
DAGOREPORT - IL PRANZO DEI VELENI È SERVITO: LUNEDÌ A PALAZZO CHIGI SONO VOLATI PIATTI E BICCHIERI…
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Annunciazione, annunciazione! Tra i mille impegni della sua personalissima agenda il premier Matteo Renzi domani dovrà ricavare una mezz’oretta anche per il gigante inglese del Tabacco BAT che in pompa magna scenderà a Palazzo Chigi per annunciare un miliardo di investimenti in Italia nei prossimi 5 anni.
Il fatto che l’annuncio, i cui i dettagli appaiono ancora abbastanza fumosi, arrivi proprio nel bel mezzo della delega fiscale che dovrebbe decidere i destini di BAT e dei suoi concorrenti, non sembra imbarazzare nessuno. Meno di tutti il ministro della Agricoltura Maurizio Martina, sponsor e accompagnatore ufficiale della delegazione italo-britannica per l’occasione.
Gli inglesi dovranno soprattutto spiegare a Renzi come mai, dopo aver chiuso o svenduto tutte le fabbriche dall’acquisto di ETI (l’ente di Monopoli italiano acquistato nel 2003 per la faraonica cifra di 2,8 miliardi di euro) si siano di nuovo concentrati sull’Italia. Per gli ex dipendenti Bat licenziati o ceduti a terzi si riaccende la speranza; sempreché alle parole seguano i fatti, perché - dicono - diventare moneta di scambio di una trattativa fiscale non farebbe piacere a nessuno…
1. BALCONI REINVESTE I SOLDI DI CLESSIDRA IN CHARMS E SANAGOLA
D.Pol. per il "Corriere della Sera"
Sono le caramelle più passate di mano nella storia. Da quelle degli inventori, cinquant’anni fa, della Motta-Alemagna al portafoglio alimentare della Warner Lambert, fino a Pfizer, Cadbury Schweppes e l’olandese Leaf. Adesso si accingono ancora una volta a finire sotto nuove insegne. Charms, Sanagola e Bonelle, marchi storici dei prodotti dolciari nazionali, sono state acquistate dai fratelli Fabio e Maurizio Balconi.
Ossia gli imprenditori balzati alle cronache un paio di anni fa per aver venduto l’azienda di famiglia (merendine e snack con il nome della famiglia in ditta) al fondo Clessidra che con questo investimento ha debuttato tra gli scaffali dei supermercati. L’operazione siglata dal presidente Claudio Sposito aveva valorizzato la Balconi dolciaria di Nerviano, nel Milanese, circa 100 milioni (i venditori hanno reinvestito rilevando il 20%).
Una cifra ragguardevole che consente ai due fratelli lombardi di ricominciare l’avventura nell’alimentare. A vendere è il fondo di private equity del Credito Emiliano, la banca della famiglia Maramotti nella cui orbita Charms e Sanagola sono entrate nel 2007, nell’ambito di un articolato riassetto dell’olandese Leaf, un polo di marchi europei di caramelle assemblato dai private equity Cvc e Nordic capital. Il fondo del Credem aveva poi fatto confluire i due brand nella controllata Fida di Milano che produce gelatine di frutta e toffee con i marchi Bonelle, Tenerezza, Gocce di Pino e Le Irresistibili.
Fabio e Maurizio Balconi, seguiti dall’advisor finanziario Vitale & associati, hanno comprato il 100% di Fida per circa 17 milioni, una cifra non lontana dai ricavi dell’azienda. Piccoli numeri se confrontati a quelli di colossi come Perfetti Van Melle e i suoi oltre due miliardi di ricavi tra caramelle, gomme da masticare e praline. Ma tutti con il segno più davanti.
Il primo trimestre ha segnato una crescita del 3,6% delle vendite nel canale degli ipermercati e un aumento del 7,4% nei bar e nelle tabaccherie. Starà ai Balconi trovare nuovi spazi. Uno è già stato individuato: vendere dolciumi attraverso una piattaforma online. E per catturare i giovani anche sui social network.
2. LA “PRIMA” DI MANDARIN II CON INDUSTRIE CHIMICHE FORESTALI
F.Ta. per il "Corriere della Sera"
Mandarin capital partners II ha acquistato la Industrie chimiche Forestali, azienda di nicchia leader nelle colle per scarpe e pelletteria, nonché per i tettucci delle automobili e per il packaging flessibile (quello che, per esempio, serve a confezionare le buste per alimenti). L’Icf, impresa con un centinaio d’anni di storia, è nata a Maccagno, sul Lago Maggiore, e ha sede attualmente nell’hinterland milanese, nei pressi del comune di Magenta.
VINCENZO NOVARI MICHAELA BIANCOFIORE
Vimpelcom
Circa due terzi dei 60 milioni di ricavi, prodotti da 110 dipendenti, vengono destinati all’export, in mercati di tutto il mondo. Dall’Europa al Far East, dalle due Americhe all’Africa. Proprio l’obiettivo di crescita in Estremo Oriente è all’origine dell’accordo con il fondo di private equity Mandarin, che ha come riferimento i fondatori Enrico Ricotta e Alberto Forchielli.
La Forestali, che è nata estraendo e commercializzando l’acido pirolegnoso degli alberi, ha come punto di forza anche la produzione dei tessuti di rinforzo per scarpe di cuoio e pelletteria di alta gamma. L’azienda, dopo la grande crisi del 2008, ha risentito delle difficoltà del mercato italiano ma è riuscita a riprendere quota grazie ai successi internazionali.
L’artefice della svolta, l’amministratore delegato Guido Cami, diventa azionista spartendo il 5%del capitale con un secondo fondo, il Private equity partners di Fabio Sattin e Giovanni Campolo. Mandarin II rileva il 95% dall’azionista di controllo, Luciano Buratti. Il fondo, alla prima operazione, è nato dopo il successo del Mandarin I, che ha investito oltre 320 milioni ed è stato chiuso qualche mese fa dopo aver condotto in porto dal 2008 una decina di acquisizioni. La raccolta di Mandarin II è ancora in corso.
3. TELECOM SCEGLIE L’ENERGIA PULITA DI A2A
F.D.R. per il "Corriere della Sera"
Telecom Italia si converte alle rinnovabili. D’ora in avanti consumerà solo energia «verde» fornita da A2A, con cui la compagnia telefonica ha siglato ieri un accordo per la fornitura biennale a tutte le società del gruppo. «Telecom Italia è il secondo maggior consumatore di energia in Italia» ha ricordato il presidente Giuseppe Recchi, sottolineando come la scelta di convertirsi alle rinnovabili è un segnale di responsabilità.
Per il momento infatti non ci saranno effetti sul conto economico. Telecom continuerà a spendere 300 milioni l’anno in bollette ma, ha detto l’amministratore delegato Marco Patuano, è prevista «la riduzione di emissione di CO2 di oltre il 70%».
4. IL CREDEM VA ALL'INCASSO SULLE CARAMELLE CHARMS
C.Fe. per "il Sole 24 Ore"
Caramelle dal gusto molto dolce per il Credem. A comprare dall'istituto emiliano gli storici marchi delle caramelle (Charms, Sanagola e Le Bonelle) è stata la famiglia Balconi, noti imprenditori italiani del settore dolciario-alimentare. Per la banca di Reggio Emilia si parla di un prezzo di vendita di 18 milioni di euro.
A passare di proprietà è stato il gruppo Fida, società che nel 2013 ha realizzato un fatturato di 16 milioni di euro con un Ebitda di 2,5 milioni. Quest'ultima era infatti stata rilevata da Credem Private Equity Sgr nel 2006, quando era stata conclusa con successo una operazione di passaggio generazionale, per la quale era stata affidata la gestione dell'azienda all'amministratore delegato Eugenio Pinci.
L'operazione (con advisor Vitale Associati e Mediobanca) sancisce il ritorno sulla scena della famiglia Balconi, imprenditori del settore alimentare che un anno fa hanno ceduto le loro attività al fondo di private equity Clessidra.
5. SE L'UNIONE BANCARIA "PUNISCE" LE BCC
Ma.Fe. per "il Sole 24 Ore"
Le indicazioni contenute nelle prime due direttive sugli schemi di protezione dei depositi e sulla gestione delle crisi bancarie pubblicate, il 12 giugno sulla Gazzetta Ufficiale dell'Ue, rappresentano un passo avanti, perché per la prima volta si chiede ai legislatori nazionali, nel recepire le nuove norme, di applicare il principio di proporzionalità.
Ma in generale, tra le banche cooperative europee il clima resta pesante: chiedono alle istituzioni di riconoscere le loro peculiarità e di correggere al più presto l'architettura dell'Unione bancaria, che contiene regole «punitive, eccessivamente complesse e costose».
Lo si è ribadito durante la riunione a Roma del comitato esecutivo dell'associazione europea (Eacb), alla quale aderiscono, in Italia, banche popolari e Bcc. L'esito è un documento, «la dichiarazione di Roma», con una serie di rivendicazioni: «Abbiamo bisogno di regole che rispettino i principi di proporzionalità, adeguatezza e gradualità», insiste il presidente di Federcasse Alessandro Azzi.
6. SCOMMESSA SCANDINAVA PER L'IBERICA SANTANDER
G.Ve. per "il Sole 24 Ore"
La recuperación spagnola? Al Santander preferiscono puntare sulla ripresa del Nord Europa. La più grande banca iberica ha annunciato ieri di aver raggiunto un accordo per comprare da GE Money, le attività di credito al consumo in Svezia, Danimarca e Norvegia.
Un investimento che arriva dopo le quotazioni di filiali realizzate negli ultimi anni nelle Americhe e ha come obiettivo quello di diversificare la presenza geografica del gruppo spagnolo, abbastanza scettico sulle possibilità di ripresa del mercato bancario domestico. Oltre ai 700 milioni di euro di prezzo bisogna considerare, però, anche l'impatto di 8 punti base sul capitale core del gruppo.
Tuttavia da Santander, insieme al core capital del 10,6% (dato di marzo), ostentano anche sicurezza: dal loro punto di vista meglio puntare sulla consumer finance scandinava.
7. WIND, 3 E I DUBBI SUL RIASSETTO NEL MONDO TLC
R.Fi. per "il Sole 24 Ore"
L'interesse sull'Italia da parte degli investitori sembra non mancare e, in questo contesto, in Borsa si guarda anche ai possibili merger che potrebbero presto arrivare. In particolare il focus è orientato sul settore delle tlc, dove i giochi potrebbero riaprirsi in tutto il settore, dopo lo scioglimento del patto Telco.
Tra i possibili deal c'è anche il «tormentone» che dura da oltre un anno: l'annunciato matrimonio tra Wind e 3 che in tanti hanno dato per imminente (anche noti manager del settore) ma che, fino ad oggi non si è però ancora realizzato. A dire il vero non si sa neanche chi compra chi, tra i cinesi di Hutchison Whampoa (che controllano 3) e i russi di VimpelCom (a cui fa capo Wind).
L'unica cosa certa sono le due aziende italiane in campo con i rispettivi valori commerciali e finanziari. Da un lato Wind (25% di quota di mercato, un cash flow superiore al miliardo, ricavi in flessione che si mantengono ancora sulla quota di 5 miliardi e un debito di 9 miliardi che è stato recentemente rinegoziato a tassi di mercato più vantaggiosi) dall'altro H3G (con il 10,6% del mercato, un fatturato di circa due miliardi ma con cassa ancora negativa per 130 milioni e un debito di 5 miliadri finanziato quasi totalmente dalla casa madre cinese).
La distanza tra i numeri delle due società basterà ad allontanare ulteriormente la data delle potenziali nozze? Si sa che in finanza, come nei matrimoni, anche le «doti» si pesano. Ma poi resta sempre da capire chi comanda: e qui in campo ci sono russi e cinesi.
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