VISTO CHE JAMES HOGAN DI ETIHAD SOGNA UN’ALITALIA “SEXY”, MANDERA' A CASA GLI ESUBERI IN TANGA LEOPARDATO? - MONTEZEMOLO VERSO LA PRESIDENZA DELLA NUOVA COMPAGNIA

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Roberto Giovannini per “La Stampa”

 

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Sarà davvero un «Alitalia più sexy», come promette James Hogan? Ieri, nella presentazione che ha seguito la cerimonia della firma dell’intesa tra Alitalia-Cai ed Etihad, il manager australiano che in soli dieci anni ha reso la compagnia di Abu Dhabi un caso di successo internazionale ha spiegato - senza entrare molto nei dettagli - quale sarà la filosofia del piano per il risanamento della compagnia di bandiera italiana.

 

Ovvero, più rotte internazionali a lungo raggio e meno rotte brevi; integrare le reti e gli hub delle due compagnie per canalizzare passeggeri su Roma e Abu Dhabi, e di qui farli viaggiare verso l’America e l’Asia Orientale; attenzione alla clientela «premium»; trasformare la cultura aziendale di Alitalia, portandola a seguire il modello Etihad, ovvero l’«ossessione per il cliente».

 

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Non sarà una passeggiata, questo è chiaro. Gli ostacoli sono tantissimi, e il punto di partenza è che la compagnia italiana quest’anno perderà altri 300 milioni. Chissà se sarà Hogan quel «qualcuno» (finora mai trovato) in grado di mettere a posto Alitalia. I primi tempi, lo si capisce, saranno duri: «In questa fase di transizione ci saranno scelte difficili da fare - spiega - per arrivare ad un’azienda che abbia la giusta dimensione». Per «stabilizzare l’azienda» bisognerà mettere le mani un po’ dappertutto, ma la promessa che viene formulata ai dipendenti e ai sindacati è che «ci sarà un futuro sicuro».

 

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Si comincerà a entrare nel vivo soltanto da gennaio: un po’ per i tempi tecnici e delle autorizzazioni comunitarie (la documentazione è quasi pronta), un po’ per la messa a punto della compagine che gestirà la compagnia a settembre il manager di Etihad tornerà a Roma per parlare con il personale.

 

Chi guiderà la nuova compagnia? La questione è delicata: come noto le regole Ue impongono che per essere considerata europea una società abbia il 51% delle azioni in mano ad europei. È chiaro che da una parte c’è Etihad, che ha il 49%, ma mette soldi persone sinergie aerei e programmi. E dall’altro c’è un 51%, diviso tra venti e passa azionisti, che hanno l’aria di volersene scappare via alla prima occasione utile.

 

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Ma che non potranno farlo - per quanto tempo non si sa, ieri né Hogan né Del Torchio hanno voluto dirlo - grazie a una clausola di lock-up imposta da Etihad. Di fronte a Bruxelles, comunque, l’ad Alitalia Gabriele Del Torchio dice che «è evidente che l’azienda è in forti mani europee».

 

A Hogan «piacerebbe vivere a Roma», ma non sarà lui il futuro amministratore delegato. Che dovrebbe però essere espresso da lui, o rispondergli direttamente. «Sarà il management team - spiega genericamente il Ceo di Etihad - a gestire Alitalia. La questione chiave è che ci sia una visione. Che la vecchia Alitalia sia passata e che la nuova ci sia».

 

Quanto alla presidenza della nuova società, sembra proprio certo che italiani ed emiratini offriranno la poltrona a Luca Cordero di Montezemolo. Il presidente di Ferrari sembra intenzionato ad accettare, ma non vorrebbe che si trattasse di un incarico di gestione operativa. Nel corso dell’incontro Hogan ha un po’ deluso le attese dei giornalisti che chiedevano chiarimenti su questo o quel dettaglio. Etihad comprerà Aeroporti di Roma? «No - ha detto - siamo una compagnia aerea, non investiamo in aeroporti».

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Ma ovviamente potrebbe intervenire una delle tante danarosissime società o fondi sovrani di Abu Dhabi. Gli esuberi Alitalia? «Potranno esserci opportunità anche in Etihad, ma vogliamo soprattutto dare opportunità a nuovi ingressi di giovani». Ringraziamenti per tutti, dal governo ai sindacati. Lui, Hogan, pare convinto: «che brand incredibile è quello di Alitalia!».