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1.BORSA: SHANGHAI CHIUDE IN RIALZO 4,5%, SHENZHEN +4,1%
(ANSA) - Chiusura in forte rialzo per i listini cinesi. Shanghai ha terminato le contrattazioni in progresso del 4,54% e Shenzhen del 4,09%, dopo le misure adottate dal governo per sostenere i listini e la sospensione di quasi la metà dei titoli dalle contrattazioni.
E' dal 2008 che Shanghai e Shenzhen non realizzavano due sedute consecutive di rialzi così consistenti. Il recupero dei listini, che risalgono dai minimi da tre mesi toccati mercoledì scorso, arriva dopo l'adozione di una serie impressionante di misure da parte del governo cinese, tra cui il divieto per i manager e gli azionisti rilevanti di vendere azioni per sei mesi, l'ordine per le società statali a comprare azioni, l'avvio di indagini contro i ribassisti (short-seller), il varo di un fondo da 19 miliardi di dollari gestito dai broker per acquistare azioni e l'aumento della possibilità di fare trading a debito.
Fidelity Investment, il gestore che detiene i più grandi fondi di azioni cinesi quotate fuori da Shanghai e Shenzhen, ritiene che dopo la correzione sia tornato il momento di acquistare i titoli del colosso asiatico, accodandosi ai suggerimenti di Goldman Sachs. "Per quanto riguarda i fondamentali, al momento abbastanza fiduciosi" ha commentato Robert Bao, gestore di Fidelity a Hong Kong che amministra un fondo da 2 miliardi di dollari sulla Cina. "Crediamo che nella seconda parte dell'anno assisteremo a una ripresa dell'economia che non è ancora incorporata nei prezzi del mercato".
2. OCCHIO PERÒ: METÀ DELLE AZIENDE QUOTATE È STATA SOSPESA DALLE CONTRATTAZIONI
DAGONOTA: Nella giornata borsistica di oggi (venerdì), che in Cina si è già conclusa, 1.365 società erano ancora 'congelate' e i loro scambi sospesi sui listini. Si tratta del 47% delle società quotate sui mercati cinesi (Hong Kong esclusa), azioni che secondo i calcoli di Bloomberg valgono 2,4 miliardi di dollari, cioè il 36% della capitalizzazione totale.
3. CINA, IL GOVERNO FERMA IL CROLLO - PECHINO INDAGA SULLE SPECULAZIONI
Ilaria Maria Sala per “la Stampa”
Borse asiatiche in rialzo, come era prevedibile: gli indici di Shanghai (+5,8%), Shenzhen (+4,25%) e anche quello della Speciale Regione Amministrativa (Sar) di Hong Kong (+3,7%) hanno chiuso recuperando quasi interamente le perdite di mercoledì. Cifre che non rivelano però che l’atmosfera, ora, è tutta un’altra rispetto a pochi giorni fa: i piccoli investitori, milioni di persone che si erano avvicinate al mercato azionario come se fossero stati tavoli dei casinò di Macao, sono rimasti scottati, perdendo un fiume di soldi che, in molti casi, erano stati presi a prestito nella frenesia della bolla speculativa.
xi jinping sulla copertina dell economist
Certo, ora il gossip cinese rivela che tre delle più famose attrici cinesi - Vickie Zhao, Zhang Ziyi e Fang Bingbing - hanno perso «miliardi» in Borsa nelle ultime settimane, ma nel loro caso si tratta di soldi che avevano già, e che erano accompagnati da molti altri milioni.
VOLUMI RIDOTTI
Anche in questa crisi, dunque, a soffrire davvero sono i piccoli che rischiano il tutto per tutto: come a dire, che non vi è nessuna «particolarità cinese» nel vedere i piccoli investitori perdere anche la camicia. I volumi di scambio in Borsa, però, sono ormai molto ridotti: quasi i due terzi delle aziende quotate a Shanghai sono state temporaneamente sospese, mentre il governo cinese ha minacciato di gravi conseguenze - fra cui anche la possibilità del carcere - tutti i grossi azionisti che decidono di vendere azioni prima di 6 mesi. L’agenzia Nuova Cina riferisce inoltre che la polizia sta indagando su «speculazioni sospette».
Anche alla Borsa di Shenzhen - una specie di Nasdaq cinese, dove sono scambiati perlopiù titoli tecnologici - la metà delle aziende quotate è congelata, e l’aumento registrato alla chiusura delle contrattazioni di nuovo rappresenta poco, se non la determinazione di Pechino di non rischiare la stabilità sociale per un pugno di trilioni in Borsa.
In campo è stato messo un intervento statale di dimensioni tali da bloccare praticamente le vendite, e quindi, i mercati avrebbero potuto solo salire. E così hanno fatto.
IL RIMBALZO
Forte di tanto sostegno istituzionale a Shanghai, anche Hong Kong ha reagito recuperando parte delle perdite di mercoledì, e cercando profitti in un mercato azionario un po’ meno irrazionale di quello cinese: chiusura in rialzo del 3,7% dunque per l’Hang Seng Index, che ha terminato la giornata a 24.392 punti.
IL NODO DELLE MISURE
Resta da vedere fino a quando questo tipo di misure potranno essere mantenute, dato che finora non fanno altro che ritardare il momento in cui i mercati finanziari ricominceranno a rappresentare la realtà economica, dalla quale sono stati del tutto separati per l’ultimo anno e mezzo.
BOLLA FINANZIARIA ALLA BORSA DI SHANGHAI
Mentre l’economia cinese rallenta, e mostra una fragilità maggiore del previsto, i mercati erano in preda ad un’ebbrezza speculativa senza precedenti locali. E per quanto molti amino oggi ripetere che vi sono in Cina più trader di Borsa che non membri del Partito Comunista, ci si dimentica che molto spesso le due categorie sono in realtà una sola - ovvero, che molti degli operatori di Borsa sono membri del Partito. E il Partito ha detto, chiaro e tondo, che le azioni non possono continuare a crollare. Per il momento, ha saputo imporsi, al costo di screditare le Borse cinesi.
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