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COME TI FREGO IL CORRENTISTA - A VENETO BANCA UNA CONTADINA PENSIONATA DIVENTA ESPERTA DI FINANZA IN 8 MINUTI - LE HANNO RUBATO QUASI 60 MILA EURO - I RICATTI PER OTTENERE UN MUTUO: SOTTOSCRIVI LE NOSTRE AZIONI - VALEVANO 40 EURO, ORA 10 CENTESIMI - I CASI DI FIRME FALSE

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Francesco Bonazzi per “La Verità”

 

VINCENZO CONSOLI VINCENZO CONSOLI

Contadine che diventano esperte di finanza speculativa in 8 minuti netti e puntano subito il proprio gruzzolo su azioni e obbligazioni convertibili. Della propria banca, casualmente. Risparmiatori ottuagenari fatti passare per investitori con obiettivi di guadagno «di lungo periodo». Correntisti convinti a comprare azioni spacciate come «sicurissime perché non sono quotate in Borsa». E poi, adesso che il banco è saltato, documenti che non si trovano, filiali che non rispondono se non ai decreti ingiuntivi e in alcuni casi persino la sorpresa delle firme false sui questionari Mifid, quelli imposti dall’Europa per verificare la comprensione degli investimenti da parte dei clienti.

 

Quello che è successo agli 87.500 soci di Veneto Banca è un grande libro degli orrori bancari che prescinde dalle inchieste penali in corso. Va solo aperto. Da maggio di quest’anno gli azionisti si ritrovano in mano azioni che valgono 10 centesimi, contro i 40,75 euro toccati un paio di anni fa, e la ricchezza perduta per colpa di quella che fu la decima banca italiana supera i 5 miliardi di euro.

 

È bastato che la vigilanza, nel 2015, passasse alla Bce, e tutte le magagne della lunga gestione padronale di Vincenzo Consoli sono venute improvvisamente fuori. Sull’ex amministratore delegato, agli arresti domiciliari dal 2 agosto, sugli ex presidenti Flavio Trinca e Francesco Favotto e sugli ex membri del collegio sindacale pende un’inchiesta della Procura di Roma per aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e falso in bilancio. Molti soci truffati proveranno a costituirsi come parti offese, ma intanto a migliaia partono con le azioni civili, nella speranza di recuperare qualcosa.

 

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Emblematica la storia di una signora di un paese della Valpolicella, che si è affidata a Cecilia Cusumano, avvocato dell’Adusbef di Verona. Ha 78 anni, ha la quinta elementare ed è in pensione dopo aver fatto la coltivatrice diretta tutta la vita. Il 31 gennaio 2013 va alla filiale di Affi (Verona) della Veneto Banca, alle prese con il lancio di un proprio bond da 350 milioni, e si ritrova trasformata in uno speculatore scafato.

 

Le stampate del suo ordine di acquisto sono impietose. Alle 13.50 la banca registra un «Preordine su prodotti e servizi finanziari» per l’acquisto di obbligazioni «Veneto banca 2013/2017 tasso fisso 5%, convertibili», per un importo di 11.790 euro. Viene eseguita la cosiddetta «verifica di adeguatezza» e l’operazione risulta «non adeguata per obiettivo (d’in - vestimento, ndr); non adeguata per orizzonte temporale; non adeguata per rischio di credito; inadeguata per rischio di liquidità».

 

draghi eurodraghi euro

Passa un minuto e alle 13.51 c’è un nuovo preordine, dove si legge: «Il presente cliente non si avvale del servizio di consulenza, ma agisce di propria iniziativa». Si registra che mancano gli indicatori di conoscenza ed esperienza del cliente, si ammette che l’operazione, per la banca, è in conflitto d’interessi. Come dire: noi l’avevamo detto che non era una buona idea.

 

Passano altri 7 minuti e alle 13.58 ecco il terzo preordine, quello buono: «Si esegue la verifica di adeguatezza tra prodotto/ strumento finanziario e le informazioni rilasciate dal Cliente sul questionario Mifid. L’operazione risulta adeguata ». E parte l’acquisto. Come si vede dall’orario, in soli 8 minuti una contadina di 78 anni può diventare un falchetto della finanza. Insieme a suo figlio, piccolo imprenditore, ha perso 59.000 euro.

 

tiziana ravanelli veneto banca tiziana ravanelli veneto banca

Un caso isolato? No, ce ne sono tanti, purtroppo. Tiziana Ravanelli è in pensione da qualche anno, anche se lavora come per una casa vinicola come addetta stampa. Racconta a La Verità che nel 2010 decide di aprire un conto a Veneto Banca «perché a Unicredit mi sentivo numero e questa invece si presentava come la banca del territorio». Dopo pochi mesi le viene proposto di acquistare azioni Vb con la solita solfa: «Signora, sono azioni sicure, non sono quotate in Borsa». «Io accetto con il proposito di chiedere poi un mutuo per la casa a condizioni magari più vantaggiose», racconta oggi, dopo aver perso 19.000 euro («e sono sempre in affitto»). Dalla banca nessuno le dice più nulla fino all’aprile 2015, quando trova una mail nell’homebanking dalla quale scopre che l’azione ha perso il 23%.

 

E che fa? «Sono diventata una belva perché mi hanno messo di fronte al fatto compiuto. E visto che loro sono un muro di gomma, non sono neanche andata in agenzia, ma direttamente dalle associazioni dei consumatori » . Anche la signora Ravanelli, stando all’archivio informatico di Veneto Banca, è diventata un grande esperto di finanza in pochi attimi. Il 6 dicembre 2010 era andata alla filiale di San Pietro in Cariano, nel Veronese, e il primo preordine, raccolto alle 16.06 riguarda un acquisto di azioni Veneto Banca per 19.125 euro, che viene (fintamente) bocciato. Nel documento si legge: «Operazione non adeguata per obiettivo e per orizzonte temporale, operazione inadeguata per rischio di liquidità». Alle 16.14, ovvero 8 minuti dopo, l’ordine viene accolto: la correntista sa tutto e ha capito tutto. E qui c’è anche un trucchetto non simpatico: nel primo preordine, quello respinto, si legge che «la banca ha prestato consulenza». In quello finale, in cui la signora decide di investire, alla voce «consulenza prestata» si legge «no». Ha fatto tutta da sola, signor giudice.

veneto banca assemblea sociveneto banca assemblea soci

 

A gran parte dei clienti di Vb, insomma, andavano venduti al massimo dei titoli di Stato. Invece sono stati rimpinzati di titoli della banca stessa in modo capillare e non sempre corretto. Oltre al fatto che avvocati e associazioni dei consumatori lamentano che farsi dare i documenti da Veneto Banca (ma anche da Popolare di Vicenza, dove hanno messo a segno più o meno le stesse imprese) è sempre complicato e spesso tocca procedere con i decreti ingiuntivi.

 

Anche all’istituto di Montebelluna avevano il vizio delle «baciate», ovvero dei finanziamenti ai soci in cambio dell’acquisto di azioni proprie. Nel Veronese c’è il caso clamoroso di una famiglia di otto persone che gestisce un autolavaggio e ha perso 1,4 milioni di euro. Avevano comprato le azioni a 39 euro e hanno un fido, garantito da azioni Veneto Banca che ormai valgono 10 centesimi. Il prestito è da 900.000 euro, scade ad aprile prossimo, e a questo va aggiunto un mutuo da 300.000 euro. I loro questionari Mifid, nel 2008, parlavano di clienti che vogliono solo accantonare. Ma nel 2013, per avere i prestiti, diventano tutti abili speculatori. Ciliegina sulla torta: La Verità controllato gli ordini di acquisto e su uno di essi, quello di una donna, la firma è clamorosamente falsa. Ma proprio a livelli infantili.

Veneto BancaVeneto Banca

 

La tattica di legare la concessione di credito all’acquisto di azioni ha fatto davvero strage. Anche per piccoli importi, quasi a dimostrare che era una pratica che veniva caldeggiata dai vertici di Veneto Banca, sia per aumentare la clientela, sia per puntellare il proprio patrimonio. Un giovane geometra di Isola della Scala, tre anni fa, ha preso il minimo delle azioni, ma racconta che in agenzia furono tassativi: «Se vuoi il mutuo, devi prendere le nostre azioni». Nonostante la piccola somma in gioco, non gli è andata giù e ora anche lui è per avvocati. Molti sono in guerra a causa dei genitori.

 

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A Vicenza c’era un pensionato che ebbe la pessima idea di investire tutto sui due istituti della disgrazia. Il signore aveva un discredito gruzzolo e quando morì lasciò ai figli 468.000 euro di azioni Veneto Banca e 33.600 euro di Bpvi. Ma, proprio perché assai benestante, aveva tranquillamente prestato una fideiussione a un amico e adesso gli eredi sudano freddo. A Verona invece c’è il caso di una signora di 65 anni che ha ereditato 10.500 euro di azioni Vb dalla mamma di 93 anni, che se l’era fatte rifilare chissà come. In occasione dell’aumento di capitale del 2014, la figlia investe sulla banca altri 11.090 euro. Non ha mai ricevuto l’informativa di legge e i suoi documenti ancora non sono saltati fuori.

 

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«Siamo con te perché siamo come te», diceva lo spot televisivo di Veneto Banca del 2013, quello con Claudio Marchisio, il calciatore della Juventus, che palleggiava in filiale. La palla forse era un messaggio subliminale.