DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell'articolo di Valeria Di Corrado per il Messaggero
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LA DINAMICA Nella nota diffusa dalla Procura si legge che «sono diverse le ipotesi al vaglio degli inquirenti e non è possibile ipotizzare una prima ricostruzione attendibile dei fatti. Al riguardo, si evidenzia che non risultano, allo stato, elementi circa la possibilità di utilizzo, da parte di uno dei natanti, del cosiddetto pilota automatico».
L'ipotesi era emersa nei giorni scorsi, con riferimento al motoscafo, proprio perché Manzo aveva riferito subito dopo i soccorsi che l'imbarcazione che li aveva speronati sembrava non fosse governata da nessuno.
L'indomani tale circostanza sarebbe stata confermata nel verbale di sommarie informazioni dalla 24enne Anna Maria Dürr, anche lei a bordo del motoscafo insieme al fidanzato 26enne Mikkel Horup (figlio del comandante Per Horup) e alla compagna di quest' ultimo, Tine Lehamann (53 anni). La ragazza aveva in qualche modo confessato l'uso del pilota automatico - che invece è stato escluso dal perito dell'assicurazione del motoscafo - e la scarsa visibilità dovuta ai raggi del sole. «Parimenti, al momento - conclude la nota della Procura di Grosseto - non risulta che nessuno dei soggetti conducenti fosse in stato di alterazione da sostanze stupefacenti o alcoliche al momento del sinistro».
LE MANOVRE In attesa che il pm nomini un consulente tecnico navale che faccia chiarezza sulla dinamica dello scontro, le due imbarcazioni restano sotto sequestro e i militari della Guardia Costiera di Porto Santo Stefano continuano a raccogliere elementi utili alle indagini. Quel che sembra assodato finora è che il motoscafo della famigliola danese (lungo 17 metri) procedeva a 36 nodi, a una velocità sei volte superiore della barca a vela della compagnia di amici romani (lunga 14 metri), che navigava a 6 nodi. Già questo elemento fa pendere la bilancia delle responsabilità sull'imprenditore Per Horup.
La barca a vela proveniva dal Lido di Traiano ed era diretta verso l'Isola del Giglio. Il motoscafo, invece, proveniva da Giannutri ed era diretto all'Isola d'Elba. Le due imbarcazioni sono entrate in rotta di collisione nel tratto di mare a sud-ovest rispetto al promontorio dell'Argentario.
Il Bio Blue dei danesi, pur arrivando presumibilmente da sinistra rispetto al natante dei romani, è andato a impattare con la prua contro il lato destro della poppa di Vahinè - come testimoniano gli evidenti danni lasciati sullo scafo - perché nel frattempo Fernando Manzo avrebbe effettuato delle virate di emergenza, facendo rigirare la barca, quasi a 180 gradi. Lo strallo di poppa di Vahinè era integro; il motoscafo, quindi, non l'ha spezzato. Il fiocco di prua, invece, era avvolto. La barca a vela aveva una sola vela aperta e stava procedendo anche con il motore acceso.
incidente tra barche argentario
L'EX COMANDANTE DE FALCO Secondo quanto dichiarato alla tv danese dall'altro figlio di Per Horup, Nik, ci sarebbe una responsabilità nell'incidente in capo alla barca a vela dei romani: colpevole di non aver dato la precedenza che spettava al motoscafo guidato da suo padre.
Ma su questo punto, l'ex comandante della sala operativa della Capitaneria di porto di Livorno Gregorio De Falco, oggi senatore del gruppo Misto, è categorico: «Anche se procedeva a motore, quando la barca ha una vela spiegata, ha la precedenza».
FRANCESCO SCHETTINO E GREGORIO DE FALCOGREGORIO DE FALCO
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