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LAPO RACCIATA - COME VANNO LE AZIENDE DEL LAPONE NOSTRO? A PARTE I FREMITI IN BORSA PER LE SUE SCORRIBANDE NEWYORKESI, NON BATTE UN SOLE SPLENDENTE SULLE SUE LENTI COLORATE: DOPO LA QUOTAZIONE-BOOM, ITALIA INDEPENDENT STENTA A DECOLLARE ALL'ESTERO, SOPRATTUTTO NEGLI STATI UNITI: ''GLI INVESTIMENTI NON HANNO PORTATO I RISULTATI ATTESI''

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1 - SOLO IL FRATELLO JOHN PUÒ AIUTARLO

Ugo Bertone per “Libero quotidiano

 

Melita Toniolo Italia Independent Store Opening via Monte Napoleone Milano Massimo Terazzan ok Melita Toniolo Italia Independent Store Opening via Monte Napoleone Milano Massimo Terazzan ok

«Remember you are an Agnelli». Purtroppo Lapo Elkann ha dimenticato più volte il monito che la governante di famiglia ripeteva all' Avvocato ed a Susanna fin dalla più tenera infanzia. E, per quanto possa il denaro e la simpatia che spesso riscuote il discendente più bizzarro ed irregolare nella dinastia, è difficile che il fratello di John Philipp, tutt' altro carattere, possa risalire la china.

 

Non foss' altro che per il fatto che con la giustizia di casa, cioè quella americana (Lapo è nato a New York il 7 ottobre 1977) non si scherza. Ma senz' altro non verrà meno il sostegno e la solidarietà della famiglia, da papà Alain ai fratelli John Philipp e Ginevra.

Per capirlo si può seguire una traccia insolita, parlando di affetti di famiglia: l' andamento dei titoli in Piazza Affari.

 

Matteo Marzotto Italia Independent Store Opening via Monte Napoleone Milano Massimo Terazzan Matteo Marzotto Italia Independent Store Opening via Monte Napoleone Milano Massimo Terazzan

Attenzione, mica le azioni di Fiat Chrysler o di Exor, la cassaforte di famiglia che ieri è salita del 2,7 per cento abbondante. Semmai, l' andamento della creatura di Lapo, Italia Independent, la griffe degli occhiali che lui si è impegnato di recente a ricapitalizzare. Il titolo, sotto tiro fin dalle prime notizie in arrivo dalla Grande Mela. Al punto da perdere il 10 per cento, ha risalito la china limitando i danni al 3,6 per cento. Segno che qualcuno (probabilmente dalle parti di Torino) ha comprato evitando guai peggiori. Come si conviene ad una dinastia, che non abbandona, nella buona e nella cattiva sorte, i suoi cadetti.

 

Lapo Elkann, del resto, occupa un ruolo marginale nella piramide di controllo del gruppo Agnelli. Anzi, dal punto di vista del potere, meno che marginale. Al vertice, come è noto, c' è una accomandita semplice, la Dicembre Sas che fin dalla scomparsa dell' Avvocato (grazie anche alla cessione a vantaggi del nipote delle azioni detenute da nonna Marella) è saldamente nelle mani di John Philipp, erede designato di Giovanni Agnelli.

 

Marta Marzotto Italia Independent Store Opening via Monte Napoleone Milano Massimo Terazzan Marta Marzotto Italia Independent Store Opening via Monte Napoleone Milano Massimo Terazzan

La filiera di comando prosegue con l' accomandita Giovanni Agnelli & C (al 36,74 per cento controllata da Dicembre). A seguire c' è la cassaforte quotata, Exor, il cui controllo è emigrato ad Amsterdam, per finire con le controllate domiciliate a Londra, vedi Fiat Chrysler, e quotate a New York (Fca, Ferrari e Cnh) oltre che a Milano.

 

Il ruolo di Lapo in questa costellazione? Assai modesto, quasi nulla: un contratto in Ferrari, quale consulente del brand. E nulla più. Nonostante che Lapo abbia avuto un ruolo di primo piano nel lancio della nuova 500, da lui voluto nonostante lo scetticismo della casa madre (Sergio Marchionne compreso).

 

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«È qualcosa di più un' auto - ha detto - è un love brand, qualcosa che si può solo amare. Senza dubbio la mia migliore creatura. Non me ne voglia la mia fidanzata ma per per me è come una moglie, non ho mai amato così tanto nella mia vita». Ricambiato, perché il suo contributo alla 500 (prezioso per un' azienda allora circondata da una pessima fama, soprattutto tra i consumatori più giovani) gli ha garantito un posto nella Hall of Fame dell' auto, al fianco dei mostri sacri.

 

Da Pininfarina a Giugiaro per i citarne alcuni. Ma quell' avventura si è bruscamente interrotta nel 2005 con la prima notte "scellerata" di Lapo, che in un' intervista del 2015 a Beatrice Borromeo (sorella della cognata) ha confessato di aver subito violnze da ragazzo in un collegio dei gesuiti. Quella notte brava gli è costata la permanenza in Fiat. Sergio Marchionne, con la delicatezza necessaria, lo accompagnò alla porta di Mirafiori, per un primo, lungo soggiorno a New York. Difficile che a storia con l' azienda fondata dal trisnonno Giovanni possa riprendere.

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«Chissà se il futuro mi riporterà nel gruppo oppure a costruire la mia automobile, il mio marchio - ha risposto in un' intervista - Lascio tutte le porte aperte. Per il momento posso dire che credo davvero tanto nelle mie aziende e che semmai dovessi lasciarle mi preoccuperei per prima cosa di garantire un futuro alle persone che lavorano con me. Tengo all' etica. Si può essere leader e si può essere corretti. Non sono un duro come certi manager». Almeno questa qualità non la discute nessuno.

 

 

2 - LA CREATIVITÀ E IL SALTO MANCATO DEL GRUPPO ITALIA INDEPENDENT

Simone Filippetti per il “Sole 24 Ore

 

Lapo Elkann è un coacervo di eccessi: prendere o lasciare. Ma il vero problema del rampollo di casa Agnelli non sono le sue notti brave, che puntualmente e immancabilmente finiscono sulle copertine dei giornali. Quanto piuttosto la traballante Italia Independent, la start-up che, nelle intenzioni iniziali, avrebbe segnato un nuovo paradigma del Made in Italy.

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Era l' estate 2013: il nipote dell' Avvocato Gianni e l' amico-braccio destro-manager Andrea Tessitore portano a Piazza Affari la società Italia Independent, sullo sconosciuto listino Aim. Missione: rivoluzionare l' ingessato mondo del design italiano con un prodotto nuovo, molto modaiolo, a prezzi low cost. Il famoso lusso accessibile.

 

Grande entusiasmo iniziale: è grazie anche a un Vip come Lapo, personaggio glamour per le sue auto e i suoi abiti eccentrici, che,il fino ad allora piccolo e snobbato listino di Borsa, ha avuto un boom. Con decine di aziende che sono sbarcate sulla scia dell' erede della famiglia Agnelli.

 

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Tutto bello sulla carta: dopo i primi anni di crescita, la società si è improvvisamente sgonfiata come un soufflè. Il marchio trendy del vulcanico Lapo, che avrebbe dovuto incoronarlo come imprenditore di successo, è in forte tensione finanziaria, al limite del dissesto. Debiti esplosi e costi che superano i ricavi. Tanto che lui stesso è dovuto correre al capezzale per rimpinguare le casse esangui.

 

Il 2016 passerà agli annali come l' annus horribilis: giro d' affari in caduta libera, con una contrazione del 34% in sei mesi da 25 milioni a 16 milioni. La società è in perdita già a livello di Mol, per 1,7 milioni: si brucia cassa e i conti non stanno in piedi. Perdite per 2,6 milioni contro un sostanzioso profitto di 1,4 milioni nel primo semestre 2015. Su tutto gravano 33 milioni di debiti: per ogni euro fatturato in sei mesi, ce ne sono due di debito.

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I numeri della griffe raccontano di un' azienda in marcata difficoltà, tanto che lo stesso Lapo lo ammette nella prima pagina del bilancio. Dove ha sbagliato? Una parte è stata una valutazione totalmente errata di strategia: boutique aperte da Porto Rotondo a Miami che hanno assorbito molto capitale, ma senza ritorno.

 

E sopratutto l' America è stata finora un flop: «Gli investimenti negli Usa non hanno portato i risultati attesi» si legge nel burocratese del bilancio semestrale, giro di parole per dire che si perdono soldi. Una parte è stata sfortuna che però, come insegna Machiavelli, è una componente essenziale del successo.

 

Il mercato dell' occhialeria dopo anni di corsa, è in frenata: il boom è finito. Con numeri così a picco, la società si è vista costretta a bussare a denari al mercato: lanciata una maxi-ricapitalizzazione da 15 milioni (praticamente il fatturato di un intero semestre).

 

La prima tranche, da 5 milioni, non è stata proprio un successo: solo l' 81% di adesioni. Al netto della quota di Lapo (proprietario con il 50,8%), meno del 30% del mercato ha seguito l' aumento. Così il manager-imprenditore si è fatto carico anche dell' inoptato.Lapo non ha versato nulla ora. Aveva già staccato un assegno da oltre 9 milioni di euro a giugno, come finanziamento soci e in conto capitale.

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A Piazza Affari, dove non si sentiva assoluto bisogno della «vita spericolata» di Lapo, la notizia dell' arresto del patron ha fatto innescare l' ennesima, e dannosa, ondata di vendite: -3,46%. Sbarcata in Borsa a 25 euro per azione, balzata fino a 40, oggi Italia Independent vale la miseria di 2,8 euro. Una continua distruzione di valore avviata dal 2014 e mai fermata.

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