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Marco Zatterin per “la Stampa”
<Le banche, le banche!», ripete l' alto funzionario europeo che sventola un rapporto della Commissione sullo stato di salute del credito italiano. «Preoccupante», precisa. Più del debito? «Le banche, le banche!», insiste, spiegando che sui conti pubblici «ci aspettiamo che il governo mantenga la parola data», con la correzione per aprile. Adottando il teorema renziano, la fonte confessa di trovare curioso che Roma e Bruxelles discutano così tanto sugli "zerovirgola", perché "sono pochi miliardi e non risolvono il problema del passivo di stato". Ci vorrà altro tempo per quello, lascia intendere, si studierà una qualche soluzione, magari ponte, e poi si vedrà. Ma per le banche, giura, è un' altra storia.
Il problema sono le sofferenze, i crediti che non saranno recuperati, gli Npl per dirla con i tecnici. Pesano come un macigno sulla coscienza pubblica e la capacità di manovra dei signori del Credito che, nonostante le evidenti eccellenze di sistema, hanno smarrito un pezzo della fiducia dei mercati, come dimostra la caduta dei valori di Borsa nel 2016: 85 miliardi la somma netta, 198 la lorda, 329 il dato globale. Peggio di noi solo Cipro, Grecia e Portogallo.
Per questo la Commissione evidenzia la persistente incertezza «connessa all' adeguatezza degli accantonamenti davanti all' elevata massa degli Npl». L' idea è che «nonostante le misure del governo, il sistema «resta vulnerabile agli shock». La profezia è illustrata dalla lentezza con cui si tagliano i crediti incagliati, fattore che riduce la capacità delle banche di fare profitti e anche quella di prestare dei soldi. Sinora la domanda è stata ridotta, per molti motivi strutturali, fra cui la prudenza e il rigore accresciuti dalle scottature del recente passato.
«Saranno le banche italiane in grado di sostenere la ripresa quando questa dovesse manifestarsi davvero?», si chiede l' esperto europeo. In altre parole: sapranno rispondere alla domanda di finanziamento quando le imprese chiederanno liquidi per riprendere la corsa interrotta ormai da quasi dieci anni? Il freno è costruito dal quartetto classico delle insidie bancarie.
Lo compongono le esigenze di ricapitalizzazione diffuse, i margini ridotti all' osso sugli interessi, i costi operativi ancora molto elevati, le possibili difficoltà a raccogliere capitale fresco. La Commissione ha un giudizio positivo sulle riforme effettuate sinora da Roma sulla governance, ma invita la politica a proseguire nell' azione: un occhio di riguardo è per la commissione Rordorf sui fallimenti. Il ministro Padoan lo sa bene, assicurano. E ne hanno parlato anche con Gentiloni.
il palazzo della commissione europea a bruxelles
Senza dimenticare che gli istituti devono muoversi perché il «sistema è troppo parcellizzato». «Le banche, le banche!», è il ritornello ai piani alti di Bruxelles, cantato per preoccupazione per il destino del compagno di viaggio italiano per gli effetti che la sua instabilità potrebbe avere sul resto del continente.
Qualche numero? L' esposizione delle banche francesi verso l' Italia pesa il 4% del pil dell' Esagono. Quelle degli istituti italiani verso la Germania vale il 10% del nostro pil. Sono i numeri della paura di un contagio possibile - non ancora probabile - che dà da pensare a Bruxelles. Più del debito, almeno per ora. Anche se, visti i numeri, la situazione potrebbe cambiare nel giro di dodici mesi. In peggio.
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