euro in Alitalia e la creazione di una società ad hoc per gestirne le attività, resta dunque ancora sulla carta anche se la scelta di rendere pubblico il secondo comunicato congiunto nasce dal raggiungimento di un’intesa-quadro sulla quale entrambe le aziende scommettono per creare un «momento favorevole» all’intesa, spazzando via le rimanenti obiezioni e ostilità.
2-LUFTHANSA PROTESTA “BRUXELLES DICA NO”
Luigi Grassia per ‘La Stampa’
La Lufthansa si agita di fronte alla prospettiva di Etihad in Alitalia. «È vitale che l’Unione europea ponga fine alla concorrenza sleale dell’aviazione sussidiata dallo Stato, e proibiscano l’aggiramento delle regole Ue sui sussidi». Questa è la chiave di lettura che danno i tedeschi: in Alitalia entra come azionista forte una compagnia che nel suo Paese (Abu Dhabi) prende soldi statali.
La Lufthansa fa fuoco e fiamme: «Quando Stati senza un grande mercato interno costruiscono hub artificiali e gigantesche compagnie statali nelle loro regioni, molto è messo a rischio per noi in Europa. Il mercato Ue è inondato dalla sovraccapacità dei Paesi del Golfo. No a i sussidi e alla parziale nazionalizzazione delle compagnie europee» (questo, secondo Lufthansa, avverrebbe con Etihad in Alitalia).
Il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi scende in trincea: «Non permetteremo a nessuno di usare l’Europa per limitare il libero mercato e lo sviluppo del trasporto aereo» dice sull’appello di Lufthansa all’Ue. «Non si preoccupi Lufthansa, l’Italia vigilerà affinché l’accordo avvenga nel pieno rispetto delle norme comunitarie. Comprendo, d’altronde, i timori della Lufthansa, che per anni ha goduto dei vantaggi della debolezza delle compagnie aeree italiane e che ora vede avanzare un serio concorrente».
Da Bruxelles la portavoce del commissario ai Trasporti, Siim Kallas, commenta: «Le regole sono chiare. Alitalia deve rimanere in mani europee, così come il controllo». E Alfredo Roma, ex presidente dell’Enac italiano e dell’Ecac europeo, ammonisce: «Le norme non richiedono solo che i cittadini non-Ue siano sotto il 49,9% dell’azionariato, ma anche che non esercitino un “effective control”.
Ma già adesso chi comanda in Alitalia? La Etihad si prepara a mettere i soldi, stabilisce i 2251 esuberi, detta le regole sui debiti. E questo non è “effective control”? Le compagnie concorrenti potrebbero sostenere di sì, di fronte alla Corte di Giustizia europea, e ottenere una sentenza che dichiara che Alitalia non è più un operatore comunitario». Così non solo Etihad non conquisterebbe i privilegi di compagnia Ue ma la stessa Alitalia li perderebbe.
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