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GIUSTIZIA AL PASSO DI TARTARUGA - LA COMMISSIONE EUROPEA CI HA IMPIEGATO 15 ANNI PER CONDANNARE GOOGLE AL PAGAMENTO 2,4 MILIARDI PER L'ABUSO DI POSIZIONE DOMINANTE, L'AZIONE LEGALE CONTRO LA BIG TECH RISALE AL 2009 E SOLO IERI LA CORTE DI GIUSTIZIA HA RESO DEFINITIVA LA MULTA - LA CAUSA CONTRO APPLE, COSTRETTA A SBORSARE 13 MILIARDI ALL'IRLANDA, È RELATIVAMENTE PIÙ "GIOVANE", ED È PARTITA NEL 2016...

Estratto dell’articolo di F. Sant per “La Repubblica”

 

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Commissione europea contro Big Tech, 2 a 0. In una sfida sempre più a tutto campo, tra l’Europa che tenta di regolare i colossi del digitale e loro che cercano di resistere, Bruxelles incassa un risultato storico. Ieri la Corte di giustizia Ue ha confermato e reso definitive due distinte maxi sanzioni comminate negli scorsi anni dall’Autorità per la concorrenza comunitaria a Google ed Apple.

 

La prima, del 2016, obbliga la Mela a pagare 13 miliardi di tasse arretrate all’Irlanda, dove per anni ha goduto di sconti fiscali generosi e illegittimi. La seconda, del 2017, è una multa da 2,4 miliardi al motore di ricerca per aver favorito il proprio servizio di comparazione dei prezzi Shopping sui concorrenti.

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«Una grande vittoria per i cittadini europei e la giustizia fiscale», ha scritto su X Margrethe Vestager, commissaria uscente alla Concorrenza che nell’ultimo decennio è stata il volto della stretta europea su Big Tech. Aggiungendo poi che «nessuno è al di sopra della legge» e rivendicando come il caso Google abbia «ispirato legislatori e decisori in tutto il mondo».

 

La sentenza definitiva arriva dopo anni di battaglie legali. L’azione contro Google risale addirittura a un esposto del 2009 ed è stata la prima a tutela della concorrenza nei confronti di una grande piattaforma digitale. Nel 2016 arriva la multa, Google usa il dominio nella ricerca per orientaregli utenti verso il proprio servizio di comparazione dei prezzi, a discapito dei rivali più piccoli.

 

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La Corte ieri ha rigettato il ricorso di Google, che si dice «delusa» e ricorda di aver modificato il servizio già nel 2017. Nel frattempo l’Antitrust europeo le ha comminato altre due sanzioni miliardarie per comportamenti contrari alla concorrenza, relative al sistema operativo Android e al servizio pubblicitario Adsense, su cui pende ancora ricorso.

 

Il caso Apple è altrettanto simbolico, perché incrocia il tema irrisolto della tassazione delle multinazionali. La Commissione lo ha affrontato in chiave di concorrenza, visto che lo sconto concesso dall’Irlanda alla società - che nel 2014 arrivò a pagare lo 0,005% dei profitti - non era accessibile agli altri.

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Contro il pagamento dei 13 miliardi arretrati, oltre alla Mela, ha fatto appello anche il governo del Paese, che per anni ha usato il fisco amico per attirare multinazionali. Una prima sentenza diede torto allaCommissione, ora ottiene ragione. Anche Apple si dice «delusa».

 

Questi tempi biblici mostrano secondo alcuni l’inefficacia delle azioni della Commissione, secondo altri invece sono solo la testimonianza di quanto sia difficile stanare le condotte illecite di Big Tech. L’Europa è stata accusata di attaccare le grandi aziende americane per recuperare terreno nel digitale, di danneggiare l’innovazione. [...]

 

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