1- E ADESSO PUÒ DAVVERO SUCCEDERE DI TUTTO. QUANDO UNA BANCA DELLE DIMENSIONI DI UNICREDIT PERDE IL 50 PER CENTO DEL SUO VALORE DI MERCATO IN SOLE QUATTRO SEDUTE DI BORSA SIGNIFICA LA CATASTROFE PER IL SISTEMA BANCARIO ITALIANO 2- MEDIOBANCA E MPS TRAVOLTI DAL TRACOLLO DELLA MAGGIORE BANCA ITALIANA, CHE HA INTERESSI IN 22 PAESI E UNA RETE IN 50 MERCATI. OGGI VALE IN BORSA INTORNO AGLI 8 MILIARDI, PIÙ O MENO 500 MILIONI IN PIÙ RISPETTO ALL'AUMENTO DI CAPITALE PARTITO IERI

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Vittorio Malagutti per Il Fatto

E adesso può davvero succedere di tutto. Quando una banca delle dimensioni di Unicredit perde il 50 per cento del suo valore di mercato in sole quattro sedute di Borsa significa che la fiducia degli investitori è ridotta ai minimi termini. Se poi questa catastrofe avviene in coincidenza con un aumento di capitale presentato come una questione di vita di morte per l'istituto, allora diventa davvero difficile escludere ribaltoni a breve nella più grande banca italiana.

Tremano i manager di punta, a cominciare dall'amministratore delegato Federico Ghizzoni, che in primavera dovrà sudarsi la riconferma in assemblea. Con l'aria che tira, però, tra due mesi gli stessi assetti azionari di Unicredit potrebbero essere profondamente diversi da quelli attuali. Ai prezzi di saldo di questi giorni non mancano certo i grandi investitori internazionali in grado di rastrellare pacchetti rilevanti di azioni della banca italiana senza grande sforzo finanziario.

Nel frattempo si fa sempre più difficile la posizione delle Fondazioni azioniste, a cominciare da Cariverona e dalla torinese Crt, che per continuare fare il bello e il cattivo tempo in Unicredit saranno costrette a far fronte a nuove minusvalenze per centinaia di milioni nei loro bilanci. Tutto questo dopo che i titoli hanno perso oltre il 90 per cento del loro valore nel giro di tre anni.

GRANDI SOCI NEL CAOS
Certo, ancora non è detta l'ultima parola. In teoria nei prossimi giorni le quotazioni dell'istituto di credito milanese potrebbero anche recuperare terreno. Di sicuro, però, il bollettino di ieri lascia davvero poco spazio all'ottimismo. Nel giorno in cui è partito l'aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro, il più imponente mai lanciato da una banca italiana, i titoli Unicredit hanno perso il 12,8 per cento.

In caduta libera anche i diritti per sottoscrivere le nuove azioni precipitati a 0,47 euro dalla parità teorica di 1,36 di inizio giornata, un ribasso del 65 per cento. Questo significa che moltissimi soci non hanno intenzione di sottoscrivere l'aumento e si sono quindi affrettati a mettere in vendita i loro diritti non appena ne hanno avuta la possibilità.

La pressione sul titolo è invece iniziata sin da mercoledì scorso non appena sono state comunicate le condizioni dell'aumento di capitale con le nuove azioni offerte ai soci a 1,943 euro ciascuna, che equivale a uno sconto del 43 per cento sul prezzo teorico dopo lo stacco del diritto. Risultato: tra mercoledì e venerdì la quotazione ha perso il 37 per cento circa a cui va aggiunto il 12,8 per cento di ieri. Ghizzoni tiene duro e d'altra parte non può fare diversamente.

Dopo aver liquidato i primi ribassi come "una reazione tecnica che ci si poteva aspettare" adesso il manager sta studiando una controffensiva mediatica con interviste ai giornali specializzati e un nuovo spot televisivo. Il numero uno del gruppo bancario ha poi voluto rassicurare i 60 mila dipendenti italiani dell'istituto con un messaggio in cui afferma che "i fondamentali e la liquidità" della banca "sono buoni".

Il crollo di questi giorni finisce però per mettere in discussione quantomeno la scelta di tempo di Ghizzoni. I vertici di Unicredit, con il sostegno delle fondazioni azioniste, hanno infatti scelto di andare sul mercato il prima possibile per per mettersi in regola con le richieste di nuovi capitali formulate dall'Eba, l'autorità europea di vigilanza bancaria. L'obiettivo dichiarato era quello di anticipare i concorrenti italiani (Monte Paschi, Ubi e Banco Popolare) ed europei che nei prossimi mesi saranno costretti a rafforzare il patrimonio.

CONTAGIO A MPS
Questo approccio non ha però dato i frutti sperati, almeno finora. Come un soldato che si getta da solo fuori dalla trincea, Unicredit ha finito per concentrare su di sè tutto il fuoco nemico, quello di migliaia di investitori in tutto il mondo che vedono nero sul futuro del settore bancario. Si spiegano così le vendite massicce di questi giorni, che hanno prodotto anche pesanti danni collaterali.

Il Monte dei Paschi, un'altra grande banca chiamata a rafforzare il proprio patrimonio di oltre 3 miliardi, ieri ha perso in Borsa addirittura più di Unicredit, il 14,4 per cento. Gli investitori temono che anche la banca senese da qui a poche settimane sia costretta a varare un aumento di capitale e quindi vendono prima che sia troppo tardi.

Il diluvio di ieri ha finito per investire anche Mediobanca, in calo del 6,9 per cento. Anche in questo caso tutto nasce dal rischio Unicredit, perchè l'istituto che fu di Enrico Cuccia guida il consorzio di garanzia dell maxi aumento deciso da Ghizzoni e dovrà quindi farsi carico di parte delle azioni, il 10 per cento, che eventualmente resteranno invendute. Una possibilità che non sembra del tutto da escludere, vista la disastrosa partenza dell'operazione.

Nei prossimi giorni "il mercato sarà più razionale", ha dichiarato ieri sera Ghizzoni alla televisione Class-Cnbc. Una razionalità che, secondo il banchiere, dovrebbe finire per premiare Unicredit.

L'EREDITÀ DI PROFUMO
Vedremo se il recupero comincerà già oggi. Ghizzoni ovviamente se lo augura, anche perchè in queste ore le fondazioni azioniste lasciano trapelare segnali di forte irritazione nei confronti del manager che nel settembre del 2010 ha preso il posto di Alessandro Profumo. Un eredità quantomeno scomoda, visto che solo tre mesi fa Unicredit ha dovuto mettere a bilancio 9 miliardi di svalutazioni per far fronte alle perdite della passata gestione. Tappato il buco è arrivato l'aumento di capitale e alla fine Ghizzoni rischia davvero di perdere per strada i suoi sostenitori nel parterre dei grandi soci.

 

Sede UnicreditFEDERICO GHIZZONI ROBERTO NICASTRO PAOLO FIORENTINOPAGLIARO NAGEL Giuseppe Mussari SEDE CENTRALE MONTE DEI PASCHI DI SIENAsede MEDIOBANCAALESSANDRO PROFUMO