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Carlotta Scozzari per Dagospia
Quinta seduta di fila in rialzo per le Borse europee, che hanno terminato il venerdì di una settimana festiva sui massimi di giornata. A Milano, l'indice Ftse Mib è salito dell'1,39% a 18.956,52 punti, ormai a un soffio dall'importante barriera critica e psicologica dei 19 mila punti. Nel contempo, lo spread tra Btp e Bund è sceso a 226 punti base.
All'interno del paniere principale di Piazza Affari, si è nettamente distinta per il rialzo Fondiaria-Sai, schizzata del 6,52% dopo l'ultimo via libera di Consob alla fusione in Unipol (+4,93%, fuori dal Ftse Mib) e dopo l'ufficializzazione, nel prospetto di integrazione appena aggiornato, dell'interesse da parte dei belgi di Ageas per le attività assicurative che il gruppo guidato da Carlo Cimbri dovrà mettere in vendita come da richieste dell'Antitrust (che come tempi ha imposto la fine dell'anno, scadenza che pare difficile possa essere rispettata).
Tra i maggiori rialzi del Ftse Mib, da segnalare Buzzi Unicem (+2,94%) e Gtech (+2,84 per cento). Bene anche Luxottica (+2,52%), Exor (+2,52%), Azimut (+2,43%), Mediaset (+2,37%) e Telecom Italia (+2,28 per cento). Tra i pochissimi titoli in netto calo nella giornata di oggi, all'interno del paniere principale, Bpm (-1,47%) e Mps (-2,15 per cento).
I riflettori del mercato sono puntati sulle azioni della banca senese poiché la tanto attesa assemblea dei soci che oggi avrebbe dovuto decidere sull'aumento di capitale da 3 miliardi è slittata a domani per il mancato raggiungimento del necessario quorum del 50% più una azione. Domani la percentuale di titoli che servirà per assumere le delibere scende al 33,3%, ossia meno delle azioni in mano alla Fondazione Mps presieduta da Antonella Mansi (33,5%), da un po' di tempo a questa parte in polemica con il presidente di Mps, Alessandro Profumo, e l'amministratore delegato, Fabrizio Viola, per la tempistica della ricapitalizzazione.
L'ente dovrebbe esprimersi sullo slittamento dell'operazione a maggio, mentre il management della banca vuole chiudere l'aumento a gennaio (anche perché in quel mese scade il consorzio di garanzia delle banche). Se l'operazione non dovesse andare in porto all'inizio del 2014, Profumo e Viola potrebbero dimettersi.
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