DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Luigi Grassia per “la Stampa”
Il gruppo Etihad-Alitalia torna alla carica contro l' aeroporto di Fiumicino. Un mese fa si era fatto sentire Silvano Cassano: prendendo spunto dall' incendio al Terminal 3 e dai problemi di fondo che lo avevano provocato, l' amministratore delegato di Alitalia aveva detto che «i danni subiti da Alitalia ammontano già a 80 milioni di euro» e aveva ammonito: «Se Fiumicino continuerà a puntare su compagnie "low cost" e servizi mediocri, Alitalia sarà costretta a spostare la sua crescita altrove».
Ieri si è fatto sentire James Hogan, amministratore delegato di Etihad e vicepresidente di Alitalia (in quanto rappresentante dell' azionista numero uno), e ha battuto sullo stesso tasto: il gruppo potrebbe disamorarsi di Fiumicino e usare come basi altri aeroporti. «Se ci sono degli incidenti, se ci sono problemi - ha detto Hogan - questo può avere un impatto sulla fiducia che abbiamo, e sulla nostra voglia di investire». Hogan ha aggiunto che dalla società Aeroporti di Roma (che possiede Fiumicino) si aspetta «una risposta che possa ricostruire la fiducia, che è necessaria per uno scalo così importante».
Il top manager ha spiegato di riferirsi «sia alla fiducia dei passeggeri sia a quella delle compagnie, che come il gruppo Etihad-Alitalia hanno puntato su Fiumicino e ora chiedono piena competitività e piena operatività». Secondo Hogan, «la società Adr deve dimostrare di essere all' altezza di questa sfida, all' altezza di risolvere questi problemi».
Quella di Hogan non è una dichiarazione di guerra ma una critica che intende essere costruttiva. L' incendio di Fiumicino, ha detto, è «una crisi come ne possono capitare in ogni Paese e in ogni scalo», inoltre per Etihad «non è un problema di risarcimenti».
«Noi confermiamo il nostro impegno per Fiumicino, ma chiediamo un investimento a breve termine nell' adeguamento delle infrastrutture dell' aeroporto di Roma. Per noi è importante».
Il numero uno di Etihad ha parlato al Meeting di Rimini e ha raccontato della scommessa su Alitalia, della diffidenza iniziale, seguita però dalla certezza, nonostante le difficoltà, di aver fatto la scelta giusta: «Quando mi avevano parlato di investire in Alitalia, come prima reazione ho detto no. La compagnia aveva affrontato fasi difficili per troppi anni», e poi «c' erano interferenze politiche che sembravano un ostacolo». Era necessario fare tanti cambiamenti, «lasciarsi il passato alle spalle», far chiarezza sul ruolo delle banche azioniste e creditrici, e sul ruolo del sindacato.
Gli azionisti hanno compiuto dei sacrifici, e i sindacati hanno capito l' importanza di cambiare». E adesso? «Dodici mesi dopo posso dire che diventare azionista di Alitalia è stato un ottimo investimento per Etihad» tira le somme Hogan.
«Abbiamo vinto delle grandi sfide. Ancora molte sfide sono da affrontare, ma abbiamo imboccato la strada giusta». Quali sono i prossimi traguardi? L' amministratore delegato «cinque obiettivi strategici» per Etihad: «Dobbiamo fungere da guida per tutti i nostri partner. Dobbiamo portare già nel 2017 Alitalia a una piena redditività. Dobbiamo garantire un afflusso di capitali per nuovi investimenti. Dobbiamo fare in modo che gli azionisti vedano risultati per sostenere questo progetto. E dobbiamo avere un team impegnato a fondo per sostenere questo progetto di cambiamento».
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