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SIAMO ALLE COMICHE: PARTE IL SEQUESTRO CONTRO GLI AMMINISTRATORI DELLA POP DI VICENZA, MA ZONIN LA FA FRANCA PURE STAVOLTA – IL GIP SI DICHIARA “INCOMPETENTE”: L’INCHIESTA PASSA A MILANO – ASSEGNATA UNA SCORTA AL MAGISTRATO
Attilio Barbieri per Libero Quotidiano
Le notizie sul crac della Banca Popolare di Vicenza sono due, ugualmente rilevanti. La prima: salvo imprevisti dell' ultimo minuto, finalmente dovrebbe partire il maxi sequestro da 106 milioni disposto dalla procura di Vicenza quattro mesi or sono e mai eseguito. La seconda: l' ex presidente della popolare vicentina Gianni Zonin non compare nell' elenco dei nove destinatari del provvedimento, che ha raggiunto invece Samuele Sorato, ex direttore generale della banca ed Emanuele Giustini, il suo vice.
Pare incredibile ma la richiesta formulata dalla procura berica a febbraio si è arenata davanti al giudice per le indagini preliminari che si è dichiarato incompetente per il reato di ostacolo alla vigilanza esercitata dalla Consob, che secondo il magistrato spetterebbe a Milano. Il Gip, però, non ha esitato a procedere sull' altra fattispecie di reato: l' aggiotaggio. E così, l' indagine, in corso da due anni, si è divisa in due tronconi. Uno a Vicenza e l' altro nel capoluogo lombardo.
SAMUELE SORATO BANCA POP VICENZA copia
Ma la vicenda non può considerarsi conclusa. Anzi: il procuratore di Vicenza, Antonino Cappelleri, ha impugnato davanti alla Corte di Cassazione, il decreto che è considerato «abnorme», col quale il Gip dichiara la propria incompetenza in favore dell' autorità giudiziaria milanese. Cappelleri fa notare che il Gip ha emesso «al contempo il sequestro per così dire provvisorio per l' importo richiesto, emissione che la procura ritiene non prevista tra i poteri di legge del Gip». Così il sequestro «viene ritenuto vano, anzi controproducente in quanto prevedibilmente subito travolto dalle possibili contestazioni difensive».
A Milano, dov' è appena giunto il fascicolo sull' indagine per ostacolo alla vigilanza a carico della Popolare di Vicenza, la Procura ha chiesto al gip o di dichiararsi incompetente, o di ordinare immediatamente i sequestri. Ma lo sdoppiamento dell' inchiesta è foriero di ulteriori ritardi. Si fa notare, infatti, che pure le accuse per aggiotaggio, in ultima analisi riguardano reati di pertinenza degli sceriffi di Borsa. E quindi sull' intero fascicolo pende il rischio di un conflitto di competenza.
Ma la vicenda processuale rischia di tingersi di giallo. Soprattutto dopo che il Gip vicentino, dichiaratosi parzialmente incompetente, è finito sotto la protezione della Polizia di Stato. Ad attivare la misura, come riferisce il Corriere del Veneto, è stato il questore di Vicenza, Giuseppe Petronzi, che ha ritenuto di istituire la misura della «vigilanza». L' abitazione del magistrato ora è controllata 24 ore su 24.
La pratica arriverà sul tavolo del Comitato per la sicurezza e l' ordine pubblico che deciderà se confermare la misura disposta dalla Questura, oppure se assegnare al Gip una vera e propria scorta. Ma su questi ultimi sviluppi aleggia una serie di interrogativi che gettano un' ombra sinistra sull' intera vicenda.
Giudiziaria e non solo. La vigilanza, solitamente, viene attivata dopo che l' autorità di polizia ha rilevato rischi oggettivi per il destinatario della tutela. Ma in questo caso, di quali rischi si tratta? Forse di minacce? E provenienti da chi? Sullo sfondo lo scontro fra poteri sale di tono e di livello ogni giorno che passa. Il procuratore generale di Venezia Vincenzo Condorelli, in una lunga intervista concessa al Corriere, parla di «ombre sul passato» per le inchieste sulla Popolare di Vicenza, quando «procura e Vigilanza rimasero inerti». Insomma, non si salva nessuno.
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