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Andrea Greco per La Repubblica

Con meno parole e più azioni, Fiat piazza la mossa decisiva sugli assetti prossimi venturi del gruppo Rcs. Negli ultimi giorni il gruppo del Lingotto ha arrotondato, comprando diritti in Borsa, fino a un prospettico 20,135%, che venerdì prossimo a ricapitalizzazione conclusa ne farà il primo e principale azionista dell'editore del Corriere della Sera.

Fiat possiede già il 100% de La Stampa, e a questo punto più di un protagonista della vicenda vede un'ottica di concentrazione tra i due gruppi, nella ricerca di sinergie di costo e ricavo in una fase negativa per il settore. Così John Elkann prosegue il rafforzamento nell'editoria, e il Lingotto rinsalda il suo rapporto trentennale con l'editore milanese. Entrambe le partecipazioni, peraltro, sono detenute attraverso Fiat, quindi condivise
con gli azionisti terzi del gruppo dell'auto, e non tramite le holding di famiglia Exor o Giovanni Agnelli Sapaz.

L'investimento torinese nell'operazione dovrebbe essere di poco superiore ai 90 milioni, pagando al prezzo dell'emissione (1,235 euro) tutti i titoli che servono a raddoppiare lo storico 10,5%. Quanto ai diritti, si può dire che Fiat li abbia rastrellati gratis, perché risultano raccolti nelle ultime due sedute, pertanto a un prezzo medio tra quota 0 di ieri e lo 0,004 di giovedì. Dietro le quinte, la mossa giunge un po' inattesa, specie data la sua ampiezza, che candida il gruppo automobilistico a un ruolo di futuro "gestore" dell'azienda in ristrutturazione.

E spiazza Diego Della Valle, l'imprenditore della Tod's che si era candidato a un ruolo guida di Rcs, in polemica con Fiat e con il piano messo a punto dall'attuale ad Pietro Scott Jovane. Il patron della Fiorentina, che non ha fatto comunicazioni ufficiali ieri, appare orientato a sottoscrivere solo i diritti relativi al suo 8,69%, e vedere successivamente se c'è spazio per incrementare la quota. Ma in Borsa, ormai, non c'è più spazio perché Della Valle contenda a Fiat la primazia azionaria: l'inoptato dell'aumento è attualmente stimato in circa il 10% del capitale.

A questo punto si può dire che la ricapitalizzazione da 421 milioni - delicata per la continuità aziendale di Rcs, e complessa anche in sede di approvazione assembleare il 30 maggio - sia compiuta. Il prossimo passo sarà, pochi giorni dopo il 5 luglio (quando termina l'offerta dei diritti inoptati, a ricapitalizzazione da 421 milioni) l'apertura di un tavolo "allargato" dei soci forti di Rcs, insieme a Fiat e ai soci-creditori Intesa Sanpaolo (in ascesa al 7%) e Mediobanca (13,7%), seguiti da Della Valle, Fonsai (5,5%, diritti esercitati ieri in toto), Pirelli (5,4%), e dagli eredi di Giuseppe Rotelli, deceduto ieri e che aveva già deciso di non aderire diluendosi poco sopra il 4%.

In quella riunione tra pattisti e non pattisti (ormai praticamente il solo Della Valle) si potrebbe già discutere sullo scioglimento dell'accordo di sindacato che vincola il 58% delle quote. Ma ormai non è il patto il problema. Il blitz di Fiat ha anche il sapore di un arrocco, di una messa in sicurezza perentoria del nuovo corso impresso su Rcs - in tandem con Piazzetta Cuccia - fin dal 2012, quando fu rinnovato il cda estromettendone i soci.

L'editore è costretto a guardare avanti: con una gestione che non farà utili per altri due anni almeno, debiti per 600 milioni e l'impegno a ricapitalizzare prossimamente per altri 200 milioni, va intrapresa quella che i soci chiamano "fase 2", che potrebbe vedere l'uscita di altri rami aziendali oltre ai periodici, o l'imbarco di nuovi azionisti o partner esteri.

 

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