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IL CASO DEL “CONCERTO” TRAVOLGE IL TESORO – CHI SAPEVA DEL PRESUNTO “PATTO OCCULTO” TRA CALTAGIRONE, MILLERI E LOVAGLIO PER SCALARE MEDIOBANCA? DURANTE LE PERQUISIZIONI DELLO SCORSO 27 NOVEMBRE, LA FINANZA HA BUSSATO ANCHE ALLA PORTA DI DUE NOMI DI PESO LEGATI AL MINISTERO DELL'ECONOMIA: L'EX DIRETTORE GENERALE MARCELLO SALA E IL CAPO DELL'ARTICOLAZIONE "PARTECIPAZIONI SOCIETARIE", STEFANO DI STEFANO – I DUE NON SONO INDAGATI MA DAI LORO CELLULARI SEQUESTRATI SI POTREBBE RISALIRE A INFORMAZIONI UTILI SULLA CONQUISTA DI PIAZZETTA CUCCIA – IL NOME DI SALA È STATO TIRATO IN BALLO DALL’AD DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, QUANDO AI PM RACCONTA DELLE “INTERLOCUZIONI CHE AVVENNERO TRA ME E IL MINISTRO GIORGETTI, IL MIO COLLABORATORE MARINO E IL DOTTOR SALA”. ANCHE "CALTA" E LOVAGLIO LO CITANO QUANDO ALLUDONO AL "BIDONE" DI BLACKROCK

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Estratto dell’articolo di Rosario Di Raimondo per “la Repubblica”

 

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE MILLERI

Chi sapeva del presunto «patto occulto»? È una delle domande alle quali vogliono rispondere i pm di Milano che indagano sulla scalata a Mediobanca. Durante le perquisizioni del 27 novembre, la Gdf ha bussato anche alla porta di due nomi di peso legati al ministero dell'Economia: l'ex direttore generale Marcello Sala e il capo dell'articolazione "Partecipazioni societarie", Stefano Di Stefano.

 

Non sono indagati. Ma nei loro cellulari (sequestrati) si potrebbe risalire a informazioni utili su quello che per i pm è stato un «concerto» tra Francesco Gaetano Caltagirone, Francesco Milleri e Luigi Lovaglio per la conquista di Piazzetta Cuccia.

 

marcello sala

Il Tesoro «non è oggetto di accertamenti», è filtrato nei giorni scorsi, ma i suoi componenti possono essere d'aiuto. Sala ha lasciato il suo incarico il 30 aprile per diventare presidente di Nexi, il gruppo che si occupa di pagamenti elettronici.

 

Nel decreto dei pm Luca Gaglio e Giovanni Polizzi, che con l'aggiunto Roberto Pellicano coordinano il Nucleo valutario della Gdf, il suo nome compare più volte. Lo tira in ballo Andrea Orcel, ad di Unicredit, quando ai pm racconta delle «interlocuzioni che avvennero tra me e il ministro Giorgetti, il mio collaboratore Marino e il dottor Sala» per la prima delle tre gare che hanno portato il Tesoro a vendere azioni Mps.

 

Stefano Di Stefano

Parlano di lui Caltagirone e Lovaglio dopo l'assemblea Mps che approva l'aumento di capitale in vista dell'Ops su Mediobanca. «Qualcuno ci ha fatto il bidone», si lamenta Lovaglio, alludendo al voto contrario di BlackRock: «So che il ministro ha scritto un sms perché io gli ho detto: "Oh, guarda che non ha votato!", quindi gli ho detto a Sala hanno scritto un sms. Questa non è andata bene».

 

Intercettato con Alessandro Tonetti, vicedirettore di Cassa depositi e prestiti, Di Stefano (non perquisito al ministero) mostra singolare stupore per la manovra con la quale Mediobanca cerca di difendersi dalla scalata: «Sta facendo di tutto per salvare il posto al suo ad di fronte all'operazione con Monte dei Paschi... e anche rispetto al governo sta facendo delle cose che sembrano (...) è un approccio molto antigovernativo. Non è che litighi soltanto col Tesoro, litighi con tutta la galassia! Litighi col governo tutto...».

 

ANDREA ORCEL UNICREDIT

I perquisiti non indagati sono dieci. Tra loro il braccio destro di Caltagirone Fabio Corsico, il presidente della nuova Mediobanca Vittorio Grilli (la Gdf è entrata anche in Jp Morgan e Mps), il suo vice Sandro Panizza e l'ad Alessandro Melzi d'Eril. […]

 

Le stranezze non mancano, a partire dalla procedura con la quale il Tesoro, il 13 novembre 2024, cede azioni Mps a soli 4 soggetti attraverso Banca Akros. Due giorni prima, Akros fa una simulazione di vendita del 15% di titoli, senza darne conto a Consob: in realtà in quel momento si pensa ancora che il Mef voglia cedere solo il 7%.

GIANCARLO GIORGETTI

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