DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Federico Rampini per “la Repubblica”
Un mese dopo che l’antitrust Usa ha fatto saltare l’acquisizione di Time Warner da parte di Comcast, un altro acquirente si appresta a lanciare un’offerta: da 55 miliardi di dollari. E nel frattempo si era affacciato pure un terzo spasimante, europeo, che però non sembra intenzionato a rincarare sull’ultima offerta.
L’annuncio dovrebbe arrivare oggi stesso. Il candidato per la maxiacquisizione stavolta è il gruppo Charter Communications guidato (e controllato) da una figura leggendaria della tv americana, John Malone. Se la sua operazione va in porto, darà vita al numero due tra i giganti della cable-tv. L’unione fra Charter e Time Warner avrebbe 23 milioni di utenti abbonati, dietro i 27 milioni che pagano il canone mensile a Comcast.
E’ l’ultima conferma che l’intero settore attraversa una fase turbolenta. Prima di tutto perché le abitudini degli spettatori cambiano a gran velocità, mettendo in crisi il modello tradizionale della cable-tv (l’offerta forfettaria di un vasto pacchetto di canali), mentre avanzano i servizi in videostreaming offerti da nuovi protagonisti come Netflix, Amazon, Apple. Il consolidamento dell’industria televisiva tradizionale è una risposta alla sfida lanciata dalla Silicon Valley, che tratta il televisore come un elettrodomestico del passato.
John Malone, che controlla Liberty Broadband e attraverso questa è il primo azionista di Charter, a scalare Time War- ci aveva già provato nel 2013. Ma all’epoca la sua era un’operazione ostile. E gli aveva sbarrato il passo proprio la Comcast, che invece aveva lanciato una proposta amichevole da 45 miliardi. Il progetto Comcast si è arenato davanti al no della Federal Communications Commission (Fcc), l’authority del settore.
L’antitrust ha obiettato che l’unione fra il numero uno Comcast e TimeWarner avrebbe concentrato in un solo gruppo 35 milioni di utenti e soprattutto il 57% di tutta la banda larga Internet. Anche Malone dovrà passare l’esame davanti alla Fcc, ma l’unione fra Charter e TimeWarner non porterebbe allo stesso livello di concentrazione (solo un quarto della banda larga Internet) e quindi il sì dell’authority è molto più probabile. Nel frattempo Malone ha cambiato tattica, si è messo d’accordo con il management TimeWarner.
Stavolta è lui il “cavaliere bianco” che propone l’acquisizione amichevole, mentre viene respinto lo scalatore europeo che era il gruppo francese Altice di Patrick Drahi. Le condizioni di Malone sono generose, la sua offerta dovrebbe raggiungere i 195 dollari per ogni azione Time Warner, cioè il 19% in più rispetto all’ultima quotazione di Borsa venerdì scorso (ieri Wall Street era chiusa per Memorial Day), e un sovrapprezzo anche rispetto a Comcast che l’anno scorso offrì 160 dollari.
Per TimeWarner la ricerca di un nuovo padrone è anche una speranza di uscita dalla crisi: la società è colpita da un’emorragia di abbonati. Tutto il settore ha subito di recente una sconfitta nei confronti della Silicon Valley, quando l’Amministrazione Obama ha ribadito il principio della Net Neutrality: vietando così agli operatori della banda larga di imporre tariffe differenziate sui grossi fornitori di servizi in videostreaming come YouTube e Netflix.
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