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Angela Napoletano per “Avvenire”
crollo del pil del regno unito secondo trimestre 2020
Non è più una previsione, ma una certezza. Il coronavirus ha trascinato il Regno Unito in una recessione senza precedenti. Il crollo del 20,4% del Pil certificato ieri dall'ufficio nazionale di statistica per il secondo trimestre del 2020 è il peggiore mai registrato dal 1955, ovvero da quando i dati sulla produzione della ricchezza vengono rilevati.
C'è di più. Il disastro economico causato Oltremanica dal lockdown disposto a marzo per contenere la pandemia è il più grave tra i paesi del G7: in termini assoluti, doppio persino rispetto alle perdite (intorno al 10%) avute negli Stati Uniti.
Peggio di Londra, in Europa, ha fatto (seppur di poco) solo la Spagna. Il report presentato ieri è una valanga di dati con il segno meno. I tecnici lo sintetizzano con semplicità: in pochi mesi sono stati bruciati 17 anni di crescita. La crisi ha riguardato un po' tutti i settori ma in particolare costruzioni (-35%), servizi (19,9%) e produzione industriale (16,9%).
Perché, vien da chiedersi, la recessione britannica è così grave? A incidere sulle perdite, spiegano gli analisti, è stato di certo il ritardo con cui il lockdown è stato introdotto e il fatto che sia durato più a lungo rispetto ad altri Paesi. Con oltre 47mila morti, va ricordato, il Regno Unito è la nazione europea che ha registrato il più alto numero di vittime per Covid-19.
crollo del pil del regno unito
Forti limiti alla mobilità, tra l'altro, sono tutt' oggi in vigore in alcune zone di Scozia e Inghilterra. Altri due sono i dettagli da non trascurare. I tecnici spiegano che i settori dell'economia britannica maggiormente colpiti dal distanziamento sociale sono ovviamente quelli dei servizi fatti di persona.
Proprio quelli che, più di altri, incidono sulla crescita del Regno Unito: queste attività producono almeno l'80% del Pil. Il secondo dettaglio è rivelato da un sondaggio Ipsos Mori secondo cui i britannici sono il popolo che ha più sofferto la paura dell'epidemia rimandando il più a lungo possibile il ritorno alla 'nuova normalità'.
L'amara rivelazione delle statistiche non ha colto di sorpresa il cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak. «Sapevamo che ci sarebbero stati momenti difficili - ha commentato - e i dati confermano che sono arrivati». Il futuro per il Regno Unito non è roseo. A preoccupare, in particolare, sono le ripercussioni che la crisi avrà sull'occupazione considerato che sono già 730mila le persone che, dall'inizio del lockdown ad oggi, hanno perso il lavoro.
Il Paese, però, ha assicurato Sunak, «supererà» la crisi. A far sperare per il meglio non è solo il modesto accenno alla crescita del Pil (+8,7%) già riscontrato a giugno. Indicativo della voglia di ripresa è, per fare un esempio, il successo del programma 'Eat out to help out' che permette di ottenere uno sconto del 50% su pranzi e cene in pub e ristoranti. In appena una settimana, le adesioni all'iniziativa sono state 10,5 milioni.
Due sono gli spettri che gettano ombra sulla ripresa: il rischio di una seconda ondata di contagi e, non secondario, l'entrata in vigore della Brexit alla fine dell'anno.
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