FLASH! - IL DAZISTA TRUMP, PER SPACCARE L'UNIONE EUROPEA A COLPI DI TARIFFE SUI PRODOTTI ESPORTATI…
Andrea Montanari per MF/Milano Finanza
Fatto, o meglio abbozzato, il piano industriale 2013-2015, l'attenzioni del mercato si concentra sulla ricapitalizzazione di Rcs Mediagroup. Un processo non facile e per nulla scontato se è vero che il cda di mercoledì 19 dicembre nel votare il business plan ha comunicato lo slittamento dell'intervento patrimoniale all'approvazione dei conti 2012, ossia tra metà febbraio e inizio marzo 2013.
In pratica nello stesso periodo in cui si decideranno le sorti politiche del Paese visto che per il 24 e 25 febbraio sono state fissate le elezioni politiche dopo la conclusione dell'esperienza del governo-Monti. Un incrocio pericoloso per l'azienda, tra quelle che più risentono delle ricadute della politica nazionale. Del resto il trophy asset della casa editrice, il Corriere della Sera (primo quotidiano per diffusione anche su iPad), è il più influente organo di stampa italiano.
Di questo sono consci tutti quegli azionisti che a vario titolo hanno investito in qualche caso centinaia di milioni per garantirsi un posto al sole. à per quest'insieme di fattori che ora che ci sono da iniettare non meno di 6-700 milioni per poter coprire la perdita del 2012 (stimata in 400 milioni) e garantire la sostenibilità degli investimenti per il prossimo triennio (300 milioni).
Il patto di sindacato (58%) fatica a far fronte comune, mentre al di fuori di esso c'è chi, come Giuseppe Rotelli o Diego Della Valle, scalpita ed è pronto alla rivoluzione. «Rcs è una grande istituzioni del Paese. Perciò non può essere trattata alla stregua di un'impresa tradizionale», dice un membro del patto all'indomani dalla riunione del 19. «Ovvio che le posizioni all'interno del sindacato siano diverse e le reazioni non facilmente prevedibili».
Scontato che ognuno dei soci - dalle grandi banche quali Intesa Sanpaolo e Mediobanca ai big assicurativi Generali e FonSai-Unipol, a industrie come Fiat, Pirelli, Italcementi e imprenditori quali Bertazzoni, Lucchini e Merloni - ponderi il più possibile la decisione da prendere: «Un sì o un no può spostare gli equilibri in campo». E in questo momento nessuno di essi può sbagliare. Perché «ci si trova di fronte a un passaggio epocale», prosegue la fonte interna al sindacato di blocco.
à plausibile che una volta varata (al massimo in aprile) e conclusa la ricapitalizzazione «si assisterà al ricambio nel profilo dell'azionariato», prosegue la fonte. «Ci sono investitori come Rotelli e Della Valle pronti all'affondo. Senza trascurare che anche i Benetton hanno capitali rilevanti da investire». E che una figura come quella di Andrea Bonomi (Invest Industrial, Bpm e Aston Martin), oggi semplice consigliere di Rcs, «possa entrare a fare parte di un nuovo nocciolo di soci di riferimento».
Eccola allora la sfida, finanziaria e di potere, che andrà di pari passo a quella alla quale si assisterà da qui a fine febbraio tra il Pd, il Pdl e la corrente che sostiene Monti. In Via Rizzoli e in via Solferino (sede del CorSera) si schiereranno da un lato Intesa Sanpaolo (che può giocare la carta della conversione del credito, 300 milioni, in equity) e il suo network (Mittel, Rotelli e Pesenti) e dall'altro il tandem Mediobanca-Fiat che può contare sul sostegno di Generali, Pirelli e dei Benetton. Con Mr Tod's che sarà l'ago della bilancia.
bazoli ciampiSEDE CORRIERE DELLA SERA Enrico Cucchiani Giovanni Bazoli Banca Intesa GIUSEPPE ROTELLI GILBERTO BENETTON CON MAURIZIO SELLA FOTO BARILLARI DIEGO DELLA VALLE A SERVIZIO PUBBLICO DA SANTORO YAKI ELKANNI SULLO YACHT
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