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LA CINESATA DEL GIORNO: SPARITO IL DATO, GABBATA LA CRISI – PECHINO HA SMESSO DI PUBBLICARE ONLINE I DATI SU IMPORTAZIONI ED ESPORTAZIONI: RIMANGONO CONSULTABILI SOLO I NUMERI RELATIVI AL 2024 E AGLI ANNI PRECEDENTI - IL DRAGONE SFRUTTA L'OPACITA' A DISPOSIZIONE DI UN REGIME PER NON DOVER EVENTUALMENTE AMMETTERE IL CALO DELL'EXPORT - LE TARIFFE BY TRUMP POTREBBERO FAR CALARE DI ALMENO MEZZO PUNTO IL PIL CINESE E LA SVALUTAZIONE DELLO YUAN RISCHIA DI PORTARE ALLA STAGFLAZIONE...
We are Chinese. We are not afraid of provocations. We don’t back down. ?? pic.twitter.com/vPgifasYmI
— Mao Ning ?? (@SpoxCHN_MaoNing) April 10, 2025
1. LA CINA APRE, 'BASTA PREPOTENZE, VENIAMOCI INCONTRO'
Estratto dell’articolo di Antonio Fatiguso per l’ANSA
[…] La portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning ha postato su X spezzoni di un video anti-Usa di un intervento di Mao Zedong dell'epoca della Guerra di Corea, segnalando l'irrigidimento delle posizioni di Pechino.
Il segretario americano al Commercio Howard Lutnick, per altro verso, ha detto candidamente di non avere alcun contatto con la Cina, né lo ha fatto il segretario al Tesoro Scott Bessent, perché Trump vuole negoziare solo con Xi Jinping.
"Se riusciamo a ottenere un contatto, lo passeremo al presidente, e la questione riguarda davvero lui", ha aggiunto Lutnick, parlando con i media Usa. Ma gli incontri tra leader, anche telefonici, sono preparati da Pechino con puntiglio, fin nei minimi dettagli. E non incoraggia la posizione del tycoon: "Xi è intelligente, faremo un buon accordo".
Altre note preoccupanti emergono dai mercati. La Cina ha agevolato anche oggi la svalutazione del renminbi scivolato ai minimi dal 2007 sul dollaro, a 7,3518, prima di risalire sull'indiscrezione che i leader di Pechino valuteranno altre misure di stimolo in risposta ai dazi Trump.
CAPPELLO MAKE AMERICA GREAT AGAIN MADE IN CHINA
La Banca centrale cinese ha abbassato per sei giorni consecutivi, seppure moderatamente, il suo fixing, a dimostrazione di una graduale svalutazione della sua moneta per sostenere l'export. Ma è sui T-bond che la questione si complica, con i rendimenti oscillati ieri in modo anomalo su una regia ignota, ufficialmente.
"La Cina sembra disposta a vendere titoli del Tesoro Usa, anche se ciò significa assorbire perdite di capitale. E sembra che non serva molto per aumentare di parecchio il tasso decennale", ha postato su X l'ex capo economista dell'Fmi Olivier Blanchard.
"Detto questo, raddoppiare i dazi Usa sull'import cinese non sembra una strategia vincente. Dato il suo regime politico, in un gioco del pollo, l'autocrazia cinese può assorbire le cattive notizie più a lungo di quanto possa fare l'amministrazione Trump".
Intanto, Goldman Sachs ha rivisto al ribasso dello 0,5% le stime del Pil cinese per il 2025 e il 2026, rispettivamente al 4% e al 3,5%. E gli economisti vedono ora, con il Dragone in piena deflazione, i rischi crescenti di stagflazione: uno yuan più debole, unito ai dazi, può far salire il prezzo del carburante e di altre importazioni, proprio mentre l'economia è in stallo, provocando una stagnazione.
2. LA DOGANA DEL DRAGONE SMETTE DI PUBBLICARE I DATI
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
proteste fabbrica apple in cina 9
[…] Sarà un caso o più probabilmente no, ma l’Amministrazione delle Dogane di Pechino negli ultimi giorni ha operato in silenzio un’impercettibile eppure significativa modifica al suo sito: nella sezione «Statistiche», sono scomparse le statistiche. Non tutte. Solo quelle di cui le dogane di Pechino si occupano in prevalenza, sul commercio da e verso i confini della Repubblica popolare.
Anche in questo caso, la rimozione dei dati non è stata totale. È selettiva: sono scomparsi solo quelli mese per mese, relativi all’andamento delle esportazioni e delle importazioni della Cina durante il 2025 con quasi tutte le economie del pianeta.
XI JINPING CON I SOLDATI CINESI
I dati relativi al 2024 o agli anni precedenti rimangono facilmente consultabili e del resto sono il passato ed erano noti da tempo. Anche quelli su quest’anno avevano iniziato a uscire, sicuramente per quanto riguarda i primi due mesi: da essi si notava, per esempio, un crollo del 10,9% delle esportazioni cinesi verso la Russia in gennaio e febbraio rispetto agli stessi mesi di un anno fa. Poi tutto è stato rimosso. O almeno non è più consultabile dall’esterno.
Non avremo dunque più facile accesso a informazioni sull’andamento dell’export della Cina verso gli Stati Uniti, la Germania, l’Italia, ma anche verso Paesi accusati (dall’amministrazione Trump) di essere usati da Pechino come piattaforme per aggirare i dati americani: Vietnam, ma soprattutto Cambogia, Laos, Thailandia o Malesia.
una fabbrica di sigaretta in cina
[…] La coincidenza colpisce. I dati erano ancora disponibili quando Trump ha imposto il primo ciclo di dazi al 10% contro Pechino all’inizio di febbraio ed erano ancora lì quando è arrivato il secondo ciclo di un altro 10% a inizio marzo. Al momento dei dazi «reciproci» su 185 Paesi e dell’escalation contro Pechino, la trasparenza è scomparsa. Forse perché è così che si giocano le sfide geostrategiche, non tanto quelle puramente commerciali. Ed è anche in questi dettagli che tramonta la globalizzazione dell’ultimo trentennio.
OPERAIE IN UNA FABBRICA DI SUQIAN, IN CINA
CINA - CRISI DEL MODELLO ECONOMICO
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