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Gianni Santucci per "Corriere.it"
L'albanese si presenta con mezzo chilo di cocaina e un kalashnikov modificato sul sedile della macchina, una Golf. Dice: «Sai, oggi è un po' movimentata la zona». Succede in pieno giorno, periferia di Milano. L'acquirente è un grosso trafficante, arrestato questa notte su ordine della Procura di Milano (pm Antonio Sangermano, ordinanza del Gip Fabrizio D'Arcangelo).
Marco Damiolini, 35 anni: era lui che riforniva di droga tre dipendenti di Mediaset che si facevano consegnare la cocaina e in parte la spacciavano all'interno degli uffici di Cologno Monzese, bloccati insieme ad altre nove persone lo scorso novembre, nella prima tranche dell'inchiesta. Con i nuovi arresti (22), oggi i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano sono risaliti al livello superiore dei trafficanti, gruppi in grado di importare a Milano quintali di droga. Un gruppo di ecuadoriani che ha fatto arrivare la cocaina via mare (su container), per via aerea (grazie a corrieri) e con spedizioni postali, recapitate direttamente in una pizzeria di via Gaudenzio Ferrari, vicino ai Navigli milanesi.
LE COSCHE - E poi i fornitori albanesi. Al centro della trama, il trafficante italiano che aveva una «fame» continua di cocaina: perché il mercato del capoluogo lombardo «assorbe» droga senza fine e allora Marco Damiolini è arrivato prima a mandare un suo corriere direttamente in Bolivia, e poi ha progettato di entrare «in società » con un finanziatore per acquistare alcuni chili di cocaina, per poi uccidere l'uomo e tenere per sé tutti i guadagni.
E se qualcuno nella malavita avesse collegato l'episodio, la giustificazione (che il trafficante ha confidato a un suo complice) sarebbe stata: «Cosa ci posso fare io... se lo hanno ammazzato è colpa mia?». Se era un fornitore per ambienti della Tv e dello spettacolo (i vertici Mediaset sono sempre stati ignari, parte lesa), il trafficante ha parlato a lungo anche di affari con la 'ndrangheta: per i «paesani», diceva in un'intercettazione, «me ne prendo cinque, dieci chili a settimana».
E poi spiegava la delicatezza degli affari: «Tu devi capire che i calabresi sono gente particolare. Loro ti dicono... "voglio pagarla a 36 e 5 per dire"... se tu gli fai 36 e 51, un centesimo... ti dice.... "no, non la voglio"... perché c'è quel centesimo in più».
CONTROLLI DOGANALI - Indagato anche un dipendente della Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi, che «nella sua qualità di... responsabile del "Reparto Security" dell'aeroporto di Linate... - come scrive il gip D'Arcangelo - si adoperava per garantire l'elusione dei controlli doganali sui bagagli in arrivo presso il suddetto scalo, all'interno dei quali era celata la sostanza stupefacente».
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