DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Andrea Greco per “la Repubblica”
La saga delle banche popolari venete non quotate oggi vive un altro episodio, delicato.
antonio patuelli premia gianni zonin
Per la Popolare di Vicenza e per Veneto Banca i cda in agenda oggi saranno ricchi di numeri rossi per via di ampie svalutazioni di crediti e avviamenti, che le avvicineranno agli standard del settore bancario italiano ma avranno l' effetto di produrre nuove richieste di denaro ai soci (a circa un anno dagli ultimi aumenti).
Gli operatori stimano il deficit complessivo in almeno 2 miliardi di euro. Entrambe le ricapitalizzazioni dovrebbero avvenire tramite quotazione in Borsa, annunciate entro fine anno (la Veneto) e nel primo trimestre 2016 (la Vicentina), così da formare un prezzo non contestabile - benché probabilmente frazionale rispetto ai valori periziati e che valga come pietra di paragone per l' eventuale successivo giro di fusioni. Nel quale le due banche sembrano vasi di coccio rispetto alle più solide popolari già quotate.
Tutto avviene sotto gli occhi severi della Bce, che dopo avere promosso i due istituti veneti per il rotto della cuffia - ai test d' ingresso nell' unione bancaria europea li sta passando al frullatore da nove mesi. Dopo avere ottenuto l' allontanamento dei banchieri che guidavano i due istituti, Francoforte sta pilotando con le nuove gestioni la pulizia dei libri creditizi, così da far emergere un patrimonio chiaro e adeguato.
Oggi è un giorno importante a riguardo. La popolare vicentina guidata da Francesco Iorio svaluterà ancora crediti e avviamenti, cercando di anticipare gli esiti dell' esame di vigilanza macroprudenziale in corso (Srep) e che sarà annunciato a novembre: e si stima serviranno circa 1,5 miliardi di nuovo patrimonio.
Mentre la rivale di Montebelluna, guidata da Cristiano Carrus su un binario simile, svaluterà cespiti in modo tale da far emergere un deficit di almeno mezzo miliardo. Ma nessun aumento dovrebbe essere annunciato oggi dalla Veneto: anche perché l' entità del patrimonio richiesto dipenderà anche dal buon esito della cessione di Bim a una cordata di investitori e manager (finora avversata dalla vigilanza).
Nei due casi risulta però improbabile effettuare nuove richieste di fondi sulla rete di azionisti- clienti, impoverita e irritata dopo anni di emissioni a prezzi così alti da rendere poco liquidabili i titoli dei soci. Così gli advisor finanziari e legali, in contatto con la Consob e le autorità bancarie, stanno studiando una modalità inedita: la richiesta di quotazione e la immediatamente successiva emissione di nuove azioni, in parte in opzione ai vecchi soci in parte offerte agli investitori istituzionali.
Il processo che s' avanza oggi e nelle prossime settimane cambierà comunque i connotati ai due istituti, retti a lungo da leader locali (Vincenzo Consoli a Montebelluna per 18 anni, Gianni Zonin da 20 a Vicenza). Il primo ha già lasciato il timone, il secondo ha annunciato che lo farà con la trasformazione in spa della banca, già deliberata e in fieri.
Tuttavia la strada verso il mercato sarà impervia, per i due marchi. Anche perché i ritardi nel liquidare i soci venditori di azioni, e le diffuse pratiche di finanziarli per acquistare azioni, potrebbero produrre un vortice di contenziosi e inchieste giudiziarie contro le due banche.
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