DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
1. PROVVEDIMENTI PER NON FERMARE LE IMPRESE
Massimo Caputi* per “il Sole 24 Ore”
*Presidente Federterme-Confindustria
Non voglio ripetere i concetti triti e ritriti a cui ci hanno abituati negli ultimi 15 giorni giornali, talk show e simili. Purtroppo questa è una "terza guerra mondiale", senza bombe e senza cannoni e, come in guerra, la priorità assoluta è salvare vite umane innocenti. E su questo, con qualche confusione e qualche errore di comunicazione, si sta procedendo con fatica nella giusta direzione; le fughe di massa impulsive e incontrollate dell' 8 marzo dalle "zone rosse" verso il Centro-Sud sono state dannose e dovevano essere evitate, costringendo peraltro i presidenti delle Regioni investite dai flussi a tutelare e proteggere la popolazione con altri Decreti. Da ciò il Dpcm del 9 marzo sera, provvedimento che ha esteso le misure più restrittive a tutto il Paese.
Ma come in guerra, occorre pensare e riflettere sulle conseguenze degli eventi anche sull' economia e sull' occupazione, per evitare di trovare, tra qualche mese, un tessuto produttivo disintegrato con un inevitabile innalzamento fortissimo delle tensioni sociali. Tutto si può fare, meno che restare come pugili suonati . Non sono un raffinato intellettuale, ma le mie riflessioni rispondono al buon senso, nell' interesse delle Pmi e in particolare del settore turistico-termale.
Da un lato oggi vanno individuate norme che superino l' ordinarietà per non restare impantanati in regole che appaiono senza senso: penso ad esempio alla necessità di velocizzare al massimo la contrattazione sindacale per definire i processi di ricorso a strumenti di crisi aziendale.
giuseppe conte e rocco casalino
In questo caso le imprese devono reagire in ore, non in giorni (o peggio settimane) tra una riunione e l' altra, aspettando che i sindacati diano il loro consenso. Un altro esempio efficace riguarda la flessibilità del lavoro, non parlo dei tecnicismi astrusi, ma oggi è indispensabile consentire e offrire la maggiore possibile flessibilità al lavoro, anche transitoria secondo i modelli anglosassoni.
GIUSEPPE CONTE AL DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE
Ad esempio, siamo l' unico Paese al mondo dove esiste una supertassa sul lavoro stagionale: una norma folle. Ci sono tante di norme che potrebbero essere sospese, rendendo un po' meno difficile la vita in queste ore alle imprese; una esemplificazione tipo "Bersani Super" . L' alleggerimento delle norme - ripeto, anche temporaneo - avrebbe costo zero per lo Stato.
Veniamo al problema più drammatico per chi opera nel campo turistico e termale (e non solo): la totale carenza di liquidità.
Le imprese arrivano a fine marzo con pochissima liquidità residua, in particolare quelle che hanno attività stagionali, e contano sulla primavera (in particolare sui giorni legati alle festività pasquali e ai "ponti" di aprile-maggio) per fortificare le posizioni finanziarie e pagare regolarmente mutui e finanziamenti... La primavera non c' è più, e forse neanche l' estate. Non la facciamo lunga: la carenza di liquidità genererà, se non si interviene immediatamente, la crisi e forse la morte di migliaia di imprese, anche sane, nonché un crollo delle imprese dell' indotto, dalla pubblicità ai fornitori. E a oggi non si vede nulla, dico nulla, di serio e concreto.
È ovvio che c' è un problema di copertura e sforamento deficit, ma è anche ovvio che provvedimenti - in particolare di natura politica - assunti 18 mesi fa, ad esempio come Quota 100 e Reddito di cittadinanza, oggi sono "tesoretti" da utilizzare subito per far vivere imprese sane e dare occupazione e futuro vero. Occorrono lucidità e competenza, di qualunque colore politico.
Una breve riflessione sulle 300 imprese termali del Paese: sono fortemente radicate sui territori, danno lavoro a 12mila persone, incluso l' indotto, generano flussi destagionalizzati e forniscono anche servizi sanitari e di riabilitazione che comportano risparmi notevolissimi per lo Stato. La Regione Emilia-Romagna ne ha fatto un driver dello sviluppo e dell' assistenza: lo Stato e le altre Regioni facciano lo stesso. In questi giorni le imprese e i loro dipendenti stanno vivendo un momento di inattesa e gigantesca difficoltà che con determinazione e buon senso può essere superato.
LINO STOPPANI VICEPRESIDENTE DI CONFCOMMERCIO: "I 25 MILIARDI BASTANO PER UN QUADRIMESTRE. MOLTI ESERCIZI RISCHIANO DI NON RIAPRIRE"
Francesco Rigatelli per “la Stampa”
Lino Stoppani oltre che il proprietario della gastronomia Peck di Milano è vicepresidente di Confcommercio e presidente della Federazione italiana pubblici esercizi, che rappresenta bar e ristoranti.
Era a conoscenza della decisione del premier Conte di chiudere i negozi?
«Se ne parlava da giorni e ora almeno sappiamo di che morte morire. Certamente il premier ha le informazioni per scegliere. La situazione è grave per cui accettiamo tutti i provvedimenti, sperando finiscano presto».
È stato determinante l' apporto del governatore Fontana?
«Sì, anche perché la Lombardia è la regione più colpita dall' epidemia. Comprensibile che abbia messo un po' di pressione al governo».
Ai negozi conviene chiudere piuttosto che rimanere aperti senza clienti?
«In parte sì, perché era una contraddizione dire a tutti di stare a casa e lasciare aperti i negozi».
In molte città del Centro-Sud può sembrare una misura eccessiva?
«Bisogna far tesoro delle esperienze di altri territori. Il contagio fa presto a propagarsi. Queste scelte sono utili a tutti».
Ora cosa vi aspettate dal governo?
«Intanto ci hanno ascoltato. Abbiamo chiesto provvedimenti su cassa integrazione ed estensione del fondo di integrazione salariale a chi ha meno di 15 dipendenti. Poi il differimento delle scadenze fiscali e un aiuto per la liquidità delle imprese, per esempio la moratoria sui mutui. Le dichiarazioni di Conte mi pare vadano verso un buon esito di queste richieste. I 25 miliardi sono tanti, ma bisogna vedere quanto dura la crisi».
Per quanto bastano secondo lei?
«Non più di un quadrimestre».
I negozi resteranno chiusi anche oltre il 3 aprile?
«Spero potremo farcela a riaprire tra due settimane. Dipende dall' evoluzione dell' epidemia e dalla situazione degli ospedali».
Pensa che falliranno molti negozi e piccole imprese?
«È un rischio, che dipende dalla durata dell' emergenza. Ci vorrà tempo per tornare alla clientela e ai turisti di prima».
Lei segue anche ristoranti e bar, che problematiche particolari hanno avuto?
«Hanno sofferto le ambiguità dei giorni scorsi, ma è anche vero che hanno un valore sociale. Averli tenuti aperti è stato un gesto simbolico e hanno potuto dimostrare di essere un vero servizio pubblico. Quando li chiudi la città si spegne».
I ristoranti potranno continuare con le consegne a domicilio.
«È il mondo che cambia e fino adesso lo abbiamo visto solo per le criticità dei rider, ma ora potrebbe tornare utile. Dai grandi marchi ai piccoli ristoratori, in molti potranno andare avanti così».
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