NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON…
Giovanni Pons per La Repubblica
Mediobanca cambia pelle e cerca di mettersi alle spalle l'etichetta di salotto buono della finanza italiana. Con il nuovo piano industriale che l'amministratore delegato Alberto Nagel si appresta a presentare giovedì prossimo al consiglio di amministrazione la banca d'affari fondata da Enrico Cuccia affronterà un'importante trasformazione. Sarà sempre più una banca nel vero senso del termine e sempre meno una holding, guarderà di più all'estero alleggerendo le attività in Italia.
Il punto nodale della trasformazione sarà il progressivo alleggerimento delle partecipazioni. Da tempo gli analisti e gli investitori internazionali quando guardano a Mediobanca osservano che il business del corporate and investment banking viene influenzato dall'assorbimento di capitale delle partecipate. Il cui andamento e apporto in termini di utili o perdite è stato molto volatile negli ultimi anni.
A partire dalla presenza storica nel gruppo Generali, un investimento sempre considerato strategico da Cuccia prima e da Vincenzo Maranghi poi ma che ora potrebbe non esserlo più. L'intenzione di Nagel e del presidente Renato Pagliaro è infatti quella di ridimensionare
in futuro il 13,2% posseduto nelle Generali di almeno tre punti percentuali e poi di considerare la rimanente quota come una società "collegata", classificandola in bilancio secondo il principio Ias 28.
«Oggi non ha più senso parlare di partecipazioni strategiche», si sente dire da tempo dalle parti di Piazzetta Cuccia. Mantenere Generali tra le collegate per Mediobanca significa comunque portarsi in bilancio la quota parte di utile e patrimonio che il Leone di Trieste saprà produrre nei prossimi anni e in questo momento c'è grande fiducia nel nuovo corso impresso da Mario Greco alla compagnia.
Per fare emergere sempre più l'attività bancaria il management di Mediobanca ha intenzione di "liberare" capitale vendendo progressivamente le altre partecipazioni. Il piano industriale di Nagel prevede dunque di inserire nella categoria contabile Afs (Available for sale) le quote possedute in Telco, Rcs, Pirelli, Gemina, Sintonia, Atlantia. E poi di venderle sul mercato quando i prezzi saranno convenienti rispetto ai valori di carico. Inoltre Mediobanca ha già deciso di uscire appena possibile dai patti di sindacato in cui è ancora presente.
Per quanto riguarda Rcs dovrebbe esserci uno scioglimento anticipato non appena concluso l'aumento di capitale. Per Telco la finestra della disdetta e conseguente scissione della quota parte di Telecom si apre tra settembre e ottobre, per Pirelli la scadenza è nel gennaio 2014.
Se il disegno di Nagel andrà in porto grazie anche alle sollecitazioni dei regolatori che impongono requisiti più stringenti sul capitale -Mediobanca diventerà sempre meno crocevia dei grandi gruppi industriali. Al contempo cercherà di integrare la raccolta di Che Banca! con quella di Compass, di riprendere l'erogazione del credito a medio lungo termine, di sviluppare ancor più la consulenza aziendale e l'equity capital market, tutte attività in utile e in cui dai tempi di Cuccia ha consolidato una buona quota di mercato.
ALBERTO NAGELAlberto Nagel article Alberto Nagel e Roberta mediobanca mediobanca
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI…
DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA”…
C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA…
FLASH – COME MAI IL PRIMO MINISTRO UNGHERESE VIKTOR ORBAN, PUR INVITATO, NON È VOLATO A WASHINGTON…
DAGOREPORT - DANIELA SANTANCHÈ A FINE CORSA? IL CAPOGRUPPO DI FDI IN SENATO, LUCIO MALAN, È A…