DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Luca Angelini per corriere.it
E se ci fosse un’alternativa sia agli eurobond, in versione coronabond, che al Mes senza condizioni (o quasi)? La domanda non è oziosa, visto che sui primi resta l’ostilità di Germania, Olanda e altri e sul secondo c’è resistenza persino nei governi che più ne avrebbero bisogno, come quello italiano (per l’avversione, come noto, del M5S che fa il paio con quella di Lega e Fratelli d’Italia, la grande alleanza trasversale populista che vede lo spettro della Troika anche dove non c’è).
I limiti del Mes e l’esplosione del debito
Oltretutto, ricordano su Le Monde Laurence Scialom e Baptiste Bridonneau, del laboratorio di ricerca EconomiX, all’università Paris-Nanterre, il ricorso al Mes senza condizioni è limitato al 2% del Pil e alle sole spese sanitarie. Mentre, spiegano riprendendo la metafora bellica usata da Macron per la pandemia di Covid-19, l’Europa rischia di ritrovarsi con un debito analogo a quello post Seconda guerra mondiale, di dimensioni tali da schiacciare come un macigno le ali di ogni possibile ripresa, a emergenza finita.
La proposta e il (nuovo) ruolo della Bce
La loro proposta alternativa è questa: la Banca centrale europea, che in questi anni di Quantitative easing (il famoso «bazooka» di Draghi) ha acquistato massicce dosi di titoli di Stato della zona euro, ossia di debito pubblico, potrebbe decidere di cancellare parte di quel debito, per alleggerire il fardello della crisi e dare ossigeno alla ripresa.
La riconversione ecologica delle economie
christine lagarde jens weidmann
L’unica condizione per ottenere la cancellazione sarebbe che «i margini di manovra così riconquistati siano diretti verso una riconversione ecologica delle nostre economie». Un modo per salvare sia la capra della ripresa che i cavoli della lotta al cambiamento climatico. O, detto in modo meno grossolano, «un’opzione buona a breve termine per l’economia, visto che sostiene l’attività produttiva e l’impiego di ogni Paese della zona euro e buona a medio-lungo termine per tutti, visto che la preservazione del clima è un bene pubblico mondiale».
Il vantaggio (politico) della Bce
Ma, a parte le possibili difficoltà tecniche di applicazione (tipo stabilire cosa contribuisca alla riconversione ecologica dell’economia: ricordate la disputa sulla Tav?), quante possibilità ci sono che una proposta del genere passi? E qui, va detto, Scialom e Bridonneau segnano un punto a loro favore: «La soluzione è politicamente possibile, perché la Bce è l’istituzione in cui è più debole, per un governo, la possibilità di opporre un veto». Mentre per gli eurobond serve l’unanimità, nella Bce basta la maggioranza dei due terzi. È grazie a quello, ricordano i due economisti, che passò il whatever it takes di Draghi, nonostante il voto contrario di Jens Weidmann della Bundesbank. E, di fronte alla crisi economica ed ecologica, concludono, «potrebbe essere di nuovo necessario far pendere i rapporti di forza a favore dei partigiani del cambiamento politico che di quelli dello status quo. La Bce salverebbe così, ancora una volta, la zona euro dai suoi demoni». Succederà?
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