DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1. GAS LA STRETTA DELL'EUROPA
Marco Bresolin per “La Stampa”
Sono state introdotte numerose deroghe ed è stato tolto alla Commissione il potere di dichiarare lo stato d'emergenza, ma il piano per la riduzione dei consumi di gas approvato ieri dal Consiglio Ue dei ministri dell'Energia rappresenta comunque un passo significativo. Perché è arrivato a soli sei giorni dalla proposta presentata da Ursula von der Leyen e perché pone le basi per un razionamento del gas come strumento di difesa dalle minacce russe.
Per ora sarà su base volontaria, ma in caso di crisi delle forniture il taglio diventerà obbligatorio in un'ottica di solidarietà verso i Paesi più colpiti. «Putin userà quest' arma per creare disordini e cercherà di fermare le consegne nel momento in cui ci farà più male - ha avvertito Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione -. Per questo dobbiamo mettere fine alla nostra vulnerabilità.
Non iniziare a risparmiare gas vuol dire fare una scommessa pericolosa».
Soltanto l'Ungheria si è opposta all'approvazione del regolamento, che prevede di ridurre del 15% i consumi di gas nei prossimi otto mesi e che vede soprattutto la Germania tra i potenziali beneficiari. Secondo Budapest il piano è «inapplicabile perché ignora gli interessi del popolo ungherese».
Per il via libera non serviva l'unanimità, ma bastava la maggioranza qualificata degli Stati membri. Così come basterà la maggioranza qualificata per rendere obbligatorio l'obiettivo di riduzione dei consumi se e quando verrà decretato lo stato d'emergenza. E se il governo di Orban si rifiutasse di tagliare i consumi? Fonti Ue assicurano che, come per tutti i regolamenti, in caso di violazione verrà avviata una procedura d'infrazione.
Le deroghe introdotte sono di diverso tipo. Gli Stati membri che si trovano su un'isola - vale a dire Irlanda, Malta e Cipro - saranno esentati dall'obbligo di ridurre l'uso del gas del 15%. Le prime due hanno però assicurato che contribuiranno al taglio dei consumi, mentre per Cipro la situazione è diversa visto che praticamente non usa il gas per produrre energia elettrica. Ci saranno inoltre deroghe che terranno in considerazione la situazione dei Paesi scarsamente interconnessi al resto della rete energetica, come Spagna e Portogallo, oppure dei Paesi Baltici, visto che il loro sistema elettrico è connesso a quello russo.
Ma al di là delle caratteristiche geografico-strutturali, il negoziato ha introdotto alcuni correttivi che vanno incontro ai Paesi come l'Italia. La quota di metano da ridurre scenderà per chi ha superato gli obiettivo di riempimento degli stoccaggi, per chi ha industrie critiche fortemente dipendenti dal gas, per chi ha capacità di esportazione e per chi nell'ultimo anno - a causa della ripresa economica post-pandemia - ha registrato un aumento dei consumi superiore all'8%.
PUTIN E I RUBLINETTI - BY EMILIANO CARLI
Secondo il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, per l'Italia questo dovrebbe tradursi in un tasso di riduzione effettivo del 7%, meno della metà di quello inizialmente previsto. Ciò significa che il nostro Paese dovrà tagliare meno di 4 miliardi di metri cubi di gas nei prossimi otto mesi (durante i quali, mediamente, l'Italia consuma circa 55 miliardi di metri cubi di gas). «Ma le deroghe non sono automatiche», ha avvertito ieri un funzionario Ue, spiegando che «ogni Stato dovrà dimostrare le proprie circostanze eccezionali» e la Commissione, dopo un'analisi, dovrà dare la sua autorizzazione.
La commissaria Ue all'Energia, Kadri Simson, ha spiegato che il vuoto da colmare in caso di interruzione delle forniture da parte di Mosca sarà di circa 30-45 miliardi di metri cubi, a seconda delle condizioni meteorologiche del prossimo inverno. Il piano iniziale della Commissione prevedeva un risparmio totale di 45 miliardi di metri cubi, ma con le deroghe la cifra scenderebbe a circa 35-38 miliardi. Di fronte a un inverno rigido, dunque, potrebbe non bastare.
La Commissione ha confermato che in autunno verranno presentate le proposte per valutare l'eventuale applicazione di un tetto al prezzo del gas. Ma secondo un funzionario Ue l'approvazione del piano potrebbe già avere effetti in questo senso: «È un segnale per il mercato, se non per ridurre i prezzi, almeno per limitare la volatilità e l'instabilità a cui assistiamo».
2. CINGOLANI: "ORA SPINGERE SULLE ALTERNATIVE"
Alessandro Barbera per “La Stampa”
Dopo ore e ore di trattative, l'Italia ha detto sì alla proposta della Commissione europea sulla riduzione dei consumi di gas. Nella notte di lunedì gli sherpa della rappresentanza e il ministro Roberto Cingolani hanno strappato l'accordo al quale erano inizialmente contrari. Le deroghe ottenute permettono di limitare i danni della decisione dei Ventisette.
A meno che Mosca non tagli ulteriormente le forniture, il prossimo inverno la riduzione dei consumi dovrà essere ridotta al 7 per cento della media degli ultimi cinque anni. La faccenda è tecnicamente complessissima, ma la si può sintetizzare così: il taglio dovrà essere una proporzione fra la capacità netta di esportazione e il gas consumato. E poiché per l'Italia questo rapporto è inferiore al 50 per cento, il sacrificio necessario a rispettare i patti è più basso del 15 per cento preventivato dalla Commissione.
Cosa significa in concreto?
Le fonti di governo impegnate nel dossier stimano la riduzione dei consumi in quattro miliardi di metri cubi di metano. Detta ancora più chiaramente, e in vista dei freddi invernali: un grado di temperatura e un'ora di riscaldamento in meno di oggi.
Fin qui, lo scenario appare piuttosto rassicurante. Salvo dover constatare che le stesse fonti ministeriali non citano per ora il «worst case», ovvero la possibilità che lo Zar di Russia chiuda i rubinetti verso l'Europa. Ieri al mercato di Amsterdam il prezzo di un megawatt ora di gas ha raggiunto un nuovo picco di 214 euro. La ragione è nella riduzione dei flussi di metano verso il tubo di Nord Stream, la principale fonte di approvvigionamento della Germania. «La decisione di Gazprom per noi è marginale, entro il prossimo inverno saremo quasi indipendenti dalla Russia», spiegava ieri Cingolani dopo il vertice con i colleghi.
Quel «quasi» vale ancora un quarto dei consumi italiani. Molto meno dell'oltre 40 per cento dell'inizio della guerra In Ucraina, abbastanza da non far dormire sonni caldi. Gli incentivi agli stoccaggi decisi con gli ultimi decreti hanno permesso di far salire le scorte per il prossimo inverno attorno al 66 per cento della capacità. Una volta raggiunto il 90 per cento, e se il livello dei flussi non calerà ancora, potremmo passare l'inverno senza austerity.
Ma per diventare davvero autonomi occorre che il governo porti in fondo il piano di diversificazione energetica. In cima alle preoccupazioni di Draghi e Cingolani c'è il destino della nave rigassificatrice attesa per primavera a Piombino, contro la quale si sono schierati diversi comitati e il sindaco della città, fino a far vacillare il commissario di governo, il presidente della Regione Eugenio Giani.
C'è poi una ulteriore incognita, oggi in capo a Draghi e domani al nuovo governo: come calmierare il prezzo volatile di una materia prima che oggi costa dieci volte il prezzo di prima della pandemia. Nella riunione con gli altri ministri dei Ventisette Cingolani, sempre in contatto con Mario Draghi, ha insistito per l'introduzione di un prezzo massimo per il metano importato da Mosca.
I GASDOTTI CHE INTERESSANO L'ITALIA
I tempi delle istituzioni europee sono quel che sono: la questione sarà sul tavolo dei capi di governo il 20 ottobre, e non è ancora chiaro se per allora ci sarà un nuovo governo o ancora Mario Draghi.
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