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LA CINA NON CI STA A FARSI SFILARE I PORTI DI PANAMA E APRE UN’ISTRUTTORIA ANTI-TRUST (CHE A PECHINO SI USA COME RANDELLO POLITICO) PER CONVINCERE “CK HUTCHISON”, IL CONGLOMERATO DI PROPRIETÀ DEL 96ENNE LI KA-SHING, IL PIÙ POTENTE TYCOON DI HONG KONG, A NON VENDERE DUE DEI CINQUE PORTI A PANAMA E ALTRI 41 IN 23 PAESI A UNA CORDATA CAPITANATA DAL FONDO AMERICANO BLACKROCK, E DI CUI FA PARTE ANCHE L’ARMATORE ITALIANO GIANLUIGI APONTE – L’OPERAZIONE PORTEREBBE A “CK HUTCHISON” L’INCASSO DI 19 MILIARDI: DAL CANALE DI PANAMA PASSA IL 5% DEI TRAFFICI MARITTIMI GLOBALI E IL 40% DEI CONTAINER AMERICANI…

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Estratto dell’articolo di Filippo Santelli per “la Repubblica”

 

li ka shing hong kong

Il destino del Canale di Panama minaccia di far esplodere uno scontro tra Stati Uniti e Cina. Ieri fonti vicine all’operazione hanno detto che la vendita a una cordata a guida americana di due porti sul Canale oggi controllati dall’operatore di Hong Kong CK Hutchison dovrebbe slittare rispetto alla chiusura prevista del 2 aprile. Dietro al rinvio della cessione, salutata da Donald Trump come una grande “reconquista” della sua amministrazione, ci sarebbe la grande pressione della Cina, ostile a un affare percepito come contrario agli interessi nazionali e su cui ha appena annunciato che aprirà un’indagine Antitrust.

 

CK Hutchison

La vera domanda, ora, è se sarà solo ritardo o se le tensioni geopolitiche attorno a un’operazione in teoria di mercato la faranno saltare del tutto. Subito dopo la sua rielezione, Donald Trump ha iniziato a rivendicare il controllo del Canale di Panama, via d’acqua strategica da cui passa il 5% dei traffici marittimi globali e il 40% dei container americani, accusando il Paese centroamericano di averlo consegnato ai cinesi.

 

La realtà è più sfumata, visto che CK Hutchison, il conglomerato di proprietà del 96enne Li Ka-shing, il più potente tycoon di Hong Kong, ha in concessione due dei cinque porti agli imbocchi del Canale. Il 4 marzo però, con una mossa a sorpresa, la stessa CK Hutchison ha annunciato di essersi accordata con una cordata capitanata dal gigante americano degli investimenti Blackrock, e di cui fa parte anche l’armatore italiano Gianluigi Aponte, per cedere quei due moli e altri 41 in 23 Paesi. Affare spinto dal vento politico, ma buono per tutti: garantirebbe a Blackrock un’ulteriore espansione nel campo delle infrastrutture, e a Li un incasso monstre di 19 miliardi di dollari.

 

canale di panama 1

Peccato che l’accordo, subito celebrato da Trump, sembra aver colto di sorpresa anche le autorità cinesi. Nei giorni successivi la stampa di Hong Kong più vicina al regime ha iniziato ad attaccare l’operazione, accusando Li di «servilismo senza spina dorsale» in articoli subito ripresi dai siti delle istituzioni comuniste. Nel frattempo le autorità di Hong Kong avrebbero avvicinato Li per discutere possibili via d’uscita dall’affare. Ieri l’ultimo affondo a mezzo stampa, con l’autorità Antitrust cinese, la Samr, che rispondendo a un quotidiano ha annunciato che aprirà un’indagine sull’operazione. Nella Repubblica popolare le decisioni antitrust vengono spesso usate come strumento politico.

xi jinping donald trump

 

Tra i porti che Li cederebbe a Blackrock e soci non figurano tutti quelli che la sua holding controlla a Hong Kong e in Cina continentale, che valgono solo il 12% del business ma lo rendono possibile bersaglio di ritorsioni delle autorità. Per un regime che negli ultimi anni ha investito risorse miliardarie nell’espansione marittima, mobilitando aziende di Stato e privati, veder cambiare bandiera a così tanti scali sarebbe comunque una sconfitta. […]

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