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1. LA HOLDING DI BOLLORÉ RISCHIA LA SCIVOLATA NELLA CAMPAGNA D' ITALIA
Giovanni Pons per ''la Repubblica''
bollore de puyfontaine assemblea vivendi
L' ultima stoccata al finanziere francese Vincent Bolloré l' ha tirata il suo connazionale e presidente della Repubblica François Hollande: «Penso che non ci si debba fidare di Bolloré e non solo politicamente. Quelli che non sono stati attenti sono morti. È un pirata», ha detto testualmente nel libro appena uscito "Conversazioni privare con il presidente". Un giudizio pesante arrivato nel bel mezzo della bufera in corso tra Vivendi e Mediaset per un contratto siglato ad aprile scorso e non rispettato che sta mettendo in crisi il rapporto con la famiglia Berlusconi.
La calda estate di Bolloré si è poi arricchita con i timori del governo Renzi per un suo rafforzamento in Mediobanca e in Generali facendo leva sulla crisi di Unicredit. E con le ricorrenti voci di una vendita di un pezzo di Telecom Italia ai cugini di Orange, partecipati dallo Stato, che sarebbe il modo migliore per rovinare del tutto le relazioni con il governo italiano.
Ma con Orange, riferiscono fonti bene informate, è in arrivo un importante accordo commerciale attraverso Canal Plus, fornitore di contenuti attraverso la banda larga, che dovrebbe permettere di risollevare il numero degli abbonati alla pay tv francese in declino ormai da due anni. Ma senza alcun scambio di capitale, men che meno con Telecom Italia.
VINCENT BOLLORE ARNAUD DE PUYFONTAINE
A ben vedere la percezione del Bolloré arrogante e pigliatutto che pianta bandierine in Italia non è così calzante come appare e gran parte delle sue mosse estive, anzi, si spiegano con una situazione di effettiva difficoltà. Per capire come stanno le cose bisogna infatti partire da monte, dal Bolloré Group che negli anni scorsi ha acquisito una partecipazione di circa il 15% in Vivendi investendo 4 miliardi di cui 3,5 con prestiti dal sistema bancario.
Il valore di carico di questa partecipazione è di poco superiore a 21 euro per azione con il titolo che a fine maggio scorso è piombato da 18 fin quasi a 15 euro. Ora veleggia poco sopra i 17 euro dopo aver perso un altro 2% in seguito alla presentazione dei dati semestrali.
cyrill vincent e yannick bollore
Bisogna poi ricordare che anche il titolo Telecom tra maggio e giugno ha subito una forte discesa dovuta a diversi fattori tra cui il cambio dell' ad, la concorrenza di Enel, la Brexit e dulcis in fundo la futura comparsa sul mercato italiano come quarto operatore di Xavier Niel, pronto a sfruttare la fusione tra Wind e 3. Sulla partecipazione in Telecom del 24,9% Vivendi è arrivata ad accumulare una minusvalenza potenziale di 1,5 miliardi, solo in minima parte rientrata.
Su Canal Plus il piano di ristrutturazione prevede ancora forti perdite per il 2016 e a ciò si è aggiunto il salto nel vuoto di Mediaset Premium. Il contratto, vincolante, è stato firmato fidandosi dei dati forniti dal Biscione ma una due diligence affidata a Deloitte evidenziava un numero di abbonati tenuto in vita con promozioni commerciali generose e che rendono fragile il business plan.
vincent bollore dal financial times
Quando Deloitte ha detto a Bolloré che il break even di Premium non si sarebbe raggiunto nel 2018 ma più probabilmente nel 2020 e che forse già dal 2016 Vivendi avrebbe dovuto subire una rettifica di bilancio di circa la metà del valore d' acquisto di 650 milioni, i timori di un ulteriore discesa del titolo francese sono diventati reali. Vivendi ha già speso gran parte della cassa in acquisizioni e dividendi e al momento l' unico asset che porta utili è Universal. E senza dividendi dal basso il Bolloré Group fa fatica a onorare il suo debito con le banche.
Dunque a metà luglio il finanziere bretone convoca a Parigi Pier Silvio Berlusconi e gli dice che non vuole prendere subito il 100% di Premium per non consolidarne i conti, bisogna ridiscutere l' accordo. Ma invece di farlo lontano dai riflettori l' ad di Vivendi Arnaud de Puyfontaine manda una lettera ufficiale alla società con una nuova proposta che fa infuriare la famiglia Berlusconi.
VINCENT BOLLORE TARAK BEN AMMAR
Ora bisogna ricucire, anche Silvio Berlusconi è convinto che sia la strada giusta, e in soccorso potrebbero arrivare i soldi dei fondi di Abu Dhabi, già presenti in Universal, disposti a prendere un 20-25% di Premium e sedersi per vedere come si svilupperà la relazione tra Vivendi, Mediaset e Telecom.
Ma in questa situazione appare evidente che Bolloré più che crescere nel Belpaese con lo stile di Napoleone deve stare attento a non trovare in Italia la sua Waterloo. Anche se la sua convinzione continua a essere quella di spingere sulla vendita di contenuti media attraverso la rete in banda larga, come sta per fare con Orange in Francia e con Telecom in Italia.
2. MEDIASET: CHAMPIONS SBLOCCHERÀ PREMIUM, VIVENDI ATTENDE
PIERSILVIO BERLUSCONI E FEDELE CONFALONIERI
(di Alfonso Neri) (ANSA) - Con il calcio è iniziato tutto, il calcio potrebbe avvicinare le parti. O almeno accelerare una soluzione. Mediaset Premium ha infatti giocato un 'all in' sull'acquisto del diritti della Champions league fino al 2018, appesantendo i conti e rendendo quasi indispensabile l'individuazione di un partner. Questo è arrivato in Vivendi, prima che i francesi si tirassero inaspettatamente indietro, ma per la prossima asta sulla nuova Champions, che si terrà probabilmente a inizio dell'anno prossimo con ben quattro squadre italiane, bisogna preparare le strategie con largo anticipo.
E sapere in fretta se si deve fare da soli. Anche per questo non sarà possibile rimanere fermi ancora per molto: sia per Vivendi per ora ingessata che potrebbe essere interessata fortemente ai nuovi diritti, sia per Mediaset se dovesse partecipare all'asta da sola contro Sky, alla quale nel 2014 soffiò a sorpresa un asset storico. Il gruppo guidato dai Murdoch infatti non resterà fermo e non sarà una partita marginale: Premium pagò i diritti sulla coppa che valgono anche per le prossime due stagioni oltre 600 milioni, ma con solo due squadre italiane sicure e una ammessa ai preliminari, dove è sempre andata male. Al Napoli prima, alla Roma quest'anno.
piersilvio e silvio berlusconi
L'ufficializzazione dell'Uefa proprio in queste ore sulla formula della 'nuova' Champions (un blitz per evitare che le maggiori società europee si organizzino in una 'superlega' che gestisca in proprio i ricchissimi diritti tv) accelera le analisi già in atto nei gruppi televisivi. Che temono un'asta sanguinosa, per un importo che potrebbe avvicinarsi al miliardo di euro con la certezza di ammissione delle quattro squadre italiane, sicuramente tra quelle dal bacino di utenza maggiore.
E allora i contatti diretti che ancora mancano tra Mediaset e Vivendi, con il mondo Berlusconi e quello Bolloré al momento realmente contrapposti, non possono che sbloccarsi. Finora a un riavvicinamento crede poco la Borsa: il gruppo francese dopo i conti ha passato una brutta giornata con perdite superiori al 5% per chiudere in calo di quasi due punti percentuali, mentre Mediaset ha ceduto mezzo punto. Lo credono di più gli analisti finanziari, che comunque ammettono di avere poche certezze nella vicenda, mantenendo inalterati rating e prezzi obiettivo sul Biscione.
Marco Rosini Franco Ricci Pier Silvio Berlusconi Yves Confalonieri
Ma in in molti report lo si legge chiaramente, a partire da uno delle ultime ore di Akros: alla fine una trattativa e probabilmente un accordo si deve fare. E se l'intesa non dovesse arrivare, Mediaset (la pensa così anche Berenberg) potrà andare avanti da sola, con un 'piano B' che coinvolga altri partner e con cause che le dovrebbero fruttare un ottimo risarcimento. Ma bisogna chiarire il quadro in fretta: Premium va gestita e il suo 'core business' resta la Champions.
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