
DAGOREPORT - CHI È, CHI NON È E CHI SI CREDE DI ESSERE CLAUDIA CONTE, LA “GIORNALISTA, SCRITTRICE,…
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“Riteniamo che ci sia una probabilità tra il 60% e il 70% di finire in una bolla speculativa azionaria nel medio termine, anche se con gli inevitabili dossi stradali lungo la strada”. Questo è quanto scrivono gli analisti della banca d’investimento Credit Suisse riguardo il mercato azionario, in una nota inviata questa mattina ai clienti.
Non stanno parlando di niente di storicamente insolito, a loro parere, aggiungendo che “i mercati rialzisti sulla maggior parte degli asset finiscono in una bolla speculativa”.
Gli analisti di Credit Suisse vogliono essere chiari - non pensano il mercato azionario sia in bolla in questo momento. Anche se alcune persone hanno messo in dubbio la lunghezza del periodo dell’attuale mercato “toro” (che Credit Suisse definisce come un periodo senza interruzioni e senza un crollo maggiore del 20%), ci sono periodi storici comparabili che sono durati molto più a lungo.
Tuttavia, Credit Suisse fa notare che è passato molto tempo da una correzione del 10% sul mercato azionario degli Stati Uniti - che non accade dal 2011. Ecco quali sono i tre fattori principali che stanno alimentando una bolla speculativa:
L’allentamento della politica monetaria:
A nostro avviso, il rischio è che le banche centrali, senza sapere se il calo dell’inflazione è il riflesso di un deficit della domanda o è guidato dall’offerta, non mancheranno di tenere i tassi bassi in modo anormale.
L’impatto del prezzo del petrolio:
La caduta dei prezzi del petrolio può portare sia ad una spinta a spendere se i consumatori credono che saranno ancora più bassi, sia possono portare alla decisione delle banche centrali di mantenere i tassi di interesse bassi. Credit Suisse porta l’esempio del QE della BCE in risposta al calo dell’inflazione - in gran parte determinato dal calo dei prezzi del petrolio.
C’è ancora spazio per un forte aumento dell’acquisto di titoli azionari:
Credit Suisse evidenzia che gli investitori retail sono molto meno sofisticati rispetto ai rivali istituzionali, e che in genere acquistano di più quando le azioni sono relativamente costose, fornendo una spinta alle valutazioni da bolla.
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