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AVETE VOLUTO LA BREXIT? E ORA LA PAGATE CARISSIMA! – SECONDO UN’ANALISI DEL PARLAMENTO DI LONDRA, L’USCITA DEL REGNO UNITO DALL’UE CAUSA UNA PERDITA DI 290 MILIONI DI EURO AL GIORNO IN ENTRATE FISCALI E HA APERTO UN BUCO NERO DI 100 MILIARDI DI EURO NEI CONTI PUBBLICI – DAL REFERENDUM DEL 2016 A OGGI, GLI INVESTIMENTI OLTREMANICA SONO DIMINUITI TRA IL 12% E IL 18%, L’OCCUPAZIONE TRA IL 3% E IL 4%  – ALTRO CHE I “350 MILIONI DI STERLINE IN PIÙ ALLA SETTIMANA” PER LA SANITÀ PUBBLICA BRITANNICA CHE PROMETTEVA L’EX PREMIER BORIS JOHNSON...

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Estratto dell’articolo di Antonello Guerrera per www.repubblica.it

 

BREXIT

Altro che i "350 milioni di sterline in più alla settimana” per la sanità pubblica britannica grazie alla Brexit, come assicurava l’ex primo ministro britannico Boris Johnson ai sostenitori dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

 

Il Regno Unito sta perdendo 250 milioni di sterline al giorno in entrate fiscali (circa 290 milioni di euro) a causa dell’impatto economico della Brexit, secondo un’analisi della House of Commons Library del Parlamento commissionata dal partito Liberal-democratico britannico. Stando allo studio, "la Brexit ha aperto un buco nero di 90 miliardi di sterline l’anno (poco più di 100 miliardi di euro) nei conti pubblici".

 

boris johnson e l'accordo sulla brexit

Un recente studio (adottato anche dall’università americana di Stanford) del National Bureau of Economic Research, un importante think tank statunitense, ha rilevato come i danni economici causati dall’accordo sulla Brexit dai governi post-referendum del 2016 abbiano rimpicciolito l’economia britannica tra il 6% e l’8% rispetto a quanto avrebbe potuto essere se il Regno Unito fosse rimasto in Ue. […]

 

 L’analisi da parte della House of Commons Library suggerisce che, se il Pil non fosse stato colpito così pesantemente, il Tesoro britannico avrebbe potuto beneficiare ogni anno di 90 miliardi di sterline in più di entrate fiscali nel 2024/25, assumendo che il danno economico della Brexit ammonti alla stima più alta dell’8% del Pil del Regno. Anche con la stima più bassa del 6%, il calo annuale delle entrate fiscali sarebbe di circa 65 miliardi di sterline

 

brexit

Utilizzando quasi un decennio di dati successivi al referendum Brexit del 2016, le analisi del National Bureau of Economic Research stimano inoltre che gli investimenti oltremanica siano diminuiti tra il 12% e il 18%, l’occupazione tra il 3% e il 4% e la produttività tra il 3% e il 4%

 

"Questi notevoli effetti negativi riflettono una combinazione di incertezza elevata, calo della domanda e una allocazione peggiore delle risorse, tutte conseguenze di un processo della Brexit lungo e complesso”, si legge nel rapporto. "Il confronto con le previsioni formulate all’epoca (quelle relative al 4% dell'Obr, ndr) mostra che tali stime si sono rivelate accurate su un orizzonte di cinque anni, ma hanno sottovalutato l’impatto complessivo nell’arco di un decennio”.

 

ursula von der leyen e rishi sunak a londra 2

L’analisi stima inoltre che il cittadino britannico medio sia più povero di diverse migliaia di sterline a causa della Brexit e dell’accordo di recesso che raggiunse l’allora primo ministro Johnson con l’Ue, a fine 2020. Il calo del Pil pro capite nel Regno Unito dovuto alla Brexit sarebbe compreso tra 2700 e 3700 sterline.

 

Il leader lib-dem, Ed Davey, ha dichiarato: “La campagna più disonesta della nostra storia diceva che ci avrebbe fatto risparmiare 350 milioni di sterline a settimana, ma la Brexit in realtà ci è costata 250 milioni di sterline al giorno nel 2025. Ecco perché abbiamo le tasse più alte di sempre, ecco perché abbiamo bollette alle stelle, ecco perché abbiamo una crisi del costo della vita. La cosa peggiore è che il Labour conosce il costo della Brexit ma si rifiuta di fare qualcosa. Invece, dobbiamo riavvinarci all’Europa”.

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I Lib-Dem, il partito più europeista di quelli principali, sostengono che il Regno Unito debba rientrare perlomeno nell’unione doganale europea, e per questo hanno presentato un’apposita legge in Parlamento a Westminster, che sarà messa ai voti ai Comuni il prossimo 9 dicembre.

 

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Dopo l’elezione del governo laburista nel luglio 2024, Regno Unito e Unione Europea hanno avviato un processo di rilancio delle relazioni bilaterali, il cosiddetto “reset”, come lo chiama il primo ministro britannico laburista Sir Keir Starmer. Il primo vertice tra i due blocchi dopo la Brexit, lo scorso maggio a Londra, ha innescato un nuovo partenariato strategico, con l’impegno di entrambe le parti a una cooperazione più approfondita.

 

i dati sulla brexit dataroom 4

È stato concordato un nuovo accordo su sicurezza e difesa i cui dettagli però devono essere ancora approvati dai due blocchi (scadenza il 30 novembre di questo mese), mentre sono in corso negoziati su un programma per la mobilità giovanile (Youth Mobility) e un accordo sanitario e fitosanitario per facilitare gli scambi commerciali, soprattutto di carni e animali.

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