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SIAMO ALLE SOLITE: I RISTORATORI NON TROVANO PERSONALE E SE LA PRENDONO CON I GIOVANI E I PERCETTORI DEL REDDITO DI CITTADINANZA – ALDO CURSANO, VICEPRESIDENTE DELLA “FIPE”, ACCUSA I GIOVANI DI NON AVER VOGLIA DI LAVORARE E FA LA MORALE A CHI PRENDE IL REDDITO: “VENGONO A FARSI L’APERITIVO DI STATO” INVECE CHE SERVIRE AI TAVOLI - CURSANO LO SA CHE SPESSO E VOLENTIERI CHI VIENE PRESO A LAVORARE NELLA RISTORAZIONE VIENE PAGATO IN NERO MOLTO MENO DI QUANTO DOVREBBE RICEVERE?

Estratto dell’articolo di Valentina Conte per “la Repubblica”

 

Aldo Cursano

"Siamo molto preoccupati e angosciati, perché non riusciamo a trovare lavoratori e nella ristorazione ce ne servono 140 mila per il trimestre febbraio-aprile sui 210 mila richiesti dal comparto turistico", dice Aldo Cursano, vicepresidente della Fipe Confcommercio.

 

Nasce da qui la seconda edizione del Talent Day che la Fipe - la Federazione italiana pubblici esercizi - lancia oggi: un roadshow tra le principali città italiane per mettere in contatto le scuole alberghiere e dell'enogastronomia, le agenzie di somministrazione, i giovani e i datori di lavoro.

CAMERIERE ARRABBIATO

 

Quante sono le imprese che hanno difficoltà nel reperire personale? Qual è il motivo? E quali sono le figure più ricercate?

"Il settore oggi conta 800 mila dipendenti. Il 30% delle imprese non trova per mancanza di candidati, il 13,8% per l'inadeguatezza dei curricula. La figura più ricercata è il cameriere di sala (55 mila), poi cuochi e aiuto cuochi (30 mila), banconieri di bar (16 mila), banconieri di gelateria (10 mila). In almeno sette casi su dieci si richiedono esperienze pregresse nel settore e quindi una buona competenza".

 

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Per questo non riuscite a trovare i lavoratori, neanche nei picchi stagionali?

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"[…] Tanti chef, camerieri, maitre hanno scelto ambiti e settori - come la distribuzione o la logistica - ritenuti più sicuri, magari pagati meno, con orari estenuanti, ma con il sabato e la domenica liberi".

 

Perché è così cruciale il fattore del fine settimana libero?

"Sono in questo settore da 40 anni, ma ora faccio una fatica immane a farne capire la bellezza. I ragazzi oggi ci chiedono più tempo libero e qualità della vita: non vogliono lavorare sei giorni di sera e poi nei fine settimana. Ma noi questo facciamo: lavoriamo quando gli altri si fermano. È una questione di approccio e mentalità, la pandemia ha cambiato tutto".

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Gli stipendi offerti sono adeguati? Avete provato ad alzare le buste paga?

"Noi come Fipe Confcommercio prevediamo contratti che hanno costi per l'azienda da 20 euro lordi all'ora per un operaio. Ma ci sono altri 30-40 contratti che vanno al ribasso, senza diritti, scatti, permessi. Applicare il giusto contratto - da apprendisti prima, operai poi - consente di avere stipendi dignitosi: un apprendista circa 1.200 euro al mese, un operaio 1.400-1.500 euro e poi 1.800 e anche 2.000 o più su se si gestisce la sala. Si arriva anche a un netto per un quarto livello di 1.400-1.500 euro su 15 mensilità, cioè oltre alla tredicesima anche la quattordicesima, il tfr e le ferie".

 

Allora cosa manca per attrarre giovani nel vostro mondo?

"Abbiamo provato a incentivare economicamente il turno dei fine settimana, ma non funziona. I ragazzi il sabato vogliono fare i clienti, non i lavoratori […]".

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Cosa ne pensa della riforma del Reddito di cittadinanza? Assegno molto più basso e per meno tempo.

"[…] Il lavoro in Italia c'è, i lavoratori no. Un problema serio per il Paese. Bisogna creare un percorso formativo, abbiamo bisogno di competenze. Diminuire l'entità del Reddito di cittadinanza sarà uno stimolo a darsi da fare. Ho incontrato persone con le card gialle che venivano a farsi l'aperitivo di Stato, quando noi lavoratori ci alziamo alle 6 del mattino: è diseducativo".

 

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