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COME DAGO-DIXIT, IL SOSTEGNO DI ANDREA ORCEL POTREBBE ESSERE DECISIVO PER SALVARE GENERALI DALLE GRINFIE DI CALTAGIRONE E MILLERI: NON SOLO PER IL 5% DI AZIONI IN MANO A UNICREDIT (CHE SAREBBE GIÀ SALITA AL 6), MA ANCHE E SOPRATTUTTO PER IL “PESO” CHE ORCEL HA NEL MONDO FINANZIARIO EUROPEO. AVERE DALLA PROPRIA PARTE IL “CRISTIANO RONALDO DEI BANCHIERI”, EX MERRIL LYNCH E UBS, SAREBBE UNA GROSSA APERTURA DI CREDITO FRA LONDRA E NEW YORK, DOVE HANNO SEDE I MAGGIORI FONDI INVESTITI IN GENERALI…
DAGOREPORT - RUMORS MENEGHINI: SI SUSSURRA CHE L'INCONTRO TRA L'AD DI GENERALI DONNET E IL BOSS DI UNICREDIT ORCEL POTREBBE ESSERE IL PRELUDIO A UN TRIANGOLO CON MEDIOBANCA DI NAGEL PER SALVARE IL LEONE DI TRIESTE DALLA GRINFIE DI CALTAGIRONE-MILLERI - I TRE CABALLEROS PRENDEREBBERO CON UNA FAVA BEN DUE PICCIONI: GENERALI E MEDIOBANCA - CONOSCENDO L'ABILITÀ SPIETATA DI ORCEL IN QUESTO TIPO DI OPERAZIONI, NEGLI AMBIENTI FINANZIARI MILANESI SI VOCIFERA SULLA CONTROPARTITA CHE UNICREDIT POTREBBE OTTENERE IN CAMBIO DA DONNET...
UN JOLLY PER DONNET
Estratto dell’articolo di Andrea Deugeni e Luca Gualtieri per “Milano Finanza”
Quali sono le intenzioni su Generali dell’amministratore delegato di Unicredit Andrea Orcel? La banca di piazza Gae Aulenti ha comprato, in via diretta e indiretta, il 5,22% del capitale del Leone.
[…] secondo alcune fonti di mercato la quota potrebbe essere già salita vicino al 6%. «È una partecipazione finanziaria e non implica alcun interesse ad acquisire la compagnia assicurativa», ha dichiarato Orcel l’11 febbraio […].
[…] Ufficialmente quindi si tratta di partecipazione finanziaria, perché con un ritorno superiore al 15% il titolo del Leone «supera significativamente le metriche di rendimento» di Unicredit, che rimane invece concentrata sulle operazioni strategico-industriali riguardanti Banco Bpm e Commerz. Stop.
Visti reputazione e curriculum da banchiere d’affari di estrazione anglosassone di Orcel, però, sul mercato le interpretazioni del blitz in una delle principali istituzioni finanziarie del Paese sono le più disparate.
Si va dalla mossa fatta per ipotecare l’esito della procedura del golden power (su Bpm) del governo (che sempre nel risiko bancario appoggia la scalata di Mps su Mediobanca con affaccio sulle Generali) al reale interesse per il Leone, con cui Unicredit già collabora sulla bancassurance in Centro ed Est Europa.
Di questa seconda interpretazione sono convinti oltretutto importanti esponenti dell’esecutivo: la scalata alla compagnia sarebbe la vera operazione trasformativa per Unicredit, che tramite un’ops si potrebbe portare in casa (chiedendo alla Vigilanza anche il beneficio del Danish Compromise) le fabbriche prodotto e 850 miliardi di masse da gestire.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE - FRANCESCO MILLERI
Verrebbe così creata la prima banca-assicurazione europea, un progetto esaminato nel 2017 anche da Intesa Sanpaolo che pure per il momento si è tirata fuori dal «caotico» risiko.
L’amministratore delegato delle Generali Philippe Donnet ha subito accolto positivamente l’ingresso della banca nel capitale della sua compagnia, […]. Di più: qualche settimana fa, dopo l’arrivo del nuovo socio eccellente, Donnet ha fatto visita al banchiere nella torre di Unicredit a Milano, come si fa quando si scopre di avere un nuovo azionista pesante al 5% di cui non si conoscono ancora le intenzioni.
[…] L’incontro è stato anche l’occasione per illustrare le nuove strategie della compagnia. […] Ma il 5-6% di Unicredit in Generali non ha lo stesso peso specifico del 5% che sempre a Trieste hanno i Benetton con Edizione. E Donnet lo sa bene. In vista di una nuova battaglia per la governance in Generali il ceo ha avviato una fase di engagement dei soci.
I sondaggi interessano sia il retail (25%, di cui il 19% è detenuto da azionisti privati, mentre il 5-6% fa capo a pmi collegate) che i fondi (oltre il 32%), fra cui appunto Unicredit. Al netto della sua strategia e di cosa realmente chieda come contropartita in cambio di un aperto sostegno in assemblea, Orcel potrebbe essere per Donnet il vero game-changer.
Oltre al 13,1% di Mediobanca (più eventuale prestito titoli) l'assicuratore francese può già contare su quella consistente fetta di mercato che dal 2016 lo ha sostenuto per tre rinnovi grazie agli obiettivi raggiunti.
Una credibilità su cui può far leva anche il grande elettore Alberto Nagel, che schiererà Donnet come candidato ceo. A tutto questo Orcel può aggiungere due fattori: il proprio pesante pacchetto azionario, ma soprattutto la sua autorevolezza costruita in decenni di lavoro, fra Merril Lynch e Ubs, ai vertici della finanza internazionale.
È insomma una potenziale apertura di credito molto robusta fra Londra e New York, dove hanno sede i maggiori fondi investiti in Generali che potrebbero lasciarsi orientare dalla scelta di campo del banchiere.
Gli gnomi della City e di Wall Street si affiderebbero così al suo fiuto per orientarsi in un newsflow difficile da decifrare a grande distanza e spesso bollato nelle sale operative internazionali come «rumore italico».
Il sostegno di Orcel potrebbe quindi essere decisivo per chiudere i conti e arginare ancora una volta il fronte Caltagirone-Delfin, che già oggi può schierare quasi il 17% del capitale di Generali, quota però potenzialmente in crescita fino al 30%. Da un lato, come fatto nel 2022, il costruttore romano (al 6,92%) può arrotondare fino al 10%. Dall’altro lato Francesco Milleri, presidente della holding dei Del Vecchio, ha dichiarato di voler salire fino al 20% se arriveranno tutte le autorizzazioni necessarie. Allo schieramento, come tre anni fa, potrebbero unirsi i Benetton apportando il loro 4,83%. Questo 35% avrebbe permesso al fronte anti-Donnet di ipotecare la vittoria in assemblea. Ma c’è il game-changer Orcel.
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